Guardando Hound’s Hill, ho imparato una lezione importante: non tutto ciò che promette oscurità e profondità riesce a mantenerle. Questo dramma polacco, diretto da Robert Wieckiewicz e basato su un’atmosfera da thriller psicologico, parte con un’energia visiva intrigante, ma presto si perde in un labirinto di banalità. È come un libro con una copertina accattivante, ma con pagine piene di… nulla.
Un inizio promettente, ma fuorviante
Devo ammettere, i primi minuti mi hanno catturato. La scena del compleanno di Tomek è un piccolo capolavoro di tensione. Il patriarca, circondato dalla famiglia, canta con un sorriso che nasconde decenni di rancori. Poi entra Mikolaj, suo figlio, con la moglie Justyna, e il gelo è palpabile. È uno di quei momenti in cui senti che qualcosa non va, anche se non riesci a capire cosa.
Per non parlare della donna in nero che introduce la storia, avvisandoci che non ci sarà un lieto fine. Questo tocco gotico mi ha ricordato le atmosfere di The Others o Crimson Peak, ma con un tocco di folklore europeo. E quella visione di una bambina fantasma su un ponte? Sì, ero agganciato. Almeno per i primi 15 minuti.
Troppe storie, nessuna direzione
Dopo questo promettente inizio, Hound’s Hill si siede comodamente sul trono della mediocrità. La trama tenta di affrontare tutto: rancori familiari, corruzione politica, attivismo sociale, guerre tra gang e persino un misterioso omicidio. Eppure, non riesce a bilanciare questi elementi. È come se gli autori avessero un buffet di idee ma non sapessero quale piatto servire.
La dinamica tra Mikolaj e Tomek avrebbe potuto essere il cuore pulsante della serie. Un padre e un figlio che si affrontano su un passato di abusi, silenzi e mancanze? Questo è materiale potente. Ma ogni volta che il dramma familiare inizia a prendere forma, veniamo catapultati in una sottotrama inutile, come una riunione del municipio o una scena con un boss della malavita che risulta più caricaturale che minaccioso.
Personaggi che non lasciano il segno
Mikolaj, lo scrittore tormentato e tossicodipendente, è un personaggio che avrebbe dovuto suscitare empatia o almeno interesse. Invece, sembra solo un uomo che si lamenta e prende decisioni pessime. È difficile investire emotivamente in un protagonista che non sembra mai cambiare o crescere. Tomek, d’altro canto, avrebbe potuto essere un antagonista complesso, ma il suo ruolo viene diluito in una serie di flashback confusi e dialoghi privi di impatto.
Persino i personaggi secondari, come il sindaco corrotto o il boss criminale, sembrano usciti da un manuale di stereotipi. Non c’è un momento in cui pensi: “Wow, questo personaggio è interessante”. No, qui tutto è prevedibile e piatto.
Quando la noia diventa protagonista
Il problema più grande di Hound’s Hill è il ritmo. Dopo un inizio vivace, la serie rallenta a tal punto che sembra di guardare un film al rallentatore. Le sottotrame sono così mal sviluppate che sembrano solo un pretesto per allungare la durata. E quei cinque episodi? Sentiti come dieci.
Un esempio lampante è il modo in cui la serie gestisce il misterioso omicidio introdotto all’inizio. Pensavi fosse il fulcro della trama? Sorpresa: tutto viene risolto fuori scena, lasciandoti con la sensazione che il tempo passato a guardare fosse completamente sprecato.
Un’estetica che stanca
Visivamente, la serie parte bene, con un uso efficace di colori cupi e una fotografia che cattura l’atmosfera inquietante della cittadina. Ma questo stile si esaurisce rapidamente. Ogni scena sembra girata con lo stesso filtro grigio e desaturato, fino a quando tutto diventa monotono. Perfino le ambientazioni naturali, che avrebbero potuto aggiungere un tocco visivamente interessante, sembrano spoglie e senza vita.
E non fatemi iniziare sulle inquadrature inclinate. Sembrava di guardare un film diretto da qualcuno che ha scoperto questa tecnica ieri e ha deciso di usarla in ogni scena.
Dove tutto va storto
Il problema fondamentale di Hound’s Hill è che vuole essere troppo senza essere nulla. Vuole essere un dramma familiare intenso, un thriller politico e un mistero gotico, ma non riesce a eccellere in nessuno di questi generi. È una serie che prende sé stessa troppo sul serio, senza offrire nulla di nuovo o di interessante.
Mi ha ricordato un aneddoto di quando, da adolescente, decisi di scrivere una sceneggiatura. Volevo includere ogni genere possibile: azione, dramma, romanticismo e persino una sottotrama di spionaggio. Alla fine, il mio professore di scrittura disse: “Hai una zuppa, non una storia”. Questo è esattamente il problema di Hound’s Hill: è una zuppa.
Vale la pena guardarla?
Se stai cercando un thriller psicologico che ti tenga incollato allo schermo, questa serie non fa per te. La sua trama dispersiva, i personaggi poco incisivi e il ritmo letargico la rendono una visione frustrante. Ci sono momenti di potenziale, ma sono soffocati da scelte narrative e stilistiche sbagliate.
Hound’s Hill è su Netflix, ma forse il tuo tempo sarebbe meglio speso guardando qualcosa come The Outsider o Mindhunter, serie che riescono davvero a bilanciare tensione, atmosfera e sviluppo dei personaggi.
E tu, hai avuto il coraggio di guardare Hound’s Hill? Se sì, fammi sapere nei commenti cosa ne pensi. Magari hai visto qualcosa che io non ho colto… ma ne dubito!
La Recensione
Hound's Hill
Hound's Hill è un thriller che promette tensione e mistero, ma si perde in una narrazione lenta e priva di emozioni.
CONTRO
- La trama è lenta e dispersiva, rendendo ogni episodio una collina da superare.
- I personaggi mancano di profondità, lasciando lo spettatore indifferente al loro destino.
- Gli intrecci secondari sono inutili e appaiono come semplici riempitivi per allungare il minutaggio.