Un titolo che provoca, una verità che libera. Il 13 giugno 2025 Elisa torna con “Sesso debole”, un brano che fin dal titolo sfida convenzioni e stereotipi di genere, trasformando un’espressione tradizionalmente denigratoria in manifesto di forza artistica. Prodotto dalla stessa Elisa insieme ad Andrea Rigonat e okgiorgio, il pezzo si presenta come una confessione intima e universale che esplora le dinamiche relazionali contemporanee attraverso la lente dell’autenticità versus le aspettative.
La cantautrice friulana dimostra ancora una volta la sua capacità di maneggiare temi complessi con apparente semplicità, creando un brano che suona immediato all’orecchio ma rivela strati di significato sempre più profondi ad ogni ascolto. Non è solo una canzone sulla vulnerabilità femminile: è un’esplorazione del gap tra ciò che siamo realmente e ciò che gli altri pensano di noi, tra i nostri bisogni autentici e le proiezioni altrui.
Un incipit tra arte e vulnerabilità
“Noi / Tra le stelle di Mirò / Sento freddo e tu di più / Poi mi provoci anche tu” – l’apertura del brano ci catapulta immediatamente in una dimensione artistica e sensoriale. Il riferimento a Joan Miró non è casuale: le sue opere, astratte ma cariche di emotività, diventano cornice per una relazione altrettanto complessa e sfuggente.
Il gioco di temperature (“Sento freddo e tu di più”) introduce un elemento di reciprocità nella fragilità: non è solo lei a sentire freddo, ma entrambi vivono questa condizione di esposizione emotiva.
“Ho la pelle sul gilet / Come pelle anche se / Sarei il sesso debole” – questi versi giocano con l’immagine della protezione (il gilet come barriera) e l’ammissione ironica di essere il “sesso debole”. È qui che Elisa ribalta il concetto: riconoscere la propria vulnerabilità diventa un atto di forza, non di debolezza.
Il Tagadà come metafora esistenziale
“Commenta pure qua / È un Tagadà” – il riferimento alla giostra che gira vorticosamente è perfetto per descrivere una relazione instabile. Il Tagadà è divertimento e paura insieme, controllo e perdita di equilibrio: esattamente quello che caratterizza molte relazioni moderne.
Il pre-ritornello introduce un elemento di consapevolezza dolorosa: “Non va bene, lo so / Fermarci mai / Come i supereroi / Ma gira che ti gira / Mi sbagliavo lo stesso”. La metafora dei supereroi che non si fermano mai diventa amara quando si applica a una relazione disfunzionale: il non fermarsi diventa ossessione piuttosto che virtù.
Il ritornello: tempo, fiducia e aspettative
“C’ho messo, messo, messo, messo, messo, messo, messo un po’ / C’ho messo un po’ per fidarmi di te” – la ripetizione ossessiva di “messo” enfatizza quanto tempo ed energia siano stati necessari per costruire la fiducia. Non è stato immediato, non è stato facile.
“Che va bene, però lo sai che a me sta tutto / Stretto, stretto, stretto, stretto, stretto come non lo so” – l’immagine del “tutto stretto” è fisicamente claustrofobica: descrive la sensazione di chi si sente soffocato dalle aspettative e dalle dinamiche relazionali.
“E chissà cosa pensavi di me / Che volessi Malibu, ma a me bastava un’houseboat” – questa è forse la rivelazione più potente del brano. Malibu rappresenta il lusso, le aspettative grandiose, lo status symbol; l’houseboat è semplicità, autenticità, il galleggiare insieme senza ostentazione. È il gap tra ciò che l’altro proiettava su di lei e i suoi bisogni reali.
La seconda strofa: dal freddo al caldo
“Forse il fuoco di un falò / Sento caldo e tu di più / Ma ora provochi anche tu” – la progressione dal freddo della prima strofa al caldo della seconda suggerisce un’evoluzione emotiva. Il falò porta calore ma anche il rischio di scottarsi.
“Tra la neve e uno chalet / Un rifugio sei per me / Sbaglio quando penso che / Qualcosa cambierà / E non mi va” – l’immagine dello chalet come rifugio introduce l’ambivalenza dell’amore: protezione e trappola insieme. La consapevolezza che “qualcosa cambierà” diventa fonte di ansia piuttosto che di speranza.
L’evoluzione dei pre-ritornelli
Il secondo pre-ritornello mantiene la struttura ma cambia un dettaglio cruciale: “Forse non hai mira / Ma mi hai presa lo stesso”. Da errore deliberato (“Mi sbagliavo lo stesso”) a colpo fortunato (“mi hai presa lo stesso”): è l’evoluzione della percezione della relazione, dalla self-blame al riconoscimento di una dinamica più complessa.
