Il 24 giugno 2025 il cinema italiano ha perso uno dei suoi volti più iconici e irriverenti: Alvaro Vitali, l’indimenticabile Pierino della commedia sexy all’italiana, è morto a Roma all’età di 75 anni dopo aver lottato contro una broncopolmonite recidiva. La sua scomparsa rappresenta la fine di un’epoca cinematografica che ha segnato profondamente la cultura popolare italiana degli anni ’70 e ’80. Vitali non era solo un attore comico: era un fenomeno sociologico, un interprete autentico dello spirito irriverente e goliardico di generazioni di italiani che hanno trovato nelle sue performance un momento di spensieratezza e leggerezza.
La tragedia della sua morte è amplificata dalle circostanze drammatiche delle ultime ore: ricoverato da due settimane per complicazioni respiratorie, Vitali aveva firmato le dimissioni volontarie contro il parere medico la mattina del 24 giugno. Poche ore dopo, nel tardo pomeriggio, un infarto lo ha stroncato nella sua casa romana. Un epilogo che rispecchia il carattere testardo e indipendente che lo aveva contraddistinto per tutta la vita: Alvaro ha scelto di morire a casa sua, lontano dai riflettori che per decenni lo avevano inseguito, ma anche abbandonato quando la popolarità era svanita.
La notizia ha colpito particolarmente perché è arrivata in concomitanza con una polemica mediatica che aveva riportato Vitali sui giornali: la separazione dalla moglie Stefania Corona dopo 27 anni di matrimonio e la disperata lettera pubblica con cui l’attore le chiedeva di tornare insieme. Una storia d’amore finita male che ha accompagnato gli ultimi mesi di vita di un uomo che, dietro la maschera comica, nascondeva fragilità e solitudine profonde.
Gli esordi con Fellini: quando un elettricista romano divenne leggenda
La carriera di Alvaro Vitali inizia nel modo più improbabile possibile: nel 1969, a soli 19 anni, mentre lavora come elettricista e vive ancora dalla nonna a Trastevere, viene notato durante un provino per caso. Federico Fellini, il maestro del cinema italiano, rimane colpito dal suo aspetto fisico particolare e dalla sua espressività naturale. “Facevo l’elettricista, Fellini mi ha cambiato la vita“, raccontava Vitali con la semplicità che lo ha sempre contraddistinto.
Il regista riminese lo sceglie per “Fellini Satyricon” (1969), pagandolo 70.000 lire al giorno per sette giorni di lavoro – una cifra astronomica rispetto alle 16.000 lire settimanali che guadagnava come elettricista. Ma Fellini vede in Alvaro qualcosa di speciale: lo richiama per “I clowns” (1971), “Roma” (1972) e il capolavoro “Amarcord” (1973). In quest’ultimo film, Vitali interpreta “Naso”, un personaggio che anticipa molte delle caratteristiche che renderanno famoso Pierino.
Fellini apprezzava la sua indole popolare e autentica. Vitali stesso raccontava: “Mi chiedeva: ‘Ti è piaciuto Giulietta degli spiriti?’ ‘Sì‘, mentivo. ‘E cosa ci hai capito?’ ‘Un cazzo, dottore‘. Fellini ne rideva“. Questa spontaneità trasteverina diventerà il marchio di fabbrica della sua comicità: zero fronzoli, massima immediatezza, linguaggio diretto che arriva dritto al cuore del pubblico popolare.
La scoperta del talento comico: da spalla a protagonista
Dopo l’esperienza felliniana, Vitali entra nel mondo della commedia grazie al regista Nando Cicero, ex aiuto di Francesco Rosi, che lo sceglie per “L’insegnante” con Edwige Fenech. Doveva interpretare un alunno siciliano che sbavava dietro alla professoressa, ma la sua performance convince immediatamente produttori e registi.
Il vero salto di qualità arriva quando inizia a fare coppia con Lino Banfi in decine di film della commedia sexy. Film come “L’insegnante balla… con tutta la classe” (1979), “La ripetente fa l’occhietto al preside” (1980), “La liceale seduce i professori” (1979) consolidano il duo comico Banfi-Vitali come uno dei più affiatati del cinema italiano.
Vitali racconta del loro rapporto: “Con Lino Banfi avevamo formato una gran coppia comica, ma lui a un certo punto non ci volle più stare, diceva che non voleva farmi da spalla. Io gli dicevo che la coppia funziona così, un po’ faccio io la spalla a lui, un po’ la fa lui a me”. Ma Banfi, ambizioso e consapevole del proprio talento, decide di staccarsi per intraprendere una carriera solista più prestigiosa.
