Se ci penso, mi viene quasi nostalgia. Gli anni ’90 avevano un fascino tutto loro, come se vivessimo in un mondo dove le innovazioni c’erano, sì, ma al rallentatore. E magari era meglio così. Hai presente quando scattavi una foto senza sapere come sarebbe venuta finché non portavi il rullino dal fotografo? Oppure quando per guardare un film dovevi prima andare in un posto fisico, toccare con mano la custodia di plastica e noleggiarlo? Insomma, un’era pre-smartphone in cui tutto aveva un ritmo più pacato. Avevamo più tempo per attendere e anche per apprezzare.
Ora, siamo sinceri, c’erano momenti in cui ci veniva voglia di lanciare il modem dalla finestra perché la connessione faceva i capricci, oppure ci arrabbiavamo perché il nostro brano preferito non passava mai in radio quando volevamo registrarlo su cassetta. Ma, a guardarci indietro, era la normalità. Oggi i ragazzi hanno tutto in tasca: mappe, telefoni, film, musica, perfino i compiti (oddio, spero di no). Quindi, per farti fare un salto nel passato, ho deciso di buttare giù un elenco di cose strane (per i teenager attuali) che noi facevamo con naturalezza.
Come si viveva senza lo streaming?
Prima di Netflix, prima di Disney+, prima di qualunque altro servizio online, c’era un colosso che dominava l’universo dell’intrattenimento domestico: Blockbuster. Il mitico videonoleggio dal caratteristico logo blu e giallo. Era una specie di biblioteca per i film, dove andavi in famiglia il venerdì sera (magari dopo cena) a scegliere la videocassetta o, più tardi, il DVD da guardare sul divano. Spesso bisognava prenotare, perché se usciva un titolo nuovo, correvi il rischio di non trovarlo. E quando finalmente rientravi a casa con la tua bella custodia, ti sentivi soddisfatto come se avessi conquistato un trofeo. Adesso? Basta cliccare su un paio di pulsanti sul telecomando o sul cellulare e ti guardi quel che vuoi, quando vuoi. Comodo, sì, ma tutta la magia dell’“andare a noleggiare” è svanita.
Le mitiche VHS che andavano riavvolte
Attenzione, non erano solo i DVD. Prima ancora, esistevano le VHS, gigantesche cassette nere che contenevano il tuo film preferito. Se volevi rivedere la scena clou, dovevi riavvolgere il nastro. E guai a riportare la cassetta al negozio senza averla riavvolta: c’era perfino un adesivo con scritto “Be kind, rewind” (Sii gentile, riavvolgimi). Se avevi fretta, potevi infilare il nastro in un riavvolgitore apposta, a forma di macchinina o di scatola. E faceva un rumore infernale, sembrava un piccolo trattore in azione. Da ridere, vero? Oggi i ragazzini direbbero: “Riavvolgere? Che vuol dire?”.
Tutti in macchina, ma la cintura?
Ok, questa non è esattamente un vanto di cui andare fieri, ma negli anni ’90 capitava di salire in auto e sedersi dove capitava. Magari sul sedile posteriore senza allacciare la cintura. I più spericolati andavano perfino nel bagagliaio della station wagon (che aveva quella finestra panoramica, ti ricordi?). Oggi ovviamente sappiamo che non è il massimo in termini di sicurezza e ci guardiamo bene dal farlo. Ma allora era quasi la norma, soprattutto nei piccoli paesi: salivano in dieci su un’auto da cinque posti e via, tutti sorridenti. Per fortuna i tempi sono cambiati e adesso abbiamo capito l’importanza di essere protetti. Ma è pazzesco pensare che c’era un’epoca in cui, letteralmente, ci ammucchiavamo.
Sete? Basta bere dal tubo del giardino
Questa mi fa davvero sorridere. Quando passavi il pomeriggio a giocare a nascondino, a saltare la corda o a scorrazzare in bici, e improvvisamente ti veniva sete, che facevi? Mica andavi a cercare una bottiglietta d’acqua minerale. Facevi due passi, trovavi il tubo per annaffiare il giardino del tuo amico o del vicino e bevevi direttamente da lì. A volte l’acqua era calda come un the, perché il sole picchiava forte sul tubo, ma tu aspettavi qualche secondo e poi giù a sorseggiare. Oggi, se lo racconti a un ragazzino, ti dice: “Ma non è un po’… sporco?”. Forse sì, ma d’estate era decisamente rinfrescante (o almeno così ci sembrava).
