Il nuovo Biancaneve della Disney è un disastro annunciato. La fiaba trasformata in manifesto woke ha fatto infuriare i fan e il voto 2,5/10 su IMDb non è un’esagerazione: è quasi un regalo.
Allora, parliamoci chiaro: se stai cercando l’incanto, la magia e quella dolce nostalgia che ti faceva canticchiare “I sogni son desideri”, questo Biancaneve non fa per te. E, a dirla tutta, non fa per nessuno che ami davvero il cinema, o le fiabe, o la coerenza narrativa.
Il nuovo live-action Disney, partito con tutti i buoni propositi (almeno a livello commerciale), è stato rifiutato in blocco dal pubblico. E non parliamo di quattro commenti acidi su Reddit: su IMDb, la piattaforma regina per le valutazioni cinematografiche, il film è stato accolto con un sonoro 2,5 su 10. E attenzione, è stato pure bloccato il voto pubblico per evitare che scendesse ancora.
Ora, qualcuno grida al “review bombing”, all’odio gratuito, ai soliti “troll dell’internet”. Ma la verità, amici miei, è un’altra: la gente è stanca. Stanca di vedere fiabe iconiche trasformate in prediche ideologiche travestite da intrattenimento.
E sì, il pubblico stavolta ha deciso di farsi sentire. Forte e chiaro. Con un bel mucchio di zeri.
Una fiaba trasformata in predica: cosa non ha funzionato
Immagina di sederti in sala, pronto per rivivere la magia del classico del 1937. Musica, amore, foresta, nani… e invece ti trovi davanti a una protagonista che non vuole essere salvata, che disprezza il concetto di principe e che, testuali parole, “non ha bisogno di nessuno che le dica cosa fare”. Va bene l’empowerment, ma qui si è andati oltre il limite del buon senso.
La protagonista sembra uscita da un seminario motivazionale di YouTube, più che da un mondo incantato. E i nani? Ah, no scusa, non si possono più chiamare nani. Sono “creature magiche non binarie multispecie” (ok, ho esagerato… ma neanche troppo). Un casting che ha fatto il giro del web e ha lasciato più dubbi che applausi.
Ecco il punto: non è il cambiamento in sé a dare fastidio, ma il modo arrogante e forzato con cui viene fatto. Non si respira più aria di fiaba, ma di lezione. Una lezione non richiesta, mal recitata e pure poco divertente.
La Disney ha snaturato la magia
Chiariamo subito una cosa: nessuno vuole che le fiabe restino ancorate agli anni ‘30, né che le principesse debbano sempre aspettare il principe azzurro sul cavallo bianco. Ma c’è modo e modo di evolvere un racconto. Qui siamo davanti a un caso eclatante di cancel culture applicata al fantasy, dove ogni riferimento romantico viene rimosso, ogni figura maschile è un idiota o un ostacolo, e il messaggio è più importante della storia.
E quando la trama diventa solo un veicolo per la propaganda, il cinema muore un po’.
Il risultato? Una Biancaneve che non è Biancaneve. Un film che sembra fatto per non piacere a nessuno, tranne forse agli algoritmi dei social media.
IMDb chiude i voti: perché il pubblico non va zittito
Dopo l’uscita delle prime anteprime USA, in poche ore oltre 2000 utenti hanno votato su IMDb. Il verdetto è stato schiacciante: una valanga di voti bassissimi, con una media che è crollata fino a 2,3. Poteva andare peggio? Forse no. Ma poteva essere evitato? Assolutamente sì, se solo qualcuno in Disney avesse ascoltato i fan.
Il portale ha quindi deciso di bloccare la possibilità di votare, rimuovendo la media voto dalla pagina ufficiale del film. Una mossa che ha fatto discutere. Perché invece di fare autocritica, si è preferito tappare la bocca al pubblico. Letteralmente.
IMDb lo fa per “contenere il review bombing”, certo. Ma qui non si parla di qualche haters annoiato. Qui c’è un’intera community stanca di essere ignorata, derisa, etichettata come “retrò” o “intollerante” solo perché ha il coraggio di dire: “Scusate, ma questo film fa schifo.”
Rotten Tomatoes: stessa storia, altro giro?
E ovviamente, Rotten Tomatoes è il prossimo della lista. Il termometro delle recensioni pubbliche comincia già a bollire. Il punteggio del pubblico sta crollando, e ci si aspetta anche qui un possibile blocco. Perché ormai è chiaro: quando il pubblico non applaude, si silenzia la sala.
Ma a cosa serve una piattaforma di votazione se, al primo segnale di dissenso, si chiude tutto? È come invitare amici a cena e, appena ti dicono che il risotto è salato, gli lanci via il cucchiaio.
E al cinema? Vale la pena vederlo?
Ti aspettavi una redenzione? Una sorpresa? Un “ma dai, in fondo non è così male”? Mi dispiace, ma no. Il film, una volta spogliato della polemica ideologica, resta debole anche dal punto di vista tecnico.
Regia scolastica, ritmo piatto, musiche dimenticabili. Scenografie e costumi? Sì, ok, c’è lo sforzo, ma non basta. La protagonista ha la stessa espressività di un tutorial su Excel, e il principe (se così si può chiamare) è talmente inutile che potrebbe essere sostituito da una panchina.
Il peggio? Non ti emoziona mai. E un film Disney che non ti fa battere il cuore, che cavolo di Disney è?
Conclusione: una lezione (amara) per tutti
Il voto su IMDb, per quanto drastico, è stato meritato. Non perché il film sia peggio di un B-movie degli anni ’80, ma perché rappresenta l’apice di una tendenza che ha stufato tutti: cambiare tutto, senza rispetto, per il gusto di sembrare progressisti.
La morale della favola? Se togli alla fiaba la fiaba, resta solo una conferenza motivazionale mascherata da cinema.
E tu? L’hai visto? Hai resistito fino ai titoli di coda? Hai avuto la tentazione di urlare “Specchio, specchio delle mie brame… chi ha distrutto la fiaba più bella del reame?”
Scrivilo nei commenti qui sotto, che voglio leggere il tuo sfogo.
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