Soffia un’aria di tempesta sull’Udinese e sul tecnico Colantuono.
I friulani dopo la sconfitta, rimediata ieri pomeriggio contro la Roma, sono stati duramente contestati da una parte della tifoseria.
Al triplice fischio finale, i calciatori bianconeri sono stati chiamati sotto la curva della “Dacia Arena” per un confronto non propriamente pacifico tra una parte degli ultras e i giocatori, responsabili, a loro dire di una prestazione deludente e di aver palesato uno scarso attaccamento alla maglia. In quelli attimi di concitazione, sono volate parole grosse e si è rischiata la rissa tra alcuni supporters e Danilo. Il difensore brasiliano ha risposto a brutto muso, respingendo con vigoria le critiche piovute addosso ed è stato necessario l’intervento diplomatico di Totò Di Natale per cercare di ristabilire un clima quanto meno più tranquillo. La sconfitta contro la Roma preoccupa non solo i tifosi ma anche la società che vede la propria squadra piombare pericolosamente in piena lotta per non retrocedere. L’Udinese attualmente occupa il sedicesimo posto in classifica a quota trenta. La distanza con il Frosinone terz’ultimo è di soli quattro punti ed urge immediatamente una inversione di tendenza. Sul banco degli imputati sale ovviamente la figura del tecnico Colantuono. L’allenatore romano non è più nelle grazie del patron Pozzo che già da alcune settimane non lesina frecciatine nei suoi confronti.
L’ex tecnico dell’Atalanta ai microfoni dei giornalisti, ha difeso il suo operato, evidenziando che la sua squadra in questa stagione non ha mai occupato gli ultimi tre posti della classifica. L’obiettivo salvezza è a portata di mano ed anche se in questo girone di ritorno le cose non stanno andando per il meglio, è certo che nelle prossime settimane i suoi uomini si scrolleranno di dosso tensioni e paure per raggiungere una meritata permanenza in massima serie. Colantuono aggiunge che questa squadra non è stata affatto costruita per ottenere traguardi europei né tantomeno per stazionare nella parte sinistra della classifica. Il tecnico romano dichiara di aver lavorato fino ad ora con grande impegno e senso del dovere, ammettendo però che in questa situazione assai critica è comprensibile che i vertici societari facciano quadrato per tentare di dare una sterzata provvidenziale. La sua posizione in panchina è alquanto traballante e circolano vari nomi sui possibili successori. Si passa da Calori a De Canio, senza escludere una scelta interna con Bertotto al comando. Sicuramente nelle prossime ore lo scenario sarà più chiaro. L’aspetto che preoccupa maggiormente, oltre alla mancanza di risultati è l’assenza di grinta e mordente palesata anche nella sfida, seppur proibitiva, contro la Roma. I friulani detengono il primato, poco invidiabile, assieme al Verona, di attacco meno prolifico del campionato con soli venticinque goal all’attivo. Numeri che sollevano più di un dubbio sulle reali potenzialità dei vari Thereau e Duvan Zapata, oltre ad un Di Natale, utilizzato con il contagocce e che pare abbia intrapreso già da un po’ il viale del tramonto.
Anche ieri, la squadra è apparsa per lunghi tratti inconcludente, poco grintosa, non credibile nel fronteggiare una corazzata, come quella giallorossa. Lento il possesso palla e poco convincente la manovra. Tutti elementi che stanno conducendo l’Udinese verso un finale di stagione thrilling. Il goal di Bruno Fernandes giunto all’ 85’ rappresenta una reazione tardiva, dettata più dalla forza dei nervi che da altro. I prossimi impegni non concedono sogni tranquilli ai friulani che se la dovranno vedere contro Sassuolo e Napoli, due gare sulla carta in salita che potrebbero inguaiare ancor di più il percorso verso la salvezza. Il finale di match della “Dacia Arena” con l’affronto di una parte degli ultras ai calciatori è lo specchio di un’ambiente in ebollizione, stanco e demoralizzato dalle performance di un gruppo oramai lontano parente di quello ammirato e apprezzato nelle precedenti stagioni. Qualcosa andrà cambiato. Sicuramente l’atteggiamento in campo e la determinazione e chissà che il primo a pagare sia, come spesso accade, l’allenatore che prosegue nel difendere il suo operato ma appare sempre più solo al cospetto di una dirigenza che già da un po’ guarda altrove con ostinazione.