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Home Film & Serie TV Serie Tv

Cobra Kai: i finali più belli dei personaggi principali

Wonder Channel Redazione di Wonder Channel Redazione
20 Febbraio 2025
in Film & Serie TV, Serie Tv
Tempo di lettura 13 minuti
Ralph Macchio, Mary Mouser, e Tanner Buchanan in Cobra Kai

Ralph Macchio, Mary Mouser, e Tanner Buchanan in Cobra Kai

Oggi parliamo di “Cobra Kai,” la serie targata Netflix che ha saputo riconquistare il cuore dei fan di “Karate Kid” e ha fatto conoscere una generazione di nuovi personaggi a chi non aveva visto le avventure di Daniel LaRusso e Johnny Lawrence negli anni ’80. Che tu abbia sempre parteggiato per la Via della Gru o per i colpi bassi di Cobra Kai, questa storia ha saputo mettere in scena duelli leggendari e, diciamolo, anche situazioni davvero assurde.

Dopo sei stagioni (suddivise in tre parti per la conclusiva, per complicarci un po’ la vita!) abbiamo visto di tutto: litigi familiari che finiscono in scontri su tatami improvvisati, amori che nascono fra un calcio volante e un pugno rotante, e rivalità ultradecennali che sembravano impossibili da sanare. Abbiamo assistito a risse scolastiche di massa, tentativi di arson (oh yes, gente che appicca incendi in nome di un dojo!) e perfino una fuga dal carcere in piena regola. Se qualcuno anni fa ci avesse detto che tante vite sarebbero state rovinate e addirittura tre persone ci avrebbero lasciato le penne per colpa di una scuola di karate, beh, forse avremmo riso fino alle lacrime. E invece eccoci qui, pronti a versare l’ultima lacrimuccia per i personaggi che, volenti o nolenti, sono riusciti a entrare nelle nostre vite con i loro calci e pugni spettacolari.

Con la sesta stagione di “Cobra Kai” andata in onda fino all’ultimo episodio, è finalmente scoccata l’ora di scoprire quali destini sono toccati ai vari protagonisti. Se sei qui, immagino tu abbia già seguito tutte le puntate e stia cercando un’analisi approfondita su come si chiude quest’epopea marziale. Ma un avvertimento è doveroso: quest’articolo contiene spoiler su tutto ciò che accade in “Cobra Kai 6 Parte 3”.

Quindi, se non hai ancora ultimato la visione, pensaci bene prima di proseguire. Se invece hai divorato anche l’ultima scena e vuoi dire la tua, prepara la katana (virtuale, si intende!) e tuffati nella lettura. Nel frattempo, mettiti comodo: d’altronde, come diceva un certo maestro di Okinawa, “bisogna trovare il proprio equilibrio” e chi siamo noi per contraddirlo?

Attenzione spoiler: ecco cosa succede in “Cobra Kai 6 Parte 3”

Prima di passare ai destini finali dei vari personaggi, spendiamo un attimo per fare il punto della situazione sull’arco narrativo di questa sesta stagione, divisa per praticità (o per marketing) in tre parti. Perché, diciamocelo, quando una serie arriva a un certo livello di popolarità, è difficile resistere alla tentazione di spezzarla per aumentare la tensione e farci penare il doppio. Se sei un veterano di Netflix, sai bene che anche “Stranger Things” ha scherzato con l’idea di suddividere la stagione finale: ecco, “Cobra Kai” ci è riuscita in pieno.

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In “Part 3” la faccenda si fa seria: Johnny Lawrence (interpretato dall’iconico William Zabka) e Daniel LaRusso (il sempre amato Ralph Macchio) si trovano a dover mettere la parola fine a una guerra di karate che va avanti da oltre 40 anni. E in effetti, quando ci pensi, è quasi buffo che l’astio tra i due risalga a un torneo di arti marziali al liceo. Ma la serie ha dimostrato più volte che le passioni (e le ossessioni) non conoscono limiti, men che meno quando c’è di mezzo la rivalità fra due dojo con filosofie opposte.