Scivoli roventi e altalene di metallo
Oggi troviamo parchi gioco modernissimi, con strutture in plastica, tappeti morbidi, scivoli colorati che sembrano astronavi. Negli anni ’90, in molti posti, c’erano ancora i giochi in metallo. E in piena estate, con il sole cocente, se ti sedevi sullo scivolo rischiavi di ustionarti il didietro. Ma noi ci salivamo lo stesso, magari saltellando per non stare a contatto troppo a lungo. A quei tempi, era normale beccarsi un’ustione di primo grado mentre giocavi. Una bella corsa, un mega scivolo di metallo che scricchiolava e via. Ora chiunque si lamenterebbe, ma noi eravamo felici così, senza troppe storie.
La connessione a internet… rumorosa
Non so se hai mai sentito il suono di un modem dial-up che prova a connettersi. Una sorta di gracchiare elettronico misto a fischi e suoni alieni. Un concerto strano che durava quei venti, trenta secondi. E, se qualcuno in casa alzava la cornetta del telefono nel frattempo, addio connessione. Dovevi ricominciare da capo. Spesso aspettavi minuti interi solo per caricare una singola pagina web, e ti sembrava già una conquista pazzesca poter navigare (lentamente) su internet. I ragazzini di oggi? Loro aprono dieci schede di Chrome, guardano un video in streaming, ascoltano Spotify e chattano su venti gruppi contemporaneamente. Se la connessione rallenta di mezzo secondo, vanno in crisi. Eh, beata gioventù.
Ricordi i suoni e i tempi di attesa?
Te lo assicuro, erano un rito. Ti sedevi davanti al PC, pregavi che nessuno ti chiamasse al telefono, e ascoltavi quel bzz-bzz crr… beep beep. E poi, se ce la facevi a entrare, magari andavi subito in chat con gli amici o cercavi un sito per scaricare le canzoni in formato MIDI. Era un mondo completamente diverso, dove l’attesa faceva parte del divertimento.
Le mitiche “compilation fai-da-te”
Chi di noi non ha mai creato una mix tape o, in seguito, un mix CD per un amico o per la persona di cui eravamo innamorati? Registrare dalla radio richiedeva pazienza e un pizzico di fortuna. Dovevi avere la musicassetta pronta a registrare, aspettare la canzone giusta e premere REC al momento perfetto, sperando che il DJ non ci parlasse sopra (impresa quasi impossibile). E quando arrivarono i masterizzatori di CD, ci sentivamo dei piccoli ingegneri del suono. Bruciavamo un disco con 15 tracce scelte con cura. A volte, incidevamo anche titoli fatti a pennarello, con cuoricini se era per una persona speciale. Oggi tutto ciò si traduce in una playlist su Spotify da condividere con un link. Zero romanticismo, mi dispiace dirlo ma un po’ si è perso il “fatto a mano.”
Sempre in giro con la bici
Oggi vedo bambini che si fanno portare in auto anche per fare due passi. O usano gli monopattini elettrici. Ma, negli anni ’90, la bicicletta era un’estensione del corpo. Andavi ovunque: a trovare un compagno di classe, al negozietto di caramelle, al parco distante mezz’ora. E se c’era una bella discesa, ti sentivi un campione di motociclismo. Ovviamente, il casco era un optional, in molti non lo mettevano mai. Certo, era rischioso, ma noi ci sentivamo liberi. Oggi mi rendo conto che magari era un pelino azzardato, però che bellezza non avere limiti di benzina o biglietti da pagare. Pedalavi e basta.
