Campione olimpico, leggenda dei pesi massimi, predicatore, imprenditore… e pure testimonial di una griglia che hai probabilmente in casa. George Foreman se n’è andato a 76 anni, ma la sua storia è da film. Anzi, lo è davvero.
Hai presente quei personaggi che sembrano usciti da una sceneggiatura scritta da tre sceneggiatori diversi, ognuno con un genere diverso? Ecco, George Foreman è l’esempio perfetto. È stato pugile leggendario, predicatore carismatico, imprenditore da milioni di dollari e infine anche protagonista di un biopic hollywoodiano (George Foreman – Cuore da leone, 2023).
Il 21 marzo 2025, a 76 anni, Foreman ci ha lasciati. La notizia è arrivata con un post sul suo profilo Instagram, accompagnato da una foto con la famiglia. Il testo? Emozionante, pieno di amore e orgoglio. Parlava di lui come di un “protettore del suo buon nome”, ma anche di un uomo umile, con “fede incrollabile”. Insomma, più che un addio, un’epigrafe scritta col cuore.
Ma se pensi che George sia stato solo un pugile, stai sottovalutando una delle biografie più cinematografiche dello sport americano. Ti va di ripercorrerla con me?
Un titano sul ring
L’oro olimpico e la leggenda comincia
George Foreman entra nella storia già nel 1968, vincendo la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Città del Messico, dominando l’avversario sovietico Jonas Čepulis. Ha solo 19 anni e un destro che sembra un proiettile. Quel momento lo trasforma in la nuova promessa dei pesi massimi.
“Down goes Frazier!”
Nel 1973, Foreman affronta Joe Frazier, allora imbattuto, e lo distrugge con una performance brutale in Giamaica. Sei knockdown in due round. Il commento di Howard Cosell – “Down goes Frazier! Down goes Frazier!” – entra nella leggenda. George diventa campione del mondo.
Il Rumble in the Jungle con Ali
Nel 1974, lo scontro con Muhammad Ali in Zaire è uno dei match più iconici della storia del pugilato. Ali inventa il “rope-a-dope”, Foreman cade nella trappola e viene messo KO all’ottavo round. È l’unica macchia sulla carriera del primo Foreman, ma anche la più cinematografica.
Spoiler: nel biopic del 2023, questa parte è girata con una tensione che manco Nolan in “Dunkirk”.
Un addio, una chiamata e un ritorno
Dal ring al pulpito
Nel 1977, dopo una sconfitta con Jimmy Young, Foreman ha una crisi spirituale nel camerino. Abbandona tutto e si reinventa predicatore a Houston, aprendo anche un centro per giovani. Niente più KO, solo sermoni. E non è marketing: la fede diventa il centro della sua vita.
Il ritorno del Leone (e che ritorno)
Nel 1987, a 38 anni, George decide di tornare sul ring. Tutti lo prendono per pazzo. È grosso, lento, fuori moda. Eppure… vince. Sempre. Fino al 1994, quando, a 45 anni, mette KO Michael Moorer, campione imbattuto, e diventa il più anziano campione dei pesi massimi della storia.
La faccia di Moorer mentre va giù? Un frame che sembra uscito da “Rocky IV”.
Il commento del cronista Jim Lampley? Un urlo che ancora oggi rimbomba: “It happened!”
Il George imprenditore (e cuoco per caso)
Il grill che ha fatto la storia (e il conto in banca)
Dopo il pugilato, Foreman diventa testimonial del George Foreman Grill, una griglia elettrica da cucina che ha venduto oltre 100 milioni di pezzi nel mondo. Hai capito bene. CENTO. MILIONI.
Il suo sorriso rassicurante e la voce calma hanno convinto milioni di americani a cuocere il pollo in modo “più sano”. A un certo punto, Foreman guadagnava più con la griglia che con i pugni.
In un’intervista a Esquire, disse: “Negli anni Settanta impari la saggezza. Mia madre diceva: vivi, impari e poi muori… e ti scordi tutto.”
Giorgio, sei stato un filosofo più che un pugile.
Il film biografico: George Foreman – Cuore da leone
Nel 2023 arriva finalmente il biopic ufficiale, prodotto da Sony Pictures, diretto da George Tillman Jr., già autore di altri drammi sportivi intensi. Il titolo italiano? “Cuore da leone”.
Il film racconta l’intera parabola di Foreman, dal ghetto al ring, al pulpito, di nuovo sul ring e infine… nel cuore di milioni.
L’interpretazione di Khris Davis nei panni di George è fisicamente impressionante. I combattimenti sono girati con camera a mano, montaggio serrato e sound design muscolare, per rendere la potenza devastante dei colpi.
Ma non è solo un film sportivo. È anche un dramma umano, dove la fede, la famiglia e il perdono diventano protagonisti.
Una morte silenziosa, ma potente
La causa della morte non è stata rivelata, ma il tono del messaggio della famiglia lascia intendere che Foreman sia andato via in pace, circondato da chi amava. Niente urla, niente riflettori. Solo l’ultimo round di una vita piena di senso.
E sai cosa colpisce di più? Che tra tutte le vittorie, tra tutti i milioni, George ricordava con più affetto i momenti con i fan, quando non poteva firmare autografi per un infortunio, ma si sedeva comunque per parlare con tutti. Tre ore, solo sorrisi e parole. “È stato il momento più bello della mia vita da pugile”, disse.
Altro che cinture.
Conclusione: un gigante gentile
George Foreman non era solo un pugile. Era un simbolo di rinascita, un esempio di redenzione, un imprenditore improbabile ma geniale, un predicatore col jab micidiale. E sì, anche un uomo che ha saputo ridere di sé e amare gli altri.
La sua vita è un film. Letteralmente. Ma è anche una lezione per tutti noi: si può cadere, si può sbagliare, si può reinventarsi. Basta non mollare mai.
E tu?
Hai mai usato il Foreman Grill? Hai visto il film o ricordi qualche suo incontro leggendario? Raccontamelo nei commenti, voglio sapere cosa ti ha colpito di più di questa leggenda.