La ragione per cui la tensione è alle stelle in “Part 3” è semplice: più crescono gli anni e più si inaspriscono i contrasti, soprattutto perché, nel frattempo, sono entrati in gioco anche i vecchi antagonisti di sempre come John Kreese (Martin Kove) e Terry Silver (Thomas Ian Griffith), pronti a mettere scompiglio. A dar man forte ai sensei storici ci pensano una miriade di nuovi allievi, tra cui troviamo ragazzi determinati a dimostrare che non esiste ostacolo insormontabile. Ma come sappiamo, quando ci sono di mezzo i vecchi rancori, il confine fra giusto e sbagliato si fa labile, e anche i più giovani finiscono risucchiati in dinamiche potenzialmente pericolose.

Questa stagione mette in campo idee coraggiose, come la creazione di un super-dojo di (apparenti) professionisti delle arti marziali, la presenza di strambi avversari che ricordano i classici russi stereotipati stile Drago di “Rocky IV”, e soprattutto una direzione registica che strizza l’occhio agli anni ’80, caricando ogni scena di combattimento di un’energia esagerata, quasi surreale. Ci sono momenti in cui sembra di stare guardando un manga giapponese in live action, con calci volanti e salti mortali che sfidano la gravità. Che piaccia o meno, “Cobra Kai” ha sempre oscillato tra il realismo e la pura follia coreografica, e la sesta stagione ha definitivamente premuto l’acceleratore sulla seconda opzione.

Dopo mille avventure, la serie tira le fila regalando finali più o meno soddisfacenti a chiunque si sia fatto amare (o odiare) dal pubblico. C’è chi trova la serenità, chi l’amore, chi la fama online, chi si porta a casa qualche cicatrice e chi, in modo abbastanza assurdo, sparisce nel nulla. Pronto a scoprire chi è finito con un happy ending e chi con un “ma che diamine è successo?”? Eccoci allora ai cinque finali più significativi di “Cobra Kai”.

5. Miguel e Samantha

Cominciamo con due personaggi che hanno letteralmente aperto la serie, due giovani promesse del karate che, nel corso delle stagioni, si sono presi e lasciati con una costanza quasi disarmante: Miguel Diaz (Xolo Maridueña) e Samantha LaRusso (Mary Mouser). Loro sono la coppia che rappresenta il potenziale “fresco” del franchise, il passaggio di testimone tra la vecchia guardia e i teenager pronti a calcare il tatami. Ma, nella stagione conclusiva, la loro storia ha preso una piega un po’… frettolosa.

Una coppia sotto pressione

La forza di Miguel e Samantha è sempre stata quella di essere l’emblema dei buoni sentimenti in un mondo di rivalità tossiche: lui, ragazzino che ha trovato in Johnny Lawrence la figura paterna che gli mancava, lei, figlia di Daniel che ha respirato karate fin dalla culla. Nel corso delle stagioni, i due hanno affrontato sfide ben più grandi dei classici drammi adolescenziali. Tra colonne vertebrali in pericolo (ricordi la caduta di Miguel?), battaglie campali nei corridoi della scuola e reciproci tradimenti sentimentali, hanno sempre finito per ritrovarsi.

Eppure, in “Cobra Kai 6 Parte 3,” la loro storyline si perde un po’ per strada. Il tema del viaggio in Giappone di Samantha e la sua riflessione sul senso profondo del karate appaiono come una trovata interessante, ma vengono liquidati in poche scene. L’idea di coltivare un amore a distanza, con tanto di litigi e incomprensioni, si esaurisce in fretta per lasciare spazio a conflitti più grandi: l’avvento dell’Iron Dragons’ camp, con Axel Kovacevic (Patrick Luwis) a fare la parte del villain “grosso e cattivo” di turno, sembrava promettere dinamiche epiche, ma tutto evapora in un istante. Un paio di calci, due insulti e via, la nuova minaccia sparisce senza troppi complimenti.

Il risultato è che Miguel e Sam si ritrovano insieme all’aeroporto, probabilmente diretti a Tokio per coronare il loro sogno romantico (e un po’ marziale). Bello, certo. Ma se confrontiamo la loro vicenda con le montagne russe emotive degli anni precedenti, sembra mancare quel pathos a cui la serie ci aveva abituato. In ogni caso, Miguel e Samantha restano la coppia storica di “Cobra Kai”: fra sorrisi, ginocchiate e sguardi complici, hanno rappresentato l’elemento romantico di uno show altrimenti dominato da generali di guerra in tuta da karate. Se meritavano di più? Forse sì. Ma perlomeno si sono conquistati un finale lieto, ed è già qualcosa.