L’esplosione di Pierino: quando la satira diventa fenomeno di massa
Il 1981 segna la svolta definitiva nella carriera di Vitali: nasce Pierino, il personaggio che lo renderà immortale nella memoria collettiva italiana. “Pierino contro tutti”, diretto da Marino Girolami, diventa un successo straordinario che supera ogni aspettativa commerciale. Vitali guadagna cifre astronomiche: fino a 90 milioni di lire a film, diventando una delle star più pagate del cinema italiano.
Pierino non è solo un personaggio comico: è l’incarnazione cinematografica dell’archetipo popolare del ragazzino furbo, irriverente e sessualmente precoce che popolava le barzellette italiane. Vitali trasforma questo stereotipo in una maschera teatrale perfetta, con battute diventate leggendarie che ancora oggi circolano sui social:
“Tu lo sai come si dice mignotta in greco? Micateladogratis“
“Io studio, tu studi, egli studia: che tempo è? Tempo perso!”
“A Professo’ io sto perimetro non lo trovo… A me me sa che se ‘o so’ fregato!”
“Le scuregge so’ de tre tipi. Dunque, la prima è quella silenziosa… è la più teribbile, se uno glie sta vicino può pure morì“
I segreti poco noti di Alvaro Vitali
Dietro il personaggio pubblico di Vitali si nascondevano curiosità e aspetti privati che pochi conoscevano:
Viveva con la nonna fino a 32 anni: Cresciuto in una famiglia piccolo-borghese (il padre aveva un’impresa edile, la madre lavorava alla Titanus), a 8 anni andò a vivere dalla nonna a causa dei litigi con la madre. Rimase in quella casa trasteverina fino al 1982, anche quando era già famoso.
Era iscritto al PCI: Pochissimi lo sapevano, ma Vitali era politicamente impegnato a sinistra. Attaccava manifesti, annunciava comizi con l’altoparlante e girava per Roma a fare propaganda. “Avevo uno zio che lavorava a Botteghe Oscure e andava spesso a Mosca“, raccontava.
Soffriva di asma cronica: Una malattia che lo ha perseguitato per tutta la vita e che lo ha costretto ad abbandonare “La Fattoria” nel 2006. Questa patologia respiratoria si è aggravata negli ultimi anni, contribuendo alla broncopolmonite fatale.
Aveva un fisico particolare: Alto 1,56 metri e dal peso oscillante tra i 60-70 kg, Vitali aveva anche un leggero strabismo che contribuiva al suo aspetto buffo e simpatico.
Era nonno: Nel 2017 il figlio Ennio (nato da una relazione precedente e diventato avvocato a Vercelli) lo aveva reso nonno. Vitali raccontava: “Cerco di vedere mio nipote appena possibile“.
Il rapporto controverso con Lino Banfi: un’amicizia ferita
Il rapporto tra Vitali e Lino Banfi rappresenta una delle storie più complesse del cinema italiano. Dopo anni di sodalizio artistico perfetto, le loro strade si separano quando Banfi decide di puntare su una carriera più prestigiosa. Vitali interpreta Pierino, Banfi sceglie “La moglie in bianco… l’amante al pepe”. Quando vede gli incassi stellari di Pierino, secondo Vitali, Banfi ci rimane male.
Negli ultimi anni, Vitali aveva accusato pubblicamente Banfi di averlo abbandonato: “Nessuno mi ha aiutato. È come la nave: quando sta per affondare i topi scappano. Lino Banfi era un mio amico, non so perché è sparito. Lui rinnega quel cinema. Forse rinnegando quel cinema rinnega anche me”.
Banfi, ferito da queste dichiarazioni, ha risposto ieri con un video commosso: “Quello che tu hai detto mi ha fatto male… Sono rimasto scioccato per la tua mancanza. Eri bravissimo, simpaticissimo e sei servito tantissimo ai nostri film“. Un saluto tardivo che testimonia come anche nel mondo dello spettacolo l’orgoglio possa rovinare amicizie decennali.
Il declino e l’oblio: quando il telefono smette di squillare
Con il tramonto della commedia sexy a metà anni ’80, anche la carriera di Vitali subisce una battuta d’arresto drammatica. Il tentativo di rilancio con “Pierino torna a scuola” (1990) si rivela un fallimento commerciale. “Poi il telefono ha smesso di squillare. Non mi spiego il perché. Ero popolarissimo. E lo sono ancora a 72 anni. Mi fermano per strada, mi chiedono i selfie“, raccontava con amarezza.
