L’enfant terrible del panorama musicale italiano è tornato. BLANCO irrompe sulla scena con “Piangere a 90”, un singolo che si preannuncia come uno dei più sinceri e vulnerabili nella discografia dell’artista. Rilasciato il 9 maggio 2025 per EMI Records, il brano prodotto da Michelangelo e co-scritto con Tananai rappresenta un’evoluzione emotiva per il cantante bresciano, che abbandona momentaneamente le sonorità estive che l’hanno consacrato per esplorare territori più introspettivi.
Fin dai primi versi, BLANCO ci apre le porte del suo mondo interiore, mostrandoci una versione di sé più matura e consapevole, in bilico tra il successo raggiunto e la ricerca di autenticità in un contesto che tende a snaturare.
Identità in conflitto
“Sono stanco, son Riccardo, son di fretta / C’è mia mamma a casa che mi aspetta / Sono Blanco, sono stato pure in vetta” – l’incipit del brano è una dichiarazione potente che svela immediatamente il dualismo identitario vissuto dall’artista. Da una parte Riccardo, il ragazzo di provincia con le sue radici e i suoi affetti; dall’altra BLANCO, la star che ha “toccato il cielo” ma che sente quel successo raffreddarsi come “il dito” che l’ha sfiorato.
Particolarmente significativo è il verso “Non ho firmato per una vita in diretta”, che suggerisce un disagio verso l’esposizione mediatica costante, percepita come un contratto non sottoscritto consapevolmente. La frase “Ogni donna che ho abbracciato non l’ho stretta” rivela invece un’incapacità di connessione autentica nelle relazioni, forse conseguenza di quella stessa visibilità.
Il prezzo della fama
La narrazione prosegue con “Non sento più il brivido / Ora c’ho un livido”, versi che trasmettono un senso di apatia emotiva e di ferite nascoste. Il ritornello esplode poi in una vera e propria confessione a cuore aperto: “E io dovevo dirtelo, ma dirtelo di pancia / Non puoi rifarti il cuore come ti rifai le labbra”.
Questa metafora tra interventi estetici e sentimenti è potentissima, e critica la superficialità di chi affronta le questioni emotive con la stessa leggerezza di una modifica estetica. Il riferimento ai “novanta” nel verso “Mi hai detto che hai scoperto che si piange anche a novanta” potrebbe alludere all’età avanzata, suggerendo che la sofferenza emotiva è una costante della vita umana, indipendentemente dall’età.
Vulnerabilità come forza
Nella seconda strofa, BLANCO continua a scavare nella sua identità: “Anche una scusa non regge più / Io sono questo, mi hai scelto tu”. È come se dicesse che non può più nascondersi dietro maschere, deve accettarsi per quello che è, con tutti i suoi difetti. “Io sono quello che il bello lo calpesta / Io sono questo, una bambola di pezza” – versi che esprimono un’auto-percezione conflittuale, tra un’apparente arroganza e un profondo senso di fragilità.
Il passaggio “Uno tra i tanti nell’occhio del ciclone / Non arrabbiarti, quel fiore era un pallone” sembra un riferimento velato all’incidente di Sanremo 2023, quando distrusse la scenografia floreale sul palco dell’Ariston. BLANCO lo reinterpreta con ironia e consapevolezza, trasformando quell’episodio in un elemento del suo percorso di crescita.
La chiusura “E vincere, vincere, vincere / Non è destinazione” rappresenta una maturazione dell’artista, che riconosce come il successo non sia un punto d’arrivo ma parte di un viaggio più complesso.
Un ritornello che è pura catarsi
Il ritornello ripetuto diventa un mantra liberatorio. “Posso anche urlartelo: ‘Ti amo, sei strana’ / Torni a sorridere / Era quello che mi interessava” – questi versi rivelano il desiderio di autenticità nelle relazioni, anche a costo di esporsi emotivamente. BLANCO sembra dirci che solo mostrando la propria vulnerabilità e accettando quella altrui si può stabilire una connessione vera.
Il video, diretto da Broga’s, accompagna questa narrazione intima amplificandone l’impatto emotivo e traducendo visivamente il viaggio interiore dell’artista.
“Piangere a 90” si configura così non solo come un pezzo musicale, ma come una riflessione profonda sui temi dell’identità, della fama, dell’amore e dell’accettazione di sé. BLANCO dimostra una notevole evoluzione artistica, mantenendo quella sincerità disarmante che l’ha sempre contraddistinto ma arricchendola di nuove sfumature e consapevolezze.
E tu, cosa ne pensi di questa nuova versione di BLANCO? Ti ritrovi nei suoi conflitti identitari o nella sua ricerca di autenticità? Hai colto altri significati nascosti nel testo? Raccontaci la tua interpretazione nei commenti, siamo curiosi di sapere come questa canzone risuona nella tua esperienza personale!
Il testo di Piangere a 90 di Blanco
[Strofa 1]
Sono stanco, son Riccardo, son di fretta
C’è mia mamma a casa che mi aspetta
Sono Blanco, sono stato pure in vetta
Ho toccato il cielo e il dito si raffredda
Non ho firmato per una vita in diretta
Ogni donna che ho abbracciato non l’ho stretta
Non sento più il brivido
Ora c’ho un livido
[Ritornello]
E io dovevo dirtelo, ma dirtelo di pancia
Non puoi rifarti il cuore come ti rifai le labbra
E mi hai chiamato un taxi, è arrivata un’ambulanza
Mi hai detto che hai scoperto che si piange anche a novanta
Quindi non c’è limite
Posso anche urlartelo: “Ti amo, sei strana”
Torni a sorridere
Era quello che mi interessava
[Strofa 2]
Anche una scusa non regge più
Io sono questo, mi hai scelto tu
Io sono quello che il bello lo calpesta
Io sono questo, una bambola di pezza
Uno tra i tanti nell’occhio del ciclone
Non arrabbiarti, quel fiore era un pallone
Uno di quelli che bucherà un signore
E vincere, vincere, vincere
Non è destinazione
[Ritornello]
E io dovevo dirtelo, ma dirtelo di pancia
Non puoi rifarti il cuore come ti rifai le labbra
E mi hai chiamato un taxi, è arrivata un’ambulanza
Mi hai detto che hai scoperto che si piange anche a novanta
E quindi non c’è limite
Posso anche urlartelo: “Ti amo, sei strana”
Torni a sorridere
Era quello che mi interessava