4. Chozen e Kim Da-Eun

Uno dei colpi di genio degli sceneggiatori di “Cobra Kai” è stato riportare in scena Chozen Toguchi (Yuji Okumoto). Se eri un fan di “Karate Kid II,” avrai fatto un salto sulla sedia quando hai visto l’ex nemico acerrimo di Daniel LaRusso diventare, col tempo, un alleato fondamentale. Chozen è l’incarnazione dell’onore e della disciplina in perfetto stile Okinawa: un combattente che non ha esitato a rischiare la propria vita per proteggere i LaRusso e i Lawrence.

L’intuizione di dare spazio a Kim Da-Eun (Alicia Hannah-Kim), erede di una tradizione marziale differente, ha aggiunto un ulteriore tocco di multiculturalismo alle vicende di “Cobra Kai.” Lei rappresenta un tipo di karate più aggressivo, a tratti spietato, che va in conflitto con lo spirito pacifico e rigoroso di Chozen. Quando i due si scontrano verbalmente (e a volte fisicamente), si percepisce tutta la tensione tra diverse scuole di pensiero.

Cosa ci riserva il futuro?

La stagione finale, però, ha deciso di regalare a Chozen un accenno di storia d’amore con Kim Da-Eun. Improvvisamente, l’astio dei primi incontri si trasforma in curiosità reciproca. Non siamo di fronte a un romance alla “Cuore e batticuore,” ma giusto a qualche sguardo significativo e una strizzata d’occhio. D’altronde, se c’è qualcuno che può insegnare la via della redenzione e della comprensione, quello è proprio Chozen. Purtroppo, però, questa sottotrama è stata un po’ sacrificata: a furia di dare spazio ai dilemmi di Johnny, Daniel e ai tanti allievi, l’approfondimento su Kim e Chozen si riduce a una manciata di scene.

Se da un lato possiamo obiettare che Chozen meritava più attenzione, dall’altro è innegabile che il suo ruolo nell’economia della serie sia stato enorme. Pensa a tutte le volte in cui ha salvato la situazione con la sua calma zen e i suoi colpi di karate micidiali! Di conseguenza, i fan avrebbero gradito un finale che desse più luce ai suoi progetti futuri. Magari un suo ritorno stabile in Okinawa, con Kim Da-Eun al seguito, oppure una nuova scuola di karate che fonda i principi dei due stili. Ma i minuti a disposizione nella parte conclusiva erano quel che erano, quindi abbiamo dovuto accontentarci di un timido happy ending. Del resto, con la trasformazione da villain a maestro di virtù, Chozen ha già vissuto un arco narrativo enorme, e ha concluso la serie con dignità e un pizzico di romanticismo. Mi firmo subito per lo spin-off su di lui, e scommetto che anche tu non vedi l’ora!

3. Robby e Tory

Spostiamoci su una delle coppie più toste della serie. Robby Keene (Tanner Buchanan) è il figlio di Johnny Lawrence, cresciuto inizialmente con tanta rabbia in corpo da cercare rifugio da Daniel LaRusso, quasi per dispetto verso il padre. Nel corso delle stagioni, Robby è passato dal lato oscuro di Cobra Kai a quello luminoso (relativamente parlando) di Miyagi-Do, per poi incrociare la sua strada con Tory Nichols (Peyton List), la ragazzina ribelle e combattiva, segnata da un contesto familiare difficile e da un’inguaribile voglia di dimostrare il proprio valore.

Il loro rapporto ha oscillato tra odio e amore, ma lentamente si è trasformato in una storia di sostegno reciproco. Tory è forse il personaggio con l’evoluzione più drammatica: da bullo spietato è diventata una ragazza fragile, che ha scoperto il coraggio di tirarsi fuori da situazioni distruttive, anche grazie al supporto di Robby.