Quando a scuola passavano i bigliettini
Ecco un’altra scena impensabile per i ragazzi che vivono di smartphone: se volevi dire qualcosa al tuo compagno di banco senza farti beccare dal prof, scrivevi un messaggio in fretta e furia e glielo passavi sotto il tavolo. Magari lo piegavi in modi assurdi per nasconderlo bene. Oppure avevi un quaderno condiviso, dove scrivevi la tua parte e poi lo passavi di nascosto, ricevendo in cambio la “risposta”. Era una forma di chat manuale, in pratica. E quando il professore sorprendeva qualcuno, erano guai: “Datemi quel bigliettino!” e lo leggeva a voce alta. Panico totale. Oggi, ovviamente, ci sono gruppi WhatsApp per ogni classe, e il biglietto è diventato un’emoji.
Il telefono: una roba che serviva a chiamare
Ti sembra assurdo, lo so, ma il telefono era fatto per parlare. Sì, parlare. Non c’era WhatsApp, non c’erano le foto da scattare in 3 secondi, niente social. Avevamo un telefono di casa, attaccato al muro, con un filo più o meno lungo. Se eri fortunato, potevi girare per tutta la stanza mentre parlavi. Se eri sfortunato, dovevi stare seduto accanto all’apparecchio, nella zona dove prendeva la linea. E c’era pure il momento di imbarazzo quando squillava e rispondeva tua madre: “Chi è?” – e magari era il ragazzo o la ragazza che ti piaceva. E se avevi un telefono cellulare, eri un marziano: i primissimi avevano schermi minuscoli, antenne giganti, e l’unico gioco interessante era Snake. Mandare un SMS costava, e dovevi pigiare più volte su ogni tasto per scegliere la lettera. Era un esercizio di pazienza infinito.
Pomeriggi interi passati al centro commerciale
Andare al centro commerciale era un rito. Era il nostro “hub” sociale, dove potevi fare shopping di vestiti, scarpe e magari fermarti a mangiare qualcosa con gli amici. I negozi di musica erano il top: potevi scorrere i CD, ascoltarne qualcuno in cuffia, scoprire artisti nuovi. E poi c’era la sala giochi, con i cabinati e le gettoniere: Street Fighter, Metal Slug, tutti quei giochi arcade che adesso trovi nelle app, se proprio li cerchi. Ma il bello era anche incontrare gente. Magari programmavi un appuntamento con gli amici: “Ci vediamo davanti all’ingresso principale alle quattro?” e restavi lì a chiacchierare, girando per i negozi senza uno scopo preciso. Oggi forse i ragazzi si trovano online. Ma quella sensazione di stare fisicamente in un luogo di ritrovo, te la ricordi?
Il noleggio di film come evento sociale
Oltre a Blockbuster, c’erano tantissimi videonoleggi locali dove trovavi film e serie tv in videocassetta. Spesso erano gestiti da persone appassionate che ti consigliavano cosa guardare. Tu entravi, guardavi le custodie colorate, chiedevi se era disponibile la commedia appena uscita, oppure un horror cult. Se la risposta era “No, è già noleggiato”, allora mettevi il tuo nome su una lista d’attesa. Poi tornavi il giorno dopo per vedere se era rientrato. Ti sembra folle? Forse sì, ma era come andare a pescare: a volte colpivi il bottino grosso, altre volte ti arrangiavi. E tutti i membri della famiglia discutevano per scegliere un solo film che andasse bene a tutti. Tempo totale dell’operazione? Mezz’oretta buona, più il tragitto per arrivare in negozio. Altro che streaming “on demand”.
Perché era così speciale?
Alla fine, dobbiamo chiederci: “Ma davvero era tutto così bello?” La risposta è che, come ogni epoca, gli anni ’90 avevano i loro pregi e difetti. Però c’era una sorta di genuinità e lentezza che permetteva di assaporare le cose. Oggi viviamo nell’istantaneo, che ha i suoi vantaggi (non fraintendermi, amo poter vedere una serie tv senza aspettare settimane!), ma magari ci toglie un po’ di quello spirito di avventura che avevamo allora. E poi, siamo sinceri, bere dal tubo del giardino o passare il pomeriggio a trovare la musica giusta per la tua compilation aveva un fascino tutto suo.
Adesso tocca a te. Ti ricordi di qualche abitudine bizzarra degli anni ’90 che non ho menzionato? O magari vuoi raccontare di quando restavi sveglio fino a tardi per registrare la canzone preferita? Se hai qualche aneddoto esilarante, sbizzarrisciti: lascia un commento e condividi con noi la tua storia.