Quando si parla di Liam Neeson, le aspettative sono sempre alte, soprattutto se consideriamo la sua carriera fatta di action thriller iconici come Io vi troverò o L’uomo sul treno. Ma se vi aspettate inseguimenti mozzafiato e sparatorie a ritmo serrato, Absolution – Storia Criminale potrebbe sorprendervi. Non nel senso positivo, purtroppo. Questo film, diretto da Hans Peter Moland (Un uomo tranquillo), punta più sul dramma personale e sulle relazioni che sull’adrenalina. La domanda è: funziona? Beh, è complicato.
Un gangster in cerca di redenzione
Liam Neeson interpreta un gangster anziano, piegato dai rimorsi e da una diagnosi devastante. Il suo personaggio, un uomo tormentato che cerca di riconnettersi con la figlia (Frankie Shaw) e il nipote (Terrence Pulliam), non è il solito eroe d’azione. Al contrario, è una figura spezzata, più vicina a un antieroe che a un protagonista carismatico.
La trama si sviluppa attorno al suo tentativo di redimersi, non solo come padre, ma anche come uomo. Neeson regala una performance solida, come sempre, ma il personaggio manca di profondità emotiva. Non è facile empatizzare con lui, ed è forse questa la più grande debolezza del film. Non aiuta il fatto che la sceneggiatura sembri più interessata a disseminare cliché che a esplorare veramente il dolore e la redenzione.
Un dramma che soffre di una crisi d’identità
Absolution – Storia Criminale è stato venduto come un thriller d’azione, ma in realtà è un dramma con una manciata di scene d’azione concentrate negli ultimi 20 minuti. Ed è qui che le cose si complicano. Non c’è niente di male in un film che sceglie un approccio più intimo, ma questa pellicola sembra indecisa su ciò che vuole essere. Da un lato, ci sono i tentativi del protagonista di fare ammenda con la famiglia; dall’altro, c’è una sottotrama legata al mondo criminale, con Ron Perlman nei panni del boss e Daniel Diemer come figlio viziato e arrogante. Le due anime del film non si integrano mai davvero, lasciando lo spettatore con un senso di disconnessione.
Ron Perlman: un talento sprecato
Ron Perlman è sempre una presenza magnetica sullo schermo, ma qui è relegato a un ruolo che non sfrutta appieno le sue capacità. Il suo boss del crimine non è né particolarmente minaccioso né memorabile. È un peccato, perché Perlman avrebbe potuto aggiungere quella dose di carisma che manca al film.
Una nota positiva: Yolonda Ross
Se c’è un elemento che riesce a spiccare, è Yolonda Ross. Nei panni del nuovo interesse amoroso di Neeson, porta una profondità e una sensibilità che arricchiscono le loro interazioni. Le scene tra i due sono i momenti migliori del film, regalando un’umanità che il resto della storia fatica a raggiungere.
Un finale che non salva il film
Gli ultimi 20 minuti, che finalmente introducono un po’ di azione, vedono il protagonista impegnato in una missione per salvare un gruppo di donne trafficate. È una svolta narrativa potente sulla carta, ma l’esecuzione manca di mordente. Le scene sono prevedibili e non riescono a generare la tensione necessaria per coinvolgere davvero lo spettatore.
Il problema è che, quando si arriva a questo punto, il pubblico ha già perso interesse. La lentezza del resto del film rende difficile apprezzare anche i pochi momenti di azione.
Una riflessione più ampia
Absolution – Storia Criminale tocca temi importanti come il rimorso, la redenzione e la responsabilità. Tuttavia, non riesce a esplorarli in modo significativo. Viene naturale confrontare il film con altre pellicole che affrontano temi simili, come Gran Torino di Clint Eastwood o Storia di un matrimonio. Entrambi riescono a bilanciare emozioni e narrazione, mentre Absolution si perde in un mare di banalità.
Il destino della sala
Guardare questo film in sala mi ha ricordato una volta in cui, anni fa, mi sono ritrovato da solo a vedere un dramma troppo lungo e troppo lento. Era uno di quei pomeriggi in cui vuoi solo rilassarti, ma ti trovi invece a interrogarti sulla tua stessa esistenza. Ecco, Absolution potrebbe farvi sentire un po’ così: un esercizio di pazienza più che un’esperienza appagante.
Vale la pena guardarlo?
La risposta dipende da cosa cercate in un film. Se siete fan sfegatati di Liam Neeson e volete vederlo in un ruolo diverso, potrebbe valere la pena dare un’occhiata. Ma se sperate in un thriller coinvolgente o in un dramma emotivamente potente, Absolution – Storia Criminale non fa per voi.
Il film soffre di una sceneggiatura prevedibile, personaggi poco approfonditi e un ritmo che lascia a desiderare. Anche con una performance solida di Neeson e qualche momento toccante, resta un’esperienza deludente.
E voi, cosa ne pensate? Avete già visto il film o siete curiosi di dargli una chance? Scrivete nei commenti le vostre impressioni e condividete le vostre riflessioni. Forse mi sono perso qualcosa? O magari siete d’accordo con me: un film che avrebbe potuto essere molto di più.
La Recensione
Absolution - Storia Criminale
Liam Neeson brilla in un dramma di redenzione, ma Absolution - Storia Criminale è lento, prevedibile e privo di emozione coinvolgente.
PRO
- La performance di Liam Neeson trasmette tutto il tormento di un uomo in cerca di redenzione.
- I momenti drammatici esplorano i legami familiari e la complessità delle relazioni umane.
CONTRO
- Il ritmo lento rende difficile mantenere l'attenzione durante tutto il film.
- La poca azione può deludere chi cerca un thriller adrenalinico.