Influenze e successi

Nell’ultima stagione, la loro vita sentimentale è messa alle strette da diversi fattori: i problemi di salute della madre di Tory, il difficile ricongiungimento di Robby con il padre, e soprattutto le macchinazioni di John Kreese e Terry Silver, sempre pronti a manipolare i giovani per i propri interessi. E come se non bastasse, c’è di mezzo la competizione più feroce di sempre, dove spunta addirittura un allenamento in realtà virtuale (sì, proprio come nei videogiochi!) che, diciamolo, è stato un po’ cringe. Ma in fondo, “Cobra Kai” non ha mai avuto paura di puntare su trovate strampalate pur di stupirci.

Robby, a un certo punto, finisce addirittura in stampelle. Non esattamente l’epilogo da super-campione che ci aspettavamo, eppure questa scelta narrativa gli permette di avere un momento di introspezione. Finalmente, il ragazzo si rende conto di cosa prova per Tory e riesce a dichiararsi in modo sincero. Per una volta, in mezzo al caos di calci e pugni, vediamo un gesto di dolcezza spontanea che è più potente di qualunque tornado kick.

D’altro canto, Tory merita di riavere indietro un pezzo di vita dopo aver perso la madre, essersi staccata dalla sua “famiglia” marziale di Cobra Kai e aver cercato nuovi punti di riferimento. Il loro finale risulta quindi coerente: insieme, pronti a inseguire sogni e (chissà) a diventare influencer e idoli del web, grazie anche a qualche sponsor di bevande energetiche. Fa sorridere, ma riflette bene la realtà moderna, dove anche i karateka possono diventare star su TikTok. Non sarà il finale più epico in assoluto, ma dopo tutte le batoste subite, Robby e Tory si meritavano un po’ di serenità e, finalmente, un vero appoggio l’uno per l’altra.

2. John Kreese e Terry Silver

Ed eccoci ai cattivi per eccellenza, i sensei che hanno plasmato (in bene o in male) l’anima di “Cobra Kai.” John Kreese (Martin Kove) e Terry Silver (Thomas Ian Griffith) sono i principali responsabili dell’adozione del motto “Strike First, Strike Hard, No Mercy,” e la loro influenza ha dato forma a generazioni di karateka più o meno estremisti. Nell’ultima parte della sesta stagione, entrambi si trovano a un bivio: riscattarsi o sprofondare definitivamente nel lato oscuro.

Da una parte, Kreese è tormentato: dopo aver passato una vita a tirare fuori il peggio dai suoi allievi, in quest’ultimo arco narrativo, capisce di dover fare i conti con gli errori del passato. Non per nulla lo vediamo a un certo punto dietro le sbarre, e la sua fuga dal carcere è uno di quei momenti da film d’azione anni ’80 che ci fanno applaudire e scuotere la testa allo stesso tempo. Dall’altra, Silver è afflitto da una malattia che lo logora ogni giorno di più, ma non gli impedisce di perseguire i suoi scopi con la solita determinazione spietata.

Lo scontro definitivo

Il loro incontro-scontro su una barca (perché, in “Cobra Kai,” non c’è luogo troppo strampalato per una resa dei conti) è la summa di tutto ciò che i personaggi hanno rappresentato: spirito guerriero, onore deviato e un filo di pazzia. Nel pieno stile della serie, la scena è girata con un uso massiccio di stuntman, strizzando l’occhio alla classicità delle coreografie di arti marziali. E il punto è che, a livello simbolico, ci sta: Kreese, che fino a un attimo prima sembrava eternamente bloccato nella rabbia, mostra un brandello di pentimento. Silver, dal canto suo, accoglie la battaglia quasi con serenità, sapendo di aver raggiunto il limite.

La cosa buffa è che il resto del mondo “Cobra Kai” non si preoccupa minimamente di questa sfida finale: nessuno viene informato, nessuno se ne cura, nessuno sembra rendersene conto. È una chiusura un po’ estraniante per due personaggi tanto ingombranti, ma anche deliziosamente kitsch, come la serie ci ha insegnato ad amare. Se stavi cercando un ultimo scambio di battute epico fra Kreese e Silver, forse resterai un po’ deluso. Ma questo “duello in solitaria” conserva una coerenza poetica: erano amici, poi nemici, e infine si sfidano lontano dal clamore, quasi fosse un dovere morale chiudere i conti in privato. Vecchia scuola fino all’ultimo calcio volante.

