Quando Dan Trachtenberg decide di reinventare completamente l’iconografia dei Yautja in “Predator: Killer dei Killer“, non sta solo aggiungendo varietà visiva – sta letteralmente riscrivendo le regole di uno dei franchise più iconici del cinema sci-fi. Il regista di “Prey“, tornato alla regia insieme a Josh Wassung, ha scelto di abbandonare la formula consolidata che per decenni ha mostrato Predator sostanzialmente identici, optando invece per una diversità che riflette la complessità di una specie aliena vera.
Il sesto film della saga, disponibile su Hulu, segna una svolta epocale non solo per il passaggio all’animazione – realizzata da The Third Floor studio – ma soprattutto per l’approach completamente nuovo alla rappresentazione degli hunter alieni. Invece dei soliti Yautja tutti praticamente identici che abbiamo visto nei film precedenti, “Killer dei Killer” presenta una gamma di alien designs che va da ninja agili e scattanti a berserker che sembrano veri e propri tank ambulanti.
“Siamo stanchi di vedere pianeti come Kashyyyk dove tutti i Wookiee sono praticamente dei Chewbacca che se ne stanno in giro“, ha spiegato Trachtenberg in un’intervista esclusiva, criticando apertamente l’approccio di Star Wars alla diversity aliena. “Alcuni hanno la pelliccia un po’ grigia, altri no, ma sono tutti fondamentalmente Chewbacca“. È una critica che colpisce nel segno e che rivela la philosophical approach dietro questa reinvention del franchise.
L’anthological setup del film – che smash insieme tre time periods diversi e characters attraverso epic confrontations che attraversano i secoli – permette di mostrare questa varietà in modo organico e narratively functional.
La filosofia anti-Star Wars di Trachtenberg
Il regista non si limita a criticare superficialmente il universe di George Lucas, ma va al cuore del problema del world-building lazy. “Un pianeta di ghiaccio. L’intero pianeta è ghiaccio, invece di no, proprio come noi, abbiamo ghiaccio su questa parte del pianeta“, spiega, evidenziando come la tendenza a creare biomes monocromatici sia scientificamente unrealistic e creatively limiting.
L’exception che Trachtenberg acknowledges è Pandora di James Cameron: “È la cosa eccitante di Pandora, è che tratta le cose planetarie in modo un po’ più realistico. Ovviamente, James Cameron è il maestro di quello“. È interessante notare come un regista contemporaneo recognize l’influence di Cameron non solo nell’action filmmaking, ma anche nel scientific accuracy del world-building.
Questa philosophy ha guidato completamente l’approach di The Third Floor studio nell’animation process. Invece di replicare designs familiar, hanno taken “big swings” visually, creando Yautja che sono individual quanto gli esseri umani.
La diversità come realistic representation
“Penso che a livello di specie, dovrebbero essere vari almeno quanto lo siamo noi“, spiega Trachtenberg, articulating un principle che sembra obvious ma che è rarely implemented nel sci-fi cinema. È un approach che transforms i Predator da generic alien threats a individuals con distinct characteristics, fighting styles e personalities.
Questa variation non è solo cosmetic – influences direttamente il behavior e le tactics di ogni Yautja. I ninja-like hunters utilizzano stealth e agility, mentre i berserker puntano su brute force e overwhelming firepower. È strategic diversity che rende ogni encounter unique e unpredictable.
L’anthropological approach di Trachtenberg treats i Yautja come una true civilization con internal variation, non come una monolithic alien species. È sophisticated storytelling che elevates il franchise oltre il semplice monster movie.
L’estetica Frazetta incontra Sparta
Il regista describes la Yautja culture come “una combinazione dell’estetica Frank Frazetta/Conan e quelle fibre mescolate con una cultura spartana che si vanta di forza e brutalità“. È una fusion fascinating che combines fantasy art classic con historical warrior culture.
Questa aesthetic philosophy explains non solo il visual variety dei Predator, ma anche il loro code behavioral. Non sono random killers – sono warriors che seguono rules specific e traditions ancient. È character development che adds depth al lore del franchise.
L’influence di Frank Frazetta è particularly evident nei designs più imposing, mentre l’element spartan emerges nel emphasis su physical prowess e honorable combat. È cultural synthesis che works perfectly per una species warrior.
L’impatto dell’animazione sulla creatività
Il shift all’animazione ha liberated Trachtenberg dalle limitations del live-action filmmaking. Animation allows per designs più extreme e action sequences che sarebbero impossible o prohibitively expensive nel live-action.
The Third Floor studio ha demonstrated che l’animation può essere un medium legitimate per il franchise, non solo un cheaper alternative. La quality del work è evident in ogni frame, con attention ai details che rivals i best animated features.
Questo success potrebbe open doors per future animated installments del franchise, expanding le creative possibilities per storytellers future.
Il futuro con Predator Badlands
L’upcoming “Predator: Badlands“, in uscita il 7 novembre 2025, promette di explore questa diversity Yautja nel live-action. Se il film ci porterà davvero su un pianeta Yautja, potremmo vedere applied in live-action i principles established in “Killer dei Killer”.
Trachtenberg ha demonstrated con questo animated project che il Predator franchise ha ancora enormous potential per growth e innovation. La key è treating i Yautja come complex beings rather than generic monsters.
L’eredità di una nuova visione
“Predator: Killer dei Killer” represents più di un semplice animated experiment – è una proof of concept per future installments del franchise. Demonstrates che audiences sono ready per more sophisticated storytelling e character development.
La willingness di Trachtenberg di challenge established formulas e draw inspiration da outside sources shows una maturity creative che il franchise needed. È exactly il tipo di fresh perspective che può revitalize una property classic.
Tu cosa ne pensi di questa reinvention dei Predator? Credi che Trachtenberg abbia ragione a criticare l’approach di Star Wars agli alieni, o pensi che la consistency visual sia più important della variety? Scrivimi nei commenti – sono curioso di sapere se anche tu preferisci diverse alien species o il classic look uniform!