Quando un game designer del calibro di Hideo Kojima parla di cinema, è come sentire Scorsese che discute di montaggio o Kubrick che spiega la simmetria compositiva. L’autore di Metal Gear e Death Stranding non è solo un visionario dei videogiochi, ma un vero e proprio cineasta mancato che ha trasformato i suoi titoli in opere interattive dal respiro cinematografico. Non a caso, i suoi giochi pullulano di cameo stellari: da Norman Reedus a Mads Mikkelsen, da Margaret Qualley a Léa Seydoux, fino ad arrivare ai registi Nicolas Winding Refn e Guillermo del Toro che hanno prestato voce e motion capture per Death Stranding.
Durante una recente intervista con GQ e una visita al leggendario Criterion Closet, Kojima ha finalmente rivelato quali sono i quattro film che considera i suoi preferiti assoluti. E no, non stiamo parlando di scelte scontate o di guilty pleasure nascosti: il maestro giapponese ha scelto quattro pietre miliari del cinema mondiale che spiegano perfettamente da dove arrivano le sue intuizioni narrative e la sua estetica visiva. Quando gli hanno chiesto di compilare una top four in stile Letterboxd, Kojima ha ammesso di non avere ancora un account sulla piattaforma, ma di essere immediatamente interessato dopo aver saputo che Martin Scorsese è presente. “Se lo fa Scorsese, non posso criticarlo. È il secondo dio. Il primo è George Miller“, ha dichiarato con quella ironia tagliente che lo contraddistingue.
La lista personale che tiene sul telefono funziona come un database emotivo, completo di emoji per categorizzare i film visti con i figli e quelli che meritano il suo famoso “no comment” sui social media.
I quattro titani del cinema secondo Kojima
La top four di Kojima è un masterclass di regia cinematografica: 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, Cielo e terra di Akira Kurosawa, Mad Max 2: The Road Warrior di George Miller e Taxi Driver di Martin Scorsese. Quattro autori che hanno ridefinito il linguaggio cinematografico, quattro film che rappresentano altrettanti paradigmi espressivi.
L’influenza di 2001 su Death Stranding è palese fin dal primo frame: la composizione simmetrica degli ambienti, l’uso dello spazio negativo, quella sensazione di isolamento cosmico che pervade entrambe le opere. Kubrick e Kojima condividono un’ossessione geometrica per la mise-en-scène che trasforma ogni inquadratura in un dipinto architetttonico.
Mad Max 2 trova la sua eco nel world-building post-apocalittico di Death Stranding, ma anche nell’approccio alla narrativa ambientale. Miller e Kojima sanno che a volte un panorama desolato racconta più di mille dialoghi, e che la sopravvivenza diventa automaticamente dramma esistenziale.
Kurosawa e l’arte del grigio morale
Ma è Cielo e terra (High and Low) di Kurosawa la scelta più illuminante dell’elenco. Mentre tutti conoscono I sette samurai o Yojimbo, questo thriller urbano del 1963 è spesso sottovalutato, eppure rappresenta uno dei vertici assoluti del cinema giapponese. La storia di un ricco industriale (l’iconico Toshirô Mifune) che deve decidere se pagare il riscatto per il figlio del suo autista, rapito per errore al posto del proprio figlio, è un labirinto morale di rara intensità.
Kojima ha definito Cielo e terra il suo Kurosawa preferito, e non è difficile capire perché. Il film è un procedural ante litteram che esplora la complessità etica dei personaggi senza mai cadere nel manicheismo. Quella famosa inquadratura del fumo rosa che spezza la palette in bianco e nero è un coup de théâtre visivo che ha anticipato di decenni certe soluzioni stilistiche dei videogiochi moderni.
La cinematografia di Cielo e terra influenza chiaramente il linguaggio visivo di Kojima: la composizione stratificata degli shot, l’uso del contrasto cromatico per sottolineare momenti drammatici, la capacità di trasformare gli ambienti urbani in labirinti psicologici.
Scorsese e Miller: i due dei del cinema secondo Kojima
Taxi Driver completa il quartetto con la sua esplorazione dell’alienazione urbana e della violenza latente. Il Travis Bickle di Robert De Niro è un antieroe che anticipa molti protagonisti dei giochi di Kojima: figure isolate e moralmente ambigue che navigano in mondi ostili alla ricerca di una redenzione spesso impossibile.
La tecnica narrativa di Scorsese, con il suo uso del voice-over e della soggettiva distorta, trova paralleli evidenti nei monologhi interiori e nelle sequenze oniriche che caratterizzano i titoli di Kojima.
George Miller, definito dal game designer come “il primo dio” del cinema, rappresenta l’apice dell’action filmmaking. Mad Max 2 è un manuale di regia d’azione che dimostra come si possa raccontare una storia complessa attraverso inseguimenti e esplosioni, senza mai sacrificare la profondità narrativa.
L’eredità cinematografica nei videogiochi
Quello che rende affascinante questa selezione è come questi quattro film si riflettano perfettamente nell’estetica e nella filosofia dei giochi di Kojima. Non si tratta di semplici citazioni o easter egg, ma di un assorbimento profondo del linguaggio cinematografico che viene poi reinterpretato nel medium interattivo.
La lezione più importante che emerge da queste scelte è che il grande cinema non invecchia mai. 2001 continua a sembrare futuristico dopo più di cinquant’anni, Cielo e terra resta un modello di suspense psicologica, Mad Max 2 definisce ancora gli standard dell’action movie, e Taxi Driver rimane un ritratto impietoso e attuale dell’America urbana.
Kojima ha ammesso che la sua top four cambia continuamente, il che è comprensibilissimo per chiunque ami davvero il cinema. Ma questi quattro titoli rappresentano evidentemente delle costanti nel suo immaginario creativo, dei fari che continuano a guidare la sua ricerca artistica.
Tu cosa ne pensi di queste scelte? Quale film di questa lista ha influenzato di più il tuo gusto cinematografico, e credi che i videogiochi di Kojima siano davvero riusciti a trasferire efficacemente il linguaggio del cinema nel medium interattivo? Scrivilo nei commenti e dimmi quale regista vorresti vedere collaborare con Kojima nel prossimo progetto!