La dieci giorni azzurra è volata via tra polemiche, tweet, presunte minacce e due pareggi contro Bulgaria ed Inghilterra che consegnano alla ribalta della cronaca due protagonisti speciali: Eder e Pellè. Il primo, attaccante blucerchiato, italo-brasiliano, dal nonno trevigiano, ha rappresentato il pomo della discordia sulla questione oriundi. Alle critiche di Mancini, ha risposto con un goal prestigioso e preziosissimo a Sofia, regalando un pareggio importante in ottica qualificazione agli europei di Francia 2016. Eder è stata la scommessa vinta da Conte, la scelta dell’oriundo che ha sottolineato come nelle nostre squadre di club nel campionato italiano si faccia sempre meno ricorso agli italiani “puri” come qualcuno ha lasciato intendere. Squadre sempre più imbottite di stranieri, in primis lo stesso club di Roberto Mancini, che tutto d’un tratto ha sfoggiato un fare patriottico, sottolineando come nella nazionale debbano giocare solo i calciatori nati in Italia. Un’esternazione che non è stata molto gradita dal c.t. azzurro Conte e che comunque lascia più di una perplessità in quanto il tecnico di Jesi guida una squadra, l’Inter, dove gli italiani che scendono in campo la domenica sono,in ottica ottimistica, uno su undici. Il made in Italy ha sempre meno appeal soprattutto all’interno dei nostri confini e quindi Eder è la naturale conseguenza di questa politica. Altra faccia della stessa medaglia, che mette in luce la scarsità di lungimiranza dei nostri club prende il nome di Graziano Pellè. L’attaccante pugliese, ieri sera in goal con un perentorio colpo di testa su assist preciso di Chiellini, ha propiziato il vantaggio azzurro nell’amichevole contro l’Inghilterra poi finita in parità,1-1. I numeri sono dalla parte di Pellè, tre partite giocate in nazionale, due delle quali dal primo minuto e due le reti messe a segno, contro Malta e Inghilterra per l’appunto.
Tutti ad abbracciare EderQuesto attaccante portentoso e dallo stile anni cinquanta, non è stato affatto profeta in patria, dal girovagare nello stivale senza troppo successo tra Lecce, Parma e Sampdoria, ecco esplodere e dimostrare a pieno le sue caratteristiche da vero centravanti d’area di rigore che non perdona nel Feyenoord ed ora nella Premier League con la maglia del Southampton. Anche in questo caso gran parte del merito è da attribuire ad Antonio Conte, reo di aver creduto in questo centravanti, di averlo convocato, di prenderlo costantemente in considerazione e lanciarlo verso traguardi che più gli appartengono. Anche qui sorge una domanda spontanea, possibile che in tutti questi anni nessun club italiano di un certo livello abbia messo gli occhi su questo centravanti dal fisico da corazziere e dallo spiccato senso del goal?. Per adesso Pellè ha dichiarato di stare bene in Inghilterra e ha affermato che gli piacerebbe tornare a giocare in Italia solamente qualora ristrutturassero gli stadi che a suo dire appaiono obsoleti a confronto delle strutture presenti nella Premier, ed ha elogiato lo Juventus Stadium, come vetrina del calcio italiano, con un impianto moderno e al passo con i tempi.
Questi due attaccanti, l’uno criticato per essere stato convocato in qualità di “oriundo”, l’altro, accolto tra l’indifferenza generale, si sono imposti in queste due partite in maglia azzurra e hanno sottolineato i limiti del nostro campionato e sono apparsi la reale conseguenza di tutto cio’ che non va nel nostro torneo, della nostra serie A che palesa limiti, contraddizioni negli organici e scarso appeal verso il made in Italy costretto a cercare fortuna all’estero.