Non è sempre facile realizzare un buon film d’azione. Serve un equilibrio tra sequenze mozzafiato e una trama che tenga lo spettatore incollato allo schermo. Ad Vitam, diretto da Rodolphe Lauga, sembra voler fare proprio questo, ma inciampa in più di un’occasione. Se l’inizio promette bene, con un mix di tensione e adrenalina, il resto del film si perde in un mare di cliché e decisioni narrative discutibili. Ed ecco che, alla fine, mi sono trovato a perdere il filo, proprio come il regista.
Un inizio che cattura… per poco
Il film parte con una scena ad alta tensione: Franck (Guillaume Canet), un ex agente dell’unità d’élite francese GIGN, subisce un tentato omicidio sul posto di lavoro. Tornato a casa, scopre che la sua compagna incinta, Léo (Stéphane Caillard), è stata rapita da misteriosi aggressori. Una premessa intrigante, che lascia intendere una trama avvincente e piena di colpi di scena. Ma ahimè, l’impressione dura poco.
Nel tentativo di salvare la moglie, Franck si ritrova a scoprire connessioni tra il suo passato e il presente, con un’indagine che coinvolge polizia corrotta e vecchie rivalità. Ma proprio quando pensi che il film stia per decollare, la narrazione comincia a vacillare. Il ritmo narrativo è incostante e la struttura, con continui salti temporali, confonde più che intrigare.
Dove il film manca il bersaglio
Non fraintendermi, adoro un buon film d’azione con combattimenti spettacolari e inseguimenti mozzafiato. Ma in Ad Vitam, queste sequenze sembrano troppo forzate, quasi buttate lì per riempire il tempo. Le scene di combattimento mancano di originalità e, nonostante l’ambientazione tra Parigi e Versailles, la coreografia risulta incredibilmente prevedibile. È come se il film volesse essere un incrocio tra Taken e The Fugitive, ma senza il carisma di Liam Neeson o la tensione costante di Harrison Ford.
E poi c’è Guillaume Canet. Il suo Franck non è né carismatico né particolarmente convincente. Non mostra abbastanza emozioni per un uomo che sta cercando disperatamente di salvare la moglie. La sua performance sembra troppo piatta, lontana dall’intensità di attori come Jason Statham o Tom Cruise. Insomma, manca quel fuoco che ti fa tifare per il protagonista.
I cliché che non aiutano
Uno dei problemi principali di Ad Vitam è il suo appoggiarsi a cliché ormai logori. La trama del “salvataggio della donna amata” è già stata esplorata innumerevoli volte e qui non viene portata nulla di nuovo. Léo, nonostante il suo addestramento da ex agente GIGN, passa la maggior parte del film come una damigella in pericolo, relegata a un ruolo passivo che non rende giustizia al personaggio.
E non parliamo delle scene d’azione più improbabili: Franck che si arrampica su un edificio come se fosse Spider-Man, per poi saltare su un’improbabile piattaforma volante con una tempistica perfetta. A tratti sembra di guardare un videogioco piuttosto che un film.
Qualche luce tra molte ombre
Nonostante tutto, ci sono alcuni momenti che spiccano. L’ambientazione francese è sicuramente un punto a favore, con Parigi e Versailles che offrono uno sfondo visivamente accattivante. La cinematografia di Vincent Mathias fa del suo meglio per aggiungere dinamismo alle scene, ma non basta per salvare il film.
E ammetto che alcune sequenze, per quanto esagerate, riescono a intrattenere. Un inseguimento in moto per le strade di Parigi mi ha fatto battere il cuore, ma è durato troppo poco per lasciare un segno duraturo.
Un aneddoto personale
Mentre guardavo Ad Vitam, mi sono ricordato di quella volta che ho provato a fare parkour durante una vacanza a Parigi. Ovviamente, non mi sono arrampicato su un palazzo, ma un goffo tentativo di saltare un muretto è finito con me che inciampavo e cadevo rovinosamente. Ad Vitam, con tutte le sue acrobazie esagerate, mi ha fatto sentire meno in colpa per quel disastro. Almeno io non ho preteso di farlo sembrare credibile in un film.
Un’occasione mancata
Ad Vitam, che in latino significa “per la vita”, sembra più un film fatto “per passare il tempo”. Non ha le qualità necessarie per diventare un classico del genere né un cult di nicchia. È il classico film che potresti mettere in sottofondo mentre cucini o controlli il telefono. La storia è così debole che ti basterebbe guardare gli ultimi 20 minuti per capire tutto.
Vale la pena guardarlo?
Se sei un appassionato di film d’azione e ti accontenti di inseguimenti e sparatorie senza troppe pretese, Ad Vitam potrebbe anche intrattenerti per una serata. Ma se cerchi una trama solida, personaggi memorabili e scene d’azione davvero coinvolgenti, meglio orientarsi su altro. Per esempio, Mission: Impossible o John Wick sono lì che aspettano solo di essere rivisti.
E tu, hai visto Ad Vitam? Che impressione ti ha fatto? Sono curioso di sapere se anche tu hai perso il filo come me o se hai trovato qualcosa che mi è sfuggito. Raccontami nei commenti!
La Recensione
Ad Vitam
Ad Vitam promette azione e adrenalina, ma si perde in cliché e una trama debole che lascia poco coinvolgimento emotivo.
PRO
- Non ne trovo.
CONTRO
- Trama debole e piena di cliché rende il film prevedibile.
- Protagonista poco espressivo limita il coinvolgimento emotivo.
- Azione spettacolare ma spesso poco credibile e forzata.