Inizia così un periodo buio durato oltre un decennio: Vitali sparisce dalle scene, vive di nostalgia e di piccoli spettacoli teatrali. La depressione lo colpisce duramente: si sente abbandonato dai colleghi, tradito dai produttori, dimenticato dal pubblico che pure continua ad amarlo.
Antonio Ricci lo salva dall’oblio con “Striscia la notizia”: nel 2000, durante un servizio che prendeva in giro Jean Todt (che assomigliava a Pierino), Ricci ha l’idea di affiancare Vitali a Dario Ballantini nelle parodie della Ferrari. È il ritorno sulle scene, ma non al cinema.
Le battute immortali che hanno fatto la storia
Le battute di Pierino sono entrate nella cultura popolare italiana come veri e propri tormentoni. Alcune delle più celebri:
La gag del frutto al ristorante: “Scusa, si può avere un po’ di frutta? Certo! Che frutto vuole? È frutta di stagione, fresca. Per me… cachi. Cachi anche per me! Ah… e per il ragazzino un par di scureggette vanno bene?”
La barzelletta macabra: “Lo sai che differenza passa tra un arrosto bruciato e una donna incinta? Nessuna: in tutti e due i casi bastava levarlo un momento prima!”
**L’esame di storia: “Quando è morto Alessandro Manzoni? No! È morto Alessandro Manzoni? Poveraccio, io non sapevo manco che stava male!”
La filosofia esistenziale: “Silenzio! Qui non siamo in un casino! Magari! Se questo era un casino ero il primo della classe!”
Gli ultimi anni: solitudine, povertà e rimpianti
Negli ultimi anni, Vitali viveva con una pensione di 1.300-1.400 euro mensili – una cifra irrisoria rispetto ai successi ottenuti e ai 150 film girati. “Le case di produzione mi pagavano a giornata, ma su trenta me ne segnavano dieci al massimo. Così per anni. Non c’era internet, non c’erano i controlli di adesso, ed io mi sono fidato“, denunciava amaramente.
La separazione da Stefania Corona aveva aggiunto dolore al dolore: 27 anni di matrimonio finiti perché lei si era innamorata dell’autista che li accompagnava agli spettacoli. Vitali aveva scritto una lettera disperata: “Sei stata e sarai per sempre la persona che ho amato di più nella mia vita. Proviamo a tornare insieme… Te la senti di dare al nostro amore una seconda possibilità?”. La risposta è stata un secco “no”.
L’ultima amarezza: poche ore prima di morire, Stefania era apparsa in TV a “La Volta Buona” per ribadire pubblicamente il rifiuto. Un programma che subito dopo la morte ha cancellato il video dai social per evitare polemiche.
L’eredità cinematografica: molto più di un comico
Alvaro Vitali lascia un’eredità complessa che va oltre la semplice comicità. I suoi film con Fellini lo collocano nel pantheon del cinema d’autore italiano, mentre il fenomeno Pierino rappresenta un unicum sociologico nella cultura popolare. Ha lavorato con mostri sacri come Dino Risi (“Mordi e fuggi”), Alberto Sordi (“Polvere di stelle”), Roman Polanski (“Che?”), Mario Monicelli (“Romanzo popolare”).
La sua capacità di far ridere senza mai essere volgare (nonostante i contenuti spinti), la sua spontaneità autentica e la sua prossimità al pubblico popolare lo hanno reso un interprete unico di un’epoca irripetibile. Quando Quentin Tarantino ha riabilitato internazionalmente le commedie sexy italiane, definendole opere cult, ha indirettamente riconosciuto il valore artistico di attori come Vitali.
Come ha detto Lino Banfi: “L’ho sempre considerato un bravissimo attore e un grande interprete… relegato come tutti gli attori caratteristi in Italia ad attori considerati di serie B, quando sono bravissimi. In America si chiamano Danny De Vito e Whoopi Goldberg, in Italia siamo più selettivi“.
Con la morte di Alvaro Vitali si chiude definitivamente un capitolo fondamentale del cinema italiano. Pierino era riuscito a far ridere tre generazioni diverse, dimostrando che la comicità autentica supera le barriere temporali. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile in chi ha vissuto quegli anni d’oro del cinema popolare italiano.
Tu cosa ricordi di più di Alvaro Vitali? Quale battuta di Pierino ti ha fatto ridere di più? E secondo te il cinema comico italiano riuscirà mai più a esprimere un fenomeno popolare come quello di Pierino? Scrivimi nei commenti i tuoi ricordi e le tue riflessioni su questo straordinario attore che ha saputo trasformare la sua semplicità trasteverina in arte cinematografica pura!