Ti è mai capitato di ricevere un messaggio inquietante da uno sconosciuto? Beh, dopo aver visto Drop: Accetta o rifiuta, probabilmente controllerai due volte ogni notifica che arriva sul tuo telefono. Christopher Landon torna dietro la macchina da presa con un thriller che sa esattamente cosa vuole fare: tenerti con il fiato sospeso per 95 minuti senza mai mollare la presa.
Un appuntamento che diventa un incubo
Meghann Fahy, che tutti ricordiamo per “The White Lotus”, interpreta Violet, una donna che ha alle spalle un passato di violenza domestica. Il padre di suo figlio Toby (Jacob Robinson) è morto in circostanze misteriose – e il film si diverte a tenerci sulle spine su cosa sia realmente accaduto quella notte. Dopo anni di isolamento, Violet decide finalmente di rimettersi in gioco e accetta un appuntamento con Henry (Brandon Sklenar di “1923”), un uomo affascinante che ha conosciuto via chat.
La location? Palate, un ristorante chic di Chicago con vista mozzafiato sulla città. Sembra la serata perfetta, vero? Ecco, ti sbagli di grosso.
Quando la tecnologia diventa un’arma
Il plot twist arriva attraverso DigiDrop, un’app che permette di inviare messaggi anonimi a chi si trova nel raggio di 50 piedi. Quello che inizia come innocui meme si trasforma rapidamente in un incubo: qualcuno nel ristorante sta minacciando di uccidere il figlio e la sorella di Violet se non obbedirà ai suoi ordini.
Jillian Jacobs e Chris Roach costruiscono una sceneggiatura che funziona come un orologio svizzero. Il high concept è semplice ma efficace: due location principali, pochi personaggi, massima tensione. È il classico thriller bottle episode che dimostra come non servano effetti speciali milionari per creare suspense autentica.
La forza di Meghann Fahy
Fahy porta sullo schermo una performance di screen presence pura. Non è facile sostenere un film praticamente da sola, ma lei ce la fa con una naturalezza che ti fa dimenticare che stai guardando una finzione. La sua Violet è una survivor che deve affrontare di nuovo l’incubo di essere intrappolata, e l’attrice riesce a trasmettere ogni sfumatura di paura, determinazione e disperazione.
Landon dimostra di aver imparato dai suoi precedenti “Happy Death Day” e “Freaky”, ma stavolta abbandona quasi completamente la vena comica per concentrarsi su un thriller psicologico più maturo. Il ritmo serrato è sostenuto dal montaggio chirurgico di Ben Baudhuin e dalla colonna sonora di Bear McCreary – sì, quello di “The Walking Dead” – che sa quando calcare la mano e quando lasciare che sia il silenzio a parlare.
Un microcosmo di tensione sociale
Quello che rende Drop più interessante di tanti thriller generici è il suo sottotesto sociale. La storia di Violet diventa una metafora potente di come le donne vittime di violenza spesso si trovino intrappolate in sistemi che non le ascoltano. Quando prova a chiedere aiuto, nessuno riesce davvero a cogliere i suoi segnali di disperazione.
Sklenar interpreta Henry con quella giusta dose di ambiguità che ti fa sempre domandare se sia davvero il principe azzurro o se nasconda qualcosa di più oscuro. È un personaggio scritto intelligentemente, che evita i cliché del “maschio alpha che salva la damigella”.
I piccoli difetti di una grande macchina
Diciamocelo: se ti metti ad analizzare troppo a fondo il piano del villain, alcune cose non tornano perfettamente. Il plot ha qualche convenienza narrativa di troppo e il reveal finale potrebbe essere più sorprendente. Ma sai cosa? Durante la visione non te ne accorgi nemmeno, perché sei troppo preso dalla tensione.
Il verdetto finale
Drop è quello che i critici americani chiamano un “efficient thriller” – un film che sa cosa vuole fare e lo fa bene, senza fronzoli o pretese artistiche eccessive. È costruito come un rollercoaster cinematografico: ti porta in alto lentamente, poi ti fa precipitare senza pietà.
Non è il thriller dell’anno, ma è sicuramente uno di quei film che ti fanno riscoprire il piacere del cinema di genere fatto come si deve. Landon conferma di essere un regista da tenere d’occhio, e Fahy dimostra che il passaggio dalla televisione al cinema può essere vincente quando si ha vero talento.
Hai mai ricevuto messaggi strani da sconosciuti? Raccontaci la tua esperienza nei commenti – ma magari evita di farlo mentre sei al ristorante!
La Recensione
Drop: Accetta o rifiuta
Drop è un thriller efficiente che sfrutta la tecnologia contemporanea per creare tensione autentica. Meghann Fahy regala una performance magnetica in un film che sa perfettamente come funziona la suspense cinematografica. Christopher Landon costruisce un incubo claustrofobico che non ti molla fino all'ultimo frame.
PRO
- Meghann Fahy in stato di grazia: la sua performance è pura screen presence, capace di sostenere tutto il film sulle sue spalle
- Thriller old school efficace: costruzione narrativa solida che privilegia la tensione psicologica agli effetti speciali
- Sottotesto sociale intelligente: la storia funziona anche come metafora delle donne intrappolate in sistemi che non le ascoltano
CONTRO
- Plot con alcune incongruenze: il piano del villain non regge completamente a un'analisi approfondita
- Reveal finale prevedibile: il colpo di scena conclusivo non è all'altezza della tensione costruita




