Da appassionato di serie tv d’azione e thriller, non potevo non buttarmi su questa nuova stagione di Entrevías su Netflix.
Con episodi da 75 minuti pieni di colpi di scena, combattimenti e riferimenti pop – a volte tanto vecchi quanto il protagonista – questa quarta stagione è un vero e proprio pugno nello stomaco, condito con un pizzico di ironia che non guasta mai.
Un inizio che lascia il segno
L’episodio si apre con una scena surreale: un letto vuoto all’alba e Tirso Abantos (interpretato magistralmente da Jose Coronado) assorto nella lettura di ritagli di giornale. Ecco l’immagine di un uomo segnato dal dolore: sei mesi dopo la morte di sua nipote Irene, Tirso si ritrova intrappolato in un limbo di lutto e indagini, cercando disperatamente di scoprire chi sia il misterioso ex commissario responsabile della morte della giovane. Un ritratto struggente di un personaggio che, nonostante l’età e la sua natura da ex militare, dimostra ancora una sorprendente vulnerabilità.
Ironia e malinconia si mescolano: mentre Tirso parla con Irene come se fosse ancora fra noi, la telecamera ci regala inquadrature che oscillano tra il drammatico e il quasi surreale, ricordandomi un po’ i quadri di un pittore impressionista in una tempesta di emozioni.
Personaggi e dinamiche familiari
Se pensate che la storia si limiti alla disperazione di Tirso, vi sbagliate di grosso. Accanto a lui troviamo un cast di personaggi ben delineati. Gladys (Laura Ramos) – che, tra una cura per il nipotino di Irene e la gestione del bar Pepe – tenta di tenere insieme la famiglia disgregata, creando una sorta di rete di supporto in un contesto dove ogni gesto conta. Il figlio di Tirso, Santi (Miguel Angel Jiménez), da quando vive con lui gestendo il negozio di ferramenta di famiglia, ci fa capire che anche nel dolore si nascondono piccole luci di normalità… o forse solo nuovi misteri: il negozio è improvvisamente chiuso e l’inventario sparito. Non è chiaro se questo sia il frutto di un malinteso o di una mossa audace, ma, fidatevi, è uno di quei dettagli che vi faranno riflettere (e sorridere, o scuotervi la testa).
Nel frattempo, il reparto investigativo di Entrevías si anima grazie all’ispettore Ezequiel Fandiño (Luis Zahera), un poliziotto svegliato – letteralmente – da una chiamata della commissaria Amanda Marcos (Itziar Atienza). La scena comincia in modo quasi comico: un tizio viene arrestato per aver lanciato un sasso contro il finestrino di una macchina. Sembra assurdo, ma qui si nasconde il genio narrativo della serie: ogni azione, anche la più banale, è intrisa di doppi sensi e riferimenti alla realtà dei quartieri difficili. Amanda, dal canto suo, non perde occasione per ricordare la sua autorità, lasciando trasparire quel clima di sarcasmo tipico dei dialoghi in Entrevías.
Nuove alleanze e vecchi demoni
Un punto di svolta narrativo è rappresentato dall’arrivo di Camila Fernandez (Catalina Sopelana), una cadetta tosta che, contro ogni previsione, non si lascia intimidire da Ezequiel. Insieme, i due si dirigono verso un magazzino in fiamme – sì, avete capito bene: una piccola fiamma e poi la scoperta di un cadavere carbonizzato, con un proiettile infilato in testa. La suspense si fa palpabile e la scelta di Ezequiel di non riportare immediatamente l’omicidio ci fa intuire che il commissario è ancora in balia di una morale flessibile e, diciamocelo, un po’ ubriaca di vecchie abitudini.
A questo punto, ci imbattiamo in Nata (María de Nati), leader della banda lasciata da Nelson dopo essere diventato padre. Un personaggio che incarna perfettamente il contrasto tra criminalità e redenzione, un po’ come se il quartiere stesso cercasse di riscattarsi, malgrado le cicatrici del passato.
