Diciamolo subito: Cosa sarà non è solo un film, ma un viaggio dentro l’animo umano, dove ogni scena ci obbliga a riflettere su chi siamo e su cosa conta davvero. Francesco Bruni, alla sua opera più personale, costruisce un racconto che parte da una malattia, quella vissuta in prima persona, per esplorare le sfaccettature più intime dell’esistenza. La storia di Bruno Salvati, interpretato magistralmente da Kim Rossi Stuart, è un inno alla fragilità umana e alla forza che si può trovare negli affetti più veri.
Un regista alle prese con la vita e la malattia
Bruno Salvati è un regista in crisi, sia artistica che personale. I suoi film non hanno mai conquistato il pubblico, la sua famiglia si è sgretolata e, come se non bastasse, una diagnosi di leucemia gli stravolge la vita. La trama prende avvio dal malore improvviso di Bruno e dalla scoperta di una malattia che lo obbliga a cercare un donatore di midollo osseo. Questo percorso, che potrebbe sembrare un semplice dramma medico, diventa invece l’occasione per Bruno di rivedere il proprio passato, riscoprire i legami familiari e accettare la propria vulnerabilità.
È impossibile non notare l’eco autobiografica nella scrittura di Bruni. La sua esperienza con la mielodisplasia si riflette nelle scelte narrative, ma è il modo in cui costruisce la dimensione umana del film a renderlo universale. Non è solo un racconto di malattia: Cosa sarà parla della paura di perdere tutto e della necessità di affidarsi agli altri.
Tra dramma e ironia: l’equilibrio perfetto
Bruni dimostra una capacità straordinaria di mescolare registri diversi, alternando momenti di profonda commozione a sprazzi di ironia pungente. C’è una scena, in particolare, che rimane impressa: Bruno, in ospedale, si fa rasare i capelli prima della chemioterapia mentre in sottofondo risuona Perfect Day di Lou Reed. Un contrasto potente, che sintetizza il senso del film: anche nei momenti più bui, è possibile trovare bellezza e significato.
E che dire del cameo dello stesso Bruni? Apparire come regista di un cineforum improvvisato è un tocco di classe che strappa un sorriso e aggiunge una nota meta-cinematografica al tutto. Un momento che ricorda agli spettatori quanto il cinema possa essere un atto d’amore, un modo per connettersi agli altri.
Un cast che brilla
Il successo di Cosa sarà passa anche attraverso le interpretazioni intense del cast. Kim Rossi Stuart si immerge completamente nel personaggio di Bruno, regalandoci un protagonista fragile, autentico, umano fino all’osso. La sua evoluzione è palpabile: da uomo spaventato e confuso a figura che, pur non avendo tutte le risposte, riesce a trovare un nuovo equilibrio.
Accanto a lui, Lorenza Indovina è la moglie che sembra distante ma rivela un’incredibile empatia. Barbara Ronchi, nel ruolo di Fiorella, dona al film una ventata di leggerezza e profondità al tempo stesso, mentre Fotinì Peluso e Tancredi Galli, nei panni dei figli di Bruno, sorprendono per la loro capacità di rappresentare le sfide e le contraddizioni dell’adolescenza.
Un plauso speciale va anche a Raffaella Lebboroni, che interpreta la dottoressa Bonetti con una sensibilità rara, e a Nicola Nocella, l’infermiere barese che porta una dose di calore umano e ironia in un contesto altrimenti cupo.
Un racconto visivo che emoziona
La regia di Bruni è sobria ma efficace, capace di catturare ogni sfumatura emotiva dei personaggi. Le sequenze girate a Livorno sono un perfetto esempio di come il paesaggio possa diventare un’estensione dello stato d’animo dei protagonisti. Le inquadrature del lungomare, con il loro senso di apertura e nostalgia, rimangono impresse nella mente.
Anche la colonna sonora gioca un ruolo fondamentale, con brani che amplificano le emozioni senza mai risultare invadenti. Il finale, accompagnato da Altrove di Morgan, è un pugno al cuore che lascia lo spettatore con una lacrima e un sorriso.
Fragilità e speranza: il messaggio di Cosa sarà
Se dovessi scegliere una parola per descrivere questo film, sarebbe “fragilità”. Non come debolezza, ma come forza intrinseca dell’essere umano. Bruno non è un eroe, non combatte contro la malattia come un guerriero, ma la accetta come parte della vita. E in questa accettazione trova la forza di andare avanti, di riconnettersi con la sua famiglia e con se stesso.
In un’epoca in cui la vulnerabilità è spesso vista come un difetto, Cosa sarà ci ricorda che essere fragili è ciò che ci rende umani. E che è solo abbracciando questa fragilità che possiamo davvero crescere.
Perché vedere Cosa sarà
Questo non è un film facile, ma è un film necessario. Ti fa ridere, ti fa piangere, ti fa riflettere. E alla fine, ti lascia con una domanda: cosa sarà di noi? Non è una domanda a cui si può rispondere facilmente, ma forse è proprio questo il punto.
Se sei pronto a metterti in gioco, a lasciarti toccare nel profondo e a vedere il cinema nella sua forma più sincera, Cosa sarà è il film che fa per te. E ora tocca a te: cosa ne pensi di questa storia di fragilità e rinascita? Scrivilo nei commenti!
La Recensione
Cosa sarà
Un viaggio emotivo sulla fragilità umana tra dramma e ironia, dove famiglia e speranza diventano il fulcro di un racconto sincero.
PRO
- Cosa sarà è un viaggio emotivo autentico, capace di mescolare ironia e dramma, facendo riflettere sulla fragilità umana.
- Le interpretazioni intense di Kim Rossi Stuart e di un cast straordinario rendono la storia profondamente coinvolgente e credibile.
- La regia di Francesco Bruni, sobria ma emotivamente potente, trasforma il racconto in un'esperienza visiva e narrativa unica.
CONTRO
- Se temi un film che affronta temi delicati come la malattia e le crisi esistenziali, potrebbe risultarti troppo intenso o emotivamente impegnativo.