Dietro ogni concerto che lascia il pubblico a bocca aperta c’è un lavoro certosino di styling che spesso passa inosservato. Ma quando si tratta del Radical Optimism Tour di Dua Lipa, parlare solo di “costumi” è riduttivo: siamo di fronte a una sfilata di alta moda itinerante che attraversa continenti, maison leggendarie e cambi d’abito coreografati al secondo. In un video per Vogue girato ad Atlanta, Dua Lipa e Lorenzo Posocco – suo stylist e amico da dieci anni – hanno aperto le porte del backstage per mostrarci i look che compongono questo spettacolo visivo. E quando scopri che un body di Chanel pesa sette chili o che l’abito Schiaparelli dei Golden Globe non permetteva di sedersi, capisci che fare la popstar non è esattamente una passeggiata.
La collaborazione tra Dua e Lorenzo è iniziata a Londra nel 2015, durante uno shooting per una rivista italiana. “È stato amore a prima vista”, racconta la cantante, descrivendo quell’immediata sintonia creativa che li ha portati a lavorare fianco a fianco per un decennio. Lorenzo aveva già esperienza nel settore, ma insieme hanno costruito un’estetica che mescola riferimenti vintage, haute couture contemporanea e quella dose di audacia necessaria per trasformare una performance dal vivo in un evento memorabile. Il concept del Radical Optimism Tour ruota attorno agli elementi naturali: acqua, fuoco, aria, e ovviamente un richiamo costante allo spazio – tema ricorrente nella discografia di Dua. Lo spettacolo è strutturato in cinque atti, ma con aggiunte e sottrazioni durante le varie sezioni si arriva a circa sette o otto cambi di look totali. Ogni outfit deve funzionare su più livelli: essere abbastanza scenografico per un’arena, raccontare la narrativa dell’album, e – dettaglio non secondario – permettere a Dua di ballare, cantare e sopravvivere a cambi lampo che richiedono una precisione chirurgica.
Jean Paul Gaultier: quando il cuoio diventa vintage sul palco
Il tour si apre con un body corsetto in pelle dorata firmato Jean Paul Gaultier, un pezzo che secondo Dua “brilla così tanto che non serve aggiungere gioielli o accessori”. È il look nella sua interezza, punto. Ma c’è un dettaglio che Lorenzo e Dua adorano particolarmente: il modo in cui la pelle si consuma e si piega con l’uso, acquisendo quella patina vintage che conferisce al capo un’anima vissuta. “Mi piace quella sensazione”, confessa Dua, “perché lo fa sembrare quasi d’epoca”. È un approccio interessante alla moda da palcoscenico: invece di cercare la perfezione immacolata, si abbraccia l’usura come elemento estetico. La palette iniziale del concerto gioca su toni pastello satinati con effetti acquatici, culminando nella seconda canzone “End of an Era” con l’aggiunta di piume. Acqua, aria, leggerezza cromatica: tutto costruisce quell’atmosfera da showgirl anni Quaranta-Cinquanta che Lorenzo definisce “magica”. Creare qualcosa che funzioni visivamente su un grande palco con luci e proiezioni non è semplice, ma questo primo segmento riesce a essere femminile, romantico e allo stesso tempo potentissimo.
Gucci e il richiamo a Future Nostalgia
Il secondo atto porta in scena Gucci, sostituendo i body Valentino ricoperti di cristalli Swarovski che caratterizzavano le prime tappe del tour. C’è un momento iconico con una sedia – elemento scenico che i fan del tour conoscono bene – e l’outfit si sposa perfettamente con le immagini burlesque in bianco e nero proiettate sugli schermi. Quando la performance scivola in “Levitating” e l’estetica vira verso il cosmo, l’abito sembra fondersi con lo sfondo, creando quell’effetto immersivo in cui artista e scenografia diventano un’unica entità visiva. È anche un omaggio sottile a “Future Nostalgia”, l’era precedente di Dua che aveva già esplorato immaginari spaziali e futuristici. Questo tipo di continuità narrativa tra progetti diversi è quello che distingue un’artista che pensa al proprio percorso in termini di costruzione estetica coerente, non solo di singoli successi commerciali.
La sezione band: ritorno alle origini con giacca e reggiseno
Uno dei momenti preferiti di Dua è la sezione con la band, un segmento più intimo nel mezzo dell’arena che riporta alle radici. “È davvero da lì che è iniziato tutto”, spiega, ricordando i primi tour minuscoli dove il look consisteva in una giacca, un reggiseno e pantaloni larghi. Questo show è un viaggio nella memoria, un modo per onorare il percorso fatto senza dimenticare da dove si è partiti. In un’epoca in cui i concerti pop tendono a essere mega-produzioni con effetti speciali e coreografie robotiche, ritagliarsi uno spazio per suonare con la band in modo diretto e umano è una scelta coraggiosa. E vestirsi con un’estetica che richiama quegli esordi è il modo perfetto per sottolineare il contrasto tra l’intimità del momento e la grandiosità dello stadio.
