Venerdì sera, una scena ormai fin troppo comune si è svolta nel cuore di Milano. Un’auto di lusso, un Mercedes Classe G AMG da oltre 200mila euro, si ferma davanti a un posto di blocco della polizia locale tra Corso 22 Marzo e Viale Corsica. A bordo non ci sono imprenditori di successo o star della musica con un’immagine impeccabile, ma due trapper noti più per i loro trascorsi criminali che per i loro brani: Simba La Rue e Baby Gang. Il risultato? Una nuova denuncia per guida senza patente, possesso di droga e violazione della sorveglianza speciale.
Questa vicenda non è solo l’ennesimo episodio di un artista che finisce nei guai con la giustizia, ma è il segnale di una cultura tossica che si sta diffondendo sempre più tra i giovani. Fino a quando dobbiamo tollerare questi personaggi che, anziché essere esempi positivi, alimentano una narrazione fatta di illegalità e violenza?
Trapper o criminali? La faida tra Simba La Rue e Baby Touché
La cronaca ha ormai abituato il pubblico a leggere di faide tra trapper, non per battaglie musicali a colpi di barre e flow, ma per spedizioni punitive e aggressioni violente. Simba La Rue, all’anagrafe Mohamed Lamine Saida, è stato condannato per un’aggressione risalente al marzo 2022, quando pestò brutalmente un membro della crew del rivale Baby Touché. Poco tempo dopo, lui stesso finì vittima di un attacco a coltellate in provincia di Bergamo.
Ecco il punto: queste non sono faide artistiche, ma regolamenti di conti degni della criminalità organizzata. Scontri tra bande, regolamenti di conti e sparatorie: è davvero questa la musica che vogliamo che i nostri ragazzi ascoltino e idolatrino?
Simba La Rue: senza patente e con droga a bordo
Nonostante la condanna definitiva della Cassazione, Simba La Rue non è in carcere. Motivo? Le sue condizioni di salute a seguito dell’aggressione subita. Un paradosso che ha permesso al trapper di essere alla guida di un’auto di lusso senza patente, violando anche i termini della sorveglianza speciale a cui è sottoposto.
La situazione è peggiorata quando gli agenti hanno perquisito il veicolo: un grammo di hashish addosso a lui e quasi un etto e mezzo di marijuana in 70 bustine nell’auto. Sappiamo tutti a cosa servono bustine di questa dimensione: spaccio. Eppure, nonostante i precedenti e il palese reato, Simba La Rue continua a girare libero per Milano.
Baby Gang e l’apologia della criminalità sui social
Non contento del fermo da parte delle autorità, Baby Gang, all’anagrafe Zaccaria Mouhib, ha deciso di trasformare l’episodio in un contenuto social, facendo una diretta Instagram per documentare il fermo. Un gesto che dimostra l’assoluta mancanza di rispetto per la legge e per le istituzioni.
Baby Gang non è nuovo a episodi del genere. Condannato insieme a Simba La Rue per una sparatoria avvenuta nell’estate del 2022 in Corso Como, il trapper ha più volte manifestato la sua ostilità nei confronti delle forze dell’ordine, alimentando una retorica vittimistica che giustifica il crimine.
Il vero problema: il modello tossico dei trapper criminali
E qui arriviamo al punto centrale: questi personaggi stanno influenzando un’intera generazione, proponendo un modello fatto di illegalità, arroganza e disprezzo per le regole. Il trap è un genere musicale nato per raccontare la vita di strada, ma in Italia si è trasformato in un’esaltazione della delinquenza e dell’illegalità.
Non è un caso se negli ultimi anni abbiamo assistito a un’esplosione del fenomeno delle baby gang, gruppi di adolescenti che emulano i comportamenti di questi trapper e finiscono per commettere rapine, aggressioni e atti di vandalismo. Quando i loro idoli vengono fermati con auto di lusso e droga, senza patente e con precedenti penali, il messaggio che passa è devastante: essere fuori legge è figo, è da vincenti.
Serve un cambio di rotta: pene severe e meno tolleranza
La domanda sorge spontanea: perché individui con simili precedenti continuano a girare liberi? Perché chi viene condannato per reati gravi come aggressioni e sparatorie può ancora permettersi il lusso di non rispettare la legge? In un Paese serio, Simba La Rue dovrebbe già essere in carcere, e una volta scontata la pena, espulso dall’Italia.
Le istituzioni devono prendere una posizione chiara: basta con questa narrazione tossica. Se la musica trap vuole esistere, che lo faccia senza incitare alla criminalità. E se chi fa trap si comporta da criminale, deve pagarne le conseguenze. Niente più impunità, niente più giustificazioni.
Conclusione: vogliamo davvero tollerare ancora tutto questo?
Dobbiamo porci una domanda molto seria: quanto ancora vogliamo tollerare questi pessimi esempi per i giovani? Quanti altri Simba La Rue e Baby Gang dobbiamo vedere fermati dalla polizia con droga e senza patente, prima di dire basta? Quante altre baby gang devono seminare il panico nelle città, convinte che la vita da fuorilegge sia un’aspirazione legittima?
È ora di cambiare rotta. Non possiamo più permettere che questi trapper criminali continuino a spacciarsi per artisti e idoli delle nuove generazioni. Se non vogliamo che la nostra società si riempia di piccoli delinquenti che sognano di emulare i loro idoli, dobbiamo smettere di celebrare questi personaggi e iniziare a pretendere giustizia e rigore.
E tu, cosa ne pensi? Dovrebbero essere puniti con più severità questi trapper che continuano a infrangere la legge? Dicci la tua nei commenti!