Biancaneve è l’ennesima rivisitazione live-action di un classico che, per forza, non dovrebbe essere alterato.
Eppure, eccoci qua, a dover assistere a una versione che stravolge la fiaba in nome di una propaganda woke assurda.
Mi è sembrato un vero e proprio insulto all’arte, una commercializzazione sterile e priva di quella magia che fece della fiaba originale un’icona senza tempo. La prossima volta chiamatela Nero Carbone e non Biancaneve.
Una trama distorta e piatta
Il film parte da una premessa assurda: il classico racconto di una principessa pura, amata e fragile, viene riscritto con slogan a gogò e messaggi di “girl power” imposti ad ogni angolo. Biancaneve si trasforma in un’opera che cerca disperatamente di essere inclusiva, ma finisce per annullare ogni valore della storia originaria. La narrazione è un miscuglio di cliché scontati e dialoghi didascalici che ti fanno rabbrividire, mentre i riferimenti al “potere femminile” sono inseriti in ogni frame in maniera così forzata da sembrare un semplice slogan pubblicitario.
Non c’è una trama avvincente, non c’è quella tensione emotiva che ci si aspetterebbe da un racconto che ha fatto la storia. Invece, il film scivola in un’infinita ripetizione di situazioni banali, dove ogni tentativo di modernizzare la storia risulta essere un affronto alla fiaba originale. La protagonista, interpretata da Rachel Zegler, ha una carnagione che stravolge il personaggio iconico di Biancaneve: un’idea che sembra nata non da una scelta artistica, ma da un’ossessione per la diversità che sacrifica la coerenza narrativa.
Casting: un colpo basso per la fiaba
Parliamo del casting. Rachel Zegler interpreta Biancaneve, e questa scelta è un vero e proprio scandalo. Il film, che dovrebbe celebrare la purezza e l’innocenza della principessa, la ritrae con una carnagione che non rispetta minimamente l’immagine classica del personaggio. È un tentativo forzato di abbracciare una retorica inclusiva, ma che finisce per sminuire la storia. La fiaba, che ha radici profonde nella cultura popolare, viene stravolta in nome di una moda del momento, una propaganda woke che mi ha davvero stancato.
I nani, che dovrebbero essere parte integrante del fascino del racconto, sono un disastro visivo. Gli effetti speciali mal realizzati li trasformano in figure digitali patetiche, fuori posto in un mondo che avrebbe dovuto essere incantevole e magico. Invece di richiamare la bellezza classica dell’animazione Disney, i nani appaiono come un ammasso di CGI economica che rallenta il ritmo del film e distrae da ciò che potrebbe essere una narrazione appassionante.
Regia e stile: autoindulgenza senza innovazione
Il regista Marc Webb segue una formula ormai trita, che si limita a riproporre vecchi schemi senza osare innovare. La regia è pesante, il montaggio confuso, e ogni inquadratura sembra gridare “Siamo woke!” ma senza nessuna sostanza dietro. Le scene musicali si ripetono come un mantra sterile, cercando di compensare una sceneggiatura che non ha nulla di nuovo da dire. C’è una vera e propria autoindulgenza stilistica, in cui la forma ha preso il sopravvento sul contenuto.
La colonna sonora si impone in modo aggressivo, ma sembra più un tentativo di impressionare che di integrare il racconto. Non c’è quella magia che faceva brillare la fiaba originale, solo un’ossessione per il “potere femminile” e per l’inclusività, che, in questo caso, sono usati come scuse per un’interpretazione superficiale e priva di cuore.
Propaganda woke: la vera rovina del film
Una delle cose che mi ha fatto più arrabbiare è la propaganda woke che impregna ogni singolo frame di Biancaneve. È come se i creativi avessero esaurito ogni altra idea e si fossero affidati a slogan facili per giustificare una rivisitazione senza scrupoli. La modernità viene imposta a ogni costo, tanto da distorcere completamente il messaggio originale della fiaba. La bellezza, l’innocenza, la lotta contro il male – tutti questi elementi vengono sacrificati in nome di una retorica vuota e banale.
Il film sembra più interessato a dimostrare quanto sia “moderno” e “inclusivo” che a raccontare una storia che abbia senso. I riferimenti al “girl power” sono inseriti in ogni possibile spazio, come se fossero l’unico elemento capace di salvare un’opera ormai priva di anima. Mi sono stancato di queste distorsioni, di vedere come le storie originali vengano spogliate della loro essenza solo per aderire a mode passeggere. In questo caso, il risultato è un film che tradisce il patrimonio culturale di una fiaba che ha segnato la storia del cinema.
Conclusioni: un insulto alla fiaba
Biancaneve è, per me, un insulto alla fiaba originale. È una rivisitazione che non ha nulla da offrire, se non una propaganda commerciale vuota e un tentativo disperato di apparire moderni. La scelta di un’attrice che non rispetta minimamente l’immagine classica, il disastro degli effetti speciali e una regia che si limita a ripetere slogan senza cuore sono la prova che Disney ha finito le idee. È tutto commercializzato alla perfezione, ma senza l’anima che renderebbe omaggio a una storia immortale.
La mia esperienza è stata di totale delusione. Ho guardato Biancaneve con la speranza di ritrovare quella magia che ha fatto della fiaba un capolavoro, ma ho visto solo una distorsione patetica e sterile. Se sei alla ricerca di una rivisitazione che rispetti la storia e l’arte della fiaba, stai cercando nel posto sbagliato. Questo film è una commerciale totale, una propaganda che non sa fare altro che spegnere il cuore e riformattare un classico in un prodotto banale e senza senso.
Lascia un commento qui sotto e raccontami la tua esperienza. Hai trovato questo approccio moderno una ventata di novità o, come me, l’hai considerato un insulto alla fiaba originale? Condividi il tuo punto di vista e discutiamone insieme!
La Recensione
Biancaneve (2025)
"Biancaneve" è una rivisitazione sterile e commerciale, una propaganda woke che distorce un classico senza rispetto per la sua essenza, lasciando il pubblico con un senso di vuoto e tradimento.
PRO
- Per curiosità di vedere come una fiaba classica viene stravolta in chiave moderna
CONTRO
- Trama priva di originalità e fede alla fiaba originale
- Propaganda woke che distorce il messaggio e l'arte della fiaba
- Effetti speciali mal realizzati che compromettono l'immersione nell'universo fiabesco