Chanel da sette chili: soffrire per la moda (letteralmente)
Ed eccoci alla parte club dello show, dove le luci si abbassano e serve qualcosa che catturi l’occhio anche in condizioni di scarsa visibilità. Dopo aver collaborato con The Attico e Courrèges nelle tappe precedenti, per il tour americano Dua e Lorenzo hanno scelto Chanel. E che Chanel: un body che pesa circa sette chili, gloves inclusi. “È un vero allenamento di per sé”, ammette Dua con una risata. L’ispirazione viene da un look Christy Turlington degli anni Novanta, un pezzo d’archivio che Lorenzo ha reinterpretato per il palco. C’è anche una collana pesantissima, ma secondo Dua “è troppo figo per non farlo. Farei letteralmente qualsiasi cosa per la moda”. Una dichiarazione che riassume perfettamente l’atteggiamento necessario per portare haute couture su un palco: devi essere disposta a soffrire un po’. Ma quando il risultato brilla come quel Chanel sotto le luci del club, ne vale assolutamente la pena.
Balenciaga e il cappotto impossibile
La collaborazione con Balenciaga introduce un elemento di complessità ulteriore: le scarpe sono attaccate alle calze (con modifiche elastiche per evitare che il piede voli via durante le coreografie), e c’è un reggiseno coordinato con una silhouette impeccabile. Ma la vera sfida è il cappotto. “È davvero, davvero pesante”, sottolinea Dua. Il momento critico? Quando viene sospesa a mezz’aria indossando questo cappotto e deve comunque eseguire i suoi movimenti. Lorenzo, guardando le prove, ha capito che abbinare quel cappotto con le fiamme sullo sfondo era troppo iconico per rinunciarvi. “È troppo divertente per non soffrire un po’”, conclude Dua con filosofia. Lorenzo, dal canto suo, ammette candidamente: “Bello per me, ma non so per lei”. La moda come spettacolo visivo contro la moda come esperienza fisica: un dilemma antico quanto il teatro stesso.
Schiaparelli: dall’impossibilità dei Golden Globe alla libertà del palco
Il gran finale è affidato a Schiaparelli, e qui la storia si fa interessante. Dua aveva già indossato un abito della maison ai Golden Globe, quello con la gabbia toracica e i dettagli a specchio che aveva fatto impazzire il red carpet. Unico problema: non poteva sedersi. “Non ci ho pensato nemmeno per un secondo”, racconta Dua ridendo. Quando è arrivato il momento di accomodarsi, si è resa conto che l’unica opzione era sdraiarsi. “Ho passato tutti i Golden Globe in orizzontale”, confessa. Per il tour, quindi, la collaborazione con Daniel Roseberry di Schiaparelli è stata guidata da un obiettivo preciso: creare un pezzo couture altrettanto spettacolare ma in cui Dua potesse “fare le capriole”. La gabbia viene dall’archivio Schiaparelli, i ricami sono ispirati alle collezioni recenti, e il risultato è un costume da encore che ogni sera la fa sentire fortunata.
I cambi lampo: una danza coreografata
Dietro la magia visiva c’è una macchina organizzativa impressionante. I cambi costume sono cronometrati al secondo, con prove infinite per perfezionare ogni movimento. “Sono completamente nuda durante i quick change”, spiega Dua senza imbarazzi. È una danza coreografata: ogni pezzo viene tolto in un ordine preciso, c’è una sequenza studiata per reggiseno, pantaloni, accessori. Ora che il tour è rodato, hanno addirittura tempo di buffer. Lorenzo ammette di non essere tagliato per quel lavoro: “Ho la visione, ma finisce lì”. Per trucco e capelli, la filosofia è coerenza: capelli sexy che si muovono bene durante lo show (e che diventano ancora meglio quando Dua suda), makeup con influenze disco, tanto glitter e shimmer sulle labbra. Anche i costumi dei ballerini seguono la stessa palette cromatica e silhouette di Dua, ma in versione diversa: devono essere parte del quadro complessivo senza rubare la scena.
E tu, quale di questi look ti ha conquistato di più? Saresti disposto a soffrire sette chili di Chanel per brillare sul palco? Raccontaci nei commenti qual è il tuo momento fashion preferito del Radical Optimism Tour.




