Il Festival di Sanremo non è solo una competizione canora, è un’arena dove si scontrano voci, melodie e… polemiche.
Quest’anno a infiammare il dibattito è stato Francesco Gabbani, che ha espresso un’opinione netta e controversa sull’autotune, il celebre software di correzione vocale sempre più utilizzato nelle performance live. La domanda che sorge spontanea è: l’autotune è una semplice scelta stilistica o si sta trasformando in una sorta di doping musicale?
L’autotune a Sanremo: uno strumento o una scorciatoia?
Prima dell’inizio del festival, il direttore artistico Carlo Conti ha annunciato che l’uso dell’autotune sarebbe stato permesso per tutta la durata della competizione. Questa decisione ha spaccato il mondo della musica in due fazioni: da un lato chi lo considera un’evoluzione naturale della produzione musicale, dall’altro chi lo vede come un trucco che penalizza gli artisti capaci di cantare dal vivo senza aiuti artificiali.
Gabbani, vincitore di Sanremo con Occidentali’s Karma, si è schierato apertamente contro:
“Quelli che non usano l’autotune, come me e pochi altri, rischieranno di sembrare stonati se ci saranno anche solo delle piccole imperfezioni legate all’esibizione. Andrebbe proibito in gara, però così facendo molti non potrebbero cantare dal vivo.”
Una dichiarazione che non lascia spazio a interpretazioni. Secondo lui, l’autotune in una gara di canto è come il doping nello sport: chi lo usa ottiene un vantaggio sleale.
Cos’è davvero l’autotune e perché fa discutere?
L’autotune è un software sviluppato alla fine degli anni ’90 per correggere in tempo reale le imprecisioni nell’intonazione di una voce. Se usato in modo discreto, può semplicemente aggiustare alcune note leggermente calanti o crescenti. Ma se spinto al massimo, può trasformare completamente il timbro vocale di un cantante, creando effetti robotici o permettendo di raggiungere note impossibili.
E qui nasce il problema: quanto c’è di vero nella voce di un artista che lo utilizza?
Se da un lato l’autotune ha contribuito alla nascita di generi come la trap e l’hyperpop, dove viene sfruttato come tratto distintivo, dall’altro il suo utilizzo nei contest dal vivo crea un’inevitabile disparità con gli artisti che si esibiscono senza alcun supporto digitale.
Il punto di vista dei puristi della musica
Non solo Gabbani, ma anche musicisti e vocal coach come Luca Jurman si sono scagliati contro questa pratica, ritenendola un’ingiustizia per chi ha una vera preparazione vocale.
Jurman, noto per la sua esperienza nella formazione di cantanti, ha più volte sottolineato che un festival dedicato alla voce dovrebbe valorizzare la performance dal vivo, senza scorciatoie tecnologiche.
“Sanremo dovrebbe essere il trionfo della voce, non della tecnologia!”
Gli artisti a favore dell’autotune
Non tutti sono contrari. Alcuni artisti lo considerano uno strumento artistico, al pari del riverbero o del delay. Secondo questa visione, negarne l’uso sarebbe come impedire a un chitarrista di usare un pedale per effetti sonori.
Tra i sostenitori c’è chi afferma che la musica è cambiata, e che un festival come Sanremo dovrebbe abbracciare l’innovazione, non respingerla.
Ma una cosa è la sperimentazione in studio, altra cosa è una gara canora dal vivo.
Sanremo: competizione di voci o di effetti digitali?
Il cuore del problema è proprio questo: Sanremo è (o dovrebbe essere) un concorso di canto. Consentire l’uso dell’autotune significa mettere sullo stesso piano chi ha talento naturale e tecnica vocale impeccabile con chi ha bisogno di un aiuto digitale per suonare intonato.
E qui torniamo alla metafora sportiva: nel mondo dell’atletica, chi assume sostanze per migliorare le prestazioni viene squalificato. Perché nel canto non dovrebbe valere la stessa regola?
Come potrebbe Sanremo risolvere questa questione?
Ecco alcune soluzioni possibili:
- Dividere le categorie: una per chi canta senza autotune e una per chi lo usa come effetto artistico.
- Permettere l’autotune solo nelle esibizioni in studio, mantenendo le performance live completamente raw.
- Vietarlo del tutto per preservare la competizione vocale pura.
La voce del pubblico
Sui social, il dibattito è accesissimo. C’è chi sostiene che l’autotune dovrebbe essere bandito dalle competizioni, e chi invece pensa che sia solo una questione di evoluzione musicale.
Ma alla fine, chi ha ragione? Sanremo deve rimanere un palcoscenico per la voce vera, o deve adattarsi alle nuove tendenze digitali?
E tu cosa ne pensi? Sanremo dovrebbe vietare l’autotune? Diccelo nei commenti!