1. Johnny Lawrence e Daniel LaRusso

Ed eccoci arrivati al cuore di “Cobra Kai.” Al motivo per cui questa serie è nata e ha conquistato milioni di fan: la rivalità (prima) e l’alleanza (poi) tra Johnny Lawrence e Daniel LaRusso. Se tutta la saga di “Karate Kid” e “Cobra Kai” ci ha insegnato qualcosa, è che la vita è fatta di sfide continue e che, a volte, il vero nemico sta dentro di noi. Johnny e Daniel hanno litigato, si sono confrontati, si sono picchiati, ma hanno anche imparato l’uno dall’altro.

In “Cobra Kai 6 Parte 3,” il loro percorso di crescita raggiunge il culmine. La posta in gioco non è più solo la vittoria di un torneo, ma la pace interiore, l’eredità morale dei sensei che li hanno formati (Mr. Miyagi su tutti), e persino la volontà di trasmettere questi insegnamenti alle nuove generazioni. Se ci pensi, è un messaggio profondo: l’idea che imparare a lottare significhi anche imparare a controllare la rabbia, a rispettare gli avversari e, soprattutto, a capire se stessi.

L’arco perfetto

Nel corso dell’episodio finale, vediamo Daniel e Johnny collaborare come mai prima d’ora. Certo, la loro ironica ostilità non sparisce del tutto: gli scambi di battute pungenti restano la loro firma, ma si percepisce che ci sono stima e affetto reciproco. Il vero protagonista dell’ultima resa dei conti, però, è Johnny. Per quanto “Cobra Kai” ci abbia mostrato Daniel in tutta la sua evoluzione, stavolta tocca a Lawrence combattere il suo “lupo interiore,” impersonato da un avversario che sembra uscito da un film di arti marziali anni ’90: The Wolf (Lewis Tan).

Questo combattimento, un po’ frettoloso ma pur sempre ad alto impatto scenico, serve a dimostrare che Johnny è finalmente un uomo nuovo. Non combatte più per rabbia o desiderio di vendetta, ma per difendere le persone che ama, per proteggere i ragazzi che considera la sua famiglia. È una sottolineatura di quanto sia cresciuto il personaggio: da bullo egocentrico e rancoroso, a sensei premuroso e padre orgoglioso.

Daniel, dal canto suo, pronuncia una frase memorabile davanti a Terry Silver: “Cobra Kai never dies.” Può sembrare strano, ma è il simbolo che LaRusso ha accettato l’idea che anche le filosofie con cui non è d’accordo possano evolversi e dare vita a qualcosa di positivo. È un bellissimo capovolgimento: per anni, la rivalità fra i due dojo è stata netta e feroce, ma ora si apre la strada a un’interpretazione più matura, dove il confine non è più “noi contro loro,” bensì la ricerca di un equilibrio.

L’ultima inquadratura su Johnny e Daniel, finalmente complici e in pace, chiude la serie restituendoci il senso dell’intero viaggio. Non importa se la strada è stata lunga, piena di scelte sbagliate e incidenti di percorso: quello che conta è l’arrivo, e i due protagonisti hanno raggiunto una maturità che, 40 anni fa, nessuno avrebbe mai immaginato. E possiamo dire con certezza che Mr. Miyagi ne sarebbe fiero.

Ora che “Cobra Kai” si è conclusa, la serie completa è disponibile su Netflix per un rewatch senza tregua. Se ti va di rivivere ogni battaglia, ogni allenamento all’alba, ogni battutina ironica e ogni colpo proibito, sai dove cliccare. Se, invece, vuoi condividere la tua reazione a questi finali e scatenare la discussione, la sezione commenti è tutta tua. Raccontami: quale finale ti ha emozionato di più, quale personaggio avresti voluto vedere maggiormente in azione e, soprattutto, pensi che ci sia spazio per un ulteriore capitolo (magari uno spin-off dedicato a Chozen)? Fammi sapere la tua opinione: sono curioso di leggere la tua “mossa segreta”!

Tags: Cobra KaiNetflix
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