Le variazioni del ritornello: dall’aspettativa ai ricordi
Nel corso del brano, il ritornello evolve: da “Che volessi Malibu, ma a me bastava un’houseboat” si passa a “All’inizio però mi sorridevi spesso”. È il passaggio dall’incomprensione al ricordo di tempi migliori, dalla rivelazione dei malintesi alla nostalgia per l’autenticità perduta.
Il bridge e l’outro: la ripetizione come ossessione
Il bridge con i suoi “la la la” e la ripetizione di “spesso” crea un effetto ipnotico che rispecchia l’ossessione per quei sorrisi iniziali. Era “spesso” che sorrideva, e ora quella frequenza è diventata memoria dolorosa.
Un brano che sfida e consola
“Sesso debole” riesce nell’intento di scardinare gli stereotipi proprio utilizzandoli. Elisa si appropria dell’etichetta per svuotarla di significato negativo e riempirla di nuova forza. La vulnerabilità diventa onestà, la semplicità dei bisogni diventa autenticità.
Dal punto di vista produttivo, il lavoro di Elisa, Andrea Rigonat e okgiorgio crea un sound che bilancia intimità e apertura, supportando perfettamente il messaggio del testo senza sovrastarlo.
Il brano parla a chiunque si sia mai sentito incompreso nelle proprie aspettative, a chi ha scoperto che la propria semplicità veniva scambiata per pochezza, a chi ha imparato che a volte bastano un’houseboat e sorrisi frequenti per essere felici, mentre gli altri proiettano su di noi bisogni di grandeur che non ci appartengono.
“Sesso debole” si configura così come un inno all’autenticità che non ha paura di riconoscere la propria vulnerabilità, trasformandola in punto di forza e in occasione di connessione autentica con chi sa riconoscere il valore della semplicità.
E tu, ti sei mai sentito incompreso nei tuoi bisogni più semplici? Hai mai vissuto la frustrazione di chi ti proiettava addosso aspettative che non ti appartenevano? Condividi nei commenti se anche tu hai mai dovuto spiegare che ti bastava “un’houseboat” quando gli altri pensavano volessi “Malibu” – siamo curiosi di sapere come gestisci il gap tra le tue autentiche necessità e le aspettative altrui!
Il testo di Sesso debole
[Intro]
La la la la la
La la la la la
La la la la la
La la la la la
La la la la
La la la la
La la la la
La la la la
[Strofa 1]
Noi
Tra le stelle di Mirò
Sento freddo e tu di più
Poi mi provochi anche tu
Ho la pelle sul gilet
Come pelle anche se
Sarei il sesso debole
Commenta pure qua
È un Tagadà
[Pre-Ritornello 1]
Non va bene, lo so
Fermarci mai
Come i supereroi
Ma gira che ti gira
Mi sbagliavo lo stesso
[Ritornello]
C’ho messo, messo, messo, messo, messo, messo, messo un po’
C’ho messo un po’ per fidarmi di te
Che va bene, però lo sai che a me sta tutto
Stretto, stretto, stretto, stretto, stretto come non lo so
E chissà cosa pensavi di me
Che volessi Malibu, ma a me bastava un’houseboat
[Strofa 2]
Forse il fuoco di un falò
Sento caldo e tu di più
Ma ora provochi anche tu
Tra la neve e uno chalet
Un rifugio sei per me
Sbaglio quando penso che
Qualcosa cambierà
E non mi va
[Pre-Ritornello 2]
Non va bene lo so
Fermarci mai
Come i supereroi
Forse non hai mira
Ma mi hai presa lo stesso
[Ritornello]
C’ho messo, messo, messo, messo, messo, messo, messo un po’
C’ho messo un po’ per fidarmi di te
Che va bene, però lo sai che a me sta tutto
Stretto, stretto, stretto, stretto, stretto come non lo so
E chissà cosa pensavi di me
All’inizio però mi sorridevi spesso
[Bridge]
(La la la la) Spesso
(La la la la) Spesso
(La la la la) Spesso
La la la la la
[Ritornello]
C’ho messo, messo, messo, messo, messo, messo, messo un po’
C’ho messo un po’ per fidarmi di te
Che va bene, però lo sai che a me sta tutto
Stretto, stretto, stretto, stretto, stretto come non lo so
E chissà cosa pensavi di me
All’inizio però mi sorridevi spesso
[Outro]
(La la la la) Spesso
(La la la la) Spesso
(La la la la) Spesso
(La la la la) Ehi-eh-eh