Se hai appena finito di vedere la terza e ultima stagione di “Squid Game”, probabilmente ti stai ancora riprendendo dallo shock di aver visto Cate Blanchett comparire negli ultimi minuti della serie. Sì, hai letto bene: la due volte vincitrice dell’Oscar, regina indiscussa del cinema d’autore e interprete di tutto, da “Thor: Ragnarok” a “Tár”, è apparsa nel vicolo finale della serie sudcoreana più chiacchierata del decennio.
Il creatore Hwang Dong-hyuk ha finalmente spiegato perché ha scelto proprio lei per incarnare la “reclutratrice americana” che coinvolge i giocatori in questi giochi deliranti e mortali. La scena la mostra mentre costringe una povera anima a giocare una partita ad alto rischio di ddakji (un gioco di carte coreano) e stabilisce un contatto visivo significativo con il Front Man, Hwang In-ho interpretato da Lee Byung-hun.
Ma non pensare che questa sia stata una scelta casuale o dettata dal puro star power. Dietro la presenza di Blanchett c’è una strategia narrativa precisa che il regista ha orchestrato per dare alla serie un finale davvero memorabile. E no, prima che tu lo chieda, non è necessariamente un’anticipazione di una quarta stagione – anche se le possibilità di spin-off restano aperte.
La vera genialità sta nel modo in cui Hwang ha saputo utilizzare il carisma innato dell’attrice australiana per creare un momento di pura tensione televisiva con appena una o due battute. È questo il tipo di casting che trasforma una serie tv in un fenomeno culturale.
Perché proprio Cate Blanchett
Parlando con Netflix, Hwang Dong-hyuk ha spiegato che la scelta di una donna come reclutratrice è stata pensata per essere più drammatica e intrigante. Ma perché proprio Cate Blanchett? “È semplicemente la migliore, con un carisma ineguagliabile. Chi non la ama?”, ha dichiarato il creatore senza mezzi termini.
Il paragone che ha fatto è illuminante: “Se Gong Yoo è il reclutatore coreano, ho pensato che lei sarebbe stata perfetta come reclutatore americano”. È una simmetria narrativa che funziona su più livelli: due attori di calibro internazionale, due culture diverse, ma la stessa capacità di dominare lo schermo con la sola presenza.
Hwang aveva bisogno di qualcuno che potesse dominare lo schermo con una o due parole, ed è esattamente quello che Blanchett ha fatto. La sua performance, seppur brevissima, riesce a essere allo stesso tempo inquietante e magnetica, lasciando lo spettatore con mille domande e la sensazione che qualcosa di grosso stia per accadere.
L’universo espanso di Squid Game
Ma c’è un elemento ancora più interessante dietro questa scelta. Hwang ha ricordato che già nella prima stagione i VIP avevano menzionato che la “versione coreana” dei giochi era la più divertente. Questo significa che il franchise ha sempre avuto l’ambizione di esplorare versioni internazionali dei giochi mortali.
“È sempre stata la premessa che questi giochi accadano in altre parti del mondo, perché ‘Squid Game’ simboleggia il sistema competitivo estremo del tardo capitalismo”, ha chiarito il creatore. Non si tratta solo della Corea: è una critica globale.
La presenza di Blanchett, quindi, non è solo un colpo di scena narrativo, ma una conferma che l’universo di “Squid Game” è molto più vasto di quello che abbiamo visto finora. E considerando che David Fincher, regista di “Il curioso caso di Benjamin Button” (film in cui Blanchett ha recitato), sta lavorando a uno spin-off ambientato negli Stati Uniti, le connessioni iniziano a farsi interessanti.
Il futuro dei possibili spin-off
Tuttavia, Hwang ha frenato gli entusiasmi riguardo a un possibile spin-off con Blanchett protagonista. Le sue idee per eventuali espansioni della serie guardano altrove: verso le guardie mascherate, il Front Man, o il reclutatore coreano.
“Che tipo di persone sono dietro le maschere? Che tipo di relazioni personali hanno tra loro?”, si è chiesto retoricamente. Sono queste le domande che potrebbero alimentare futuri progetti, più che l’esplorazione del personaggio americano di Blanchett.
Particolarmente intrigante è la possibilità di approfondire il personaggio di In-ho dopo gli eventi del finale. Il sacrificio di Gi-hun ha toccato qualcosa nel cuore del Front Man, forse “una piccolissima scheggia di speranza che aveva nascosto nel profondo”. Con l’arena coreana completamente distrutta, ci potrebbero essere le basi per una rinascita del personaggio.
Il cameo di Cate Blanchett in “Squid Game” è molto più di un semplice colpo di scena: è la dimostrazione di come il grande cinema e la televisione di qualità possano convergere per creare momenti di pura magia narrativa. E tu, cosa ne pensi di questa scelta? Ti aspettavi di vedere Blanchett in “Squid Game”? Raccontaci nei commenti quale attore internazionale vorresti vedere in un eventuale spin-off della serie!