Una regia che non teme compromessi
La quarta stagione di Entrevías è una bomba dal punto di vista tecnico: regia, fotografia e montaggio si intrecciano in una danza frenetica e, a tratti, persino poetica. Le inquadrature – a volte ravvicinate, altre volte panoramiche – catturano la crudezza e la bellezza dei quartieri di Madrid, dove ogni angolo racconta una storia. Il ritmo narrativo, scandito da episodi da 75 minuti, è intenso e variegato, alternando momenti di azione pura a pause cariche di malinconia e introspezione.
La serie riesce, con grande abilità, a far emergere la complessità dei suoi personaggi, trasformando ogni scontro – sia fisico che verbale – in un tassello essenziale della narrazione. Le battute pungenti, come quella di Ezequiel: “You’re the boss, you’re the commissioner, and Rene the mole is here to bust your tits”, non solo sollevano un sorriso, ma evidenziano una dinamica di potere e ribellione che rende il dialogo fresco e, soprattutto, autentico.
Un ensemble che colpisce per varietà e carisma
Certo, il cuore pulsante di Entrevías resta Tirso, il nostro ex militare tormentato, che non riesce a liberarsi dal peso della perdita di Irene. Eppure, la serie si evolve, trasformandosi in un lavoro di gruppo dove ogni personaggio, dal commissario Amanda ai nuovi arrivati come Camila, gioca un ruolo fondamentale nel dipanarsi del mistero. La trasformazione da un focus monocentrico a un ensemble narrativo è un passo audace e, per me, uno dei punti di forza di questa stagione.
Il mix di vecchio e nuovo è perfetto: da una parte c’è Tirso, un personaggio che incarna la tradizione del “vecchio lupo di mare”, e dall’altra i giovani e dinamici come Camila, capaci di portare una ventata di freschezza e di mettersi in gioco senza paura. Anche se qualche scelta narrativa può apparire, diciamo, un tantino “hacky”, il risultato finale è comunque soddisfacente e intrigante, soprattutto per chi ama immergersi in storie dense di azione e colpi di scena.
Considerazioni finali e invito alla riflessione
In conclusione, Entrevías quarta stagione non è solo una serie d’azione – è un mosaico di emozioni, intrighi e riflessioni sulla famiglia, il dolore e la ricerca di redenzione in un quartiere in costante mutamento. La regia di David Bermejo, insieme alle interpretazioni convincenti (un applauso particolare a Ezequiel e alla tenacia di Camila), trasforma ogni scena in un’esperienza quasi cinematografica, capace di alternare il dramma alla comicità in modo sorprendentemente fluido.
Personalmente, mi sono ritrovato a ridere, a scosse di nervi e persino a riflettere sul concetto di giustizia e sulla fragilità dei legami familiari. Certo, non mancano le piccole perplessità – come quella parte relativa al negozio di ferramenta, un dettaglio che resta in sospeso e che, forse, potrebbe confondere chi è abituato a trame più lineari. Ma se c’è una cosa che mi ha colpito, è proprio la capacità della serie di mantenere alta la tensione narrativa, senza mai rinunciare a momenti di genuino umorismo.
Questo è il mio verdetto finale: se amate le storie dense di emozioni, azione e una buona dose di ironia, non potete assolutamente perdervi questa stagione di Entrevías. E voi, cosa ne pensate? Avete già messo gli occhi su questa nuova stagione o siete ancora indecisi? Scrivetemi un commento qui sotto per farmi sapere la vostra opinione!
La Recensione
Entrevías 4
Entrevías stag. 4 unisce azione, dolore e ironia in una narrazione intensa. Tirso affronta il lutto, tra vecchie ferite e nuove alleanze; un ensemble vibrante che non teme compromessi.
PRO
- Fotografia e regia impeccabili
- Ensemble dinamico e ben caratterizzato
- Dialoghi ironici e colpi di scena inaspettati
CONTRO
- Alcune trame secondarie poco chiare