L’intelligenza artificiale è destinata a rivoluzionare anche il mondo del cinema, ma a quale prezzo? Questo è il grande interrogativo affrontato al Sundance Film Festival 2025, dove un gruppo di esperti ha discusso le implicazioni etiche e artistiche dell’uso dell’IA nell’industria cinematografica. La promessa delle tech company è sempre la stessa: fare di più con meno risorse. Ma questa innovazione rappresenta un’opportunità o una minaccia per il cinema indipendente?
L’IA può davvero aiutare i filmmaker?
Da sempre, i registi indipendenti sono stati pionieri nell’uso delle nuove tecnologie per abbattere i costi e migliorare la qualità delle loro produzioni. Pensiamo all’introduzione delle cineprese 16mm negli anni ‘60, al digitale negli anni ‘90 o alle DSLR economiche dei primi anni 2000. L’IA sembra essere la prossima grande rivoluzione, ma molti filmmaker restano scettici.
Bryn Mooser, fondatore di Asteria, ha sottolineato come sia fondamentale che i registi guidino questa rivoluzione, altrimenti le decisioni artistiche finiranno nelle mani di chi non capisce davvero lo storytelling. “Se lasciamo che sia l’industria tech a definire il cinema del futuro, avremo un problema serio”, ha dichiarato.
L’intelligenza artificiale e il rischio per la veridicità del cinema
Uno dei maggiori pericoli dell’IA nel cinema è la possibilità che la tecnologia venga usata per manipolare la realtà. David France, giornalista e regista nominato all’Oscar, ha evidenziato il duplice volto dell’IA: da un lato può essere usata per il bene, dall’altro può rappresentare una minaccia per l’autenticità delle opere.
Un esempio positivo è stato il suo documentario “Welcome to Chechnya”, in cui la deepfake technology è stata usata per proteggere l’identità dei rifugiati LGBTQ in fuga dalle persecuzioni in Russia. “Questa tecnologia ci ha permesso di raccontare le loro storie senza mettere a rischio la loro sicurezza”, ha spiegato France. Ma cosa succede quando la stessa tecnologia viene usata per creare fake news o alterare la percezione della realtà?
L’uso dell’IA nei documentari: tra etica e innovazione
Nel suo nuovo film “Free Leonard Peltier”, David France ha utilizzato l’IA per ricostruire momenti storici e dare vita a sequenze di repertorio che altrimenti sarebbero andate perse. Tuttavia, questo approccio pone un problema di trasparenza. Stephanie Jenkins, co-direttrice dell’Archival Producers Alliance, ha sottolineato l’importanza di dichiarare sempre quando un’immagine o un audio sono stati generati dall’IA. “La fiducia nel cinema documentario si basa sulla trasparenza. Dobbiamo essere onesti con il pubblico”, ha affermato.
Nel caso di “Free Leonard Peltier”, il team di produzione ha seguito scrupolosamente le linee guida, rendendo evidente quando una scena era ricostruita con l’IA e assicurandosi che il risultato non potesse essere confuso con il materiale d’archivio originale.
La controversia su “The Brutalist”: quando l’IA diventa un tabù
Un altro tema caldo del dibattito è stato il recente caso del film “The Brutalist”, candidato agli Oscar 2025. La pellicola ha scatenato polemiche per l’uso dell’IA nel correggere l’accento ungherese di alcuni attori. La critica non ha apprezzato la mancanza di trasparenza sulla questione, sollevando interrogativi su quanto l’uso dell’IA possa alterare l’interpretazione attoriale.
“Se l’IA viene usata per manipolare una performance senza che il pubblico lo sappia, allora c’è un problema”, ha dichiarato Jenkins. D’altra parte, Dave Clark, co-fondatore di Promise, ha difeso l’uso della tecnologia, sostenendo che se l’artista è coinvolto nella decisione, non c’è nulla di male. “Adrien Brody ha dato un’interpretazione straordinaria in ‘The Brutalist’. Il problema è la disinformazione, non l’uso dell’IA in sé”, ha affermato.
Il futuro del cinema tra innovazione e regolamentazione
L’assenza di regole chiare sull’uso dell’IA nel cinema è uno dei problemi più urgenti. Mentre l’industria si divide tra chi vede l’IA come una risorsa e chi come una minaccia, Mooser ha sottolineato l’importanza di mantenere alta l’attenzione sui veri rischi, anziché concentrarsi su polemiche di poco conto. “Ci sono cose molto più gravi dell’IA che corregge un accento. Dobbiamo preoccuparci di come l’IA viene usata per eliminare i creativi dalla filiera cinematografica, sostituendo sceneggiatori e attori con modelli generativi”, ha detto.
Conclusione: l’IA è una risorsa o un pericolo?
L’intelligenza artificiale sta entrando nel mondo del cinema con prepotenza, e il dibattito è più acceso che mai. Se da un lato offre strumenti innovativi per migliorare la narrazione e abbattere i costi, dall’altro pone seri interrogativi etici sulla veridicità delle opere e sulla trasparenza nell’uso della tecnologia.
La chiave del futuro sarà nella regolamentazione e nella consapevolezza. I filmmaker devono rimanere padroni del processo creativo, utilizzando l’IA in modo etico e responsabile. E tu, cosa ne pensi? L’IA è un’opportunità o un rischio per il cinema? Scrivicelo nei commenti!