Il remake live action di Biancaneve, con Rachel Zegler e Gal Gadot, doveva essere il grande rilancio della Disney nel 2025. E invece si sta rivelando un fallimento clamoroso, con una perdita stimata di 115 milioni di dollari.
Il film, uscito il 21 marzo, ha incassato poco più di 143 milioni di dollari nel mondo dopo il secondo weekend, e le previsioni dicono che si fermerà a 225 milioni globali. Una cifra che, a conti fatti, non copre neanche lontanamente i 410 milioni di dollari spesi tra produzione, marketing e altri costi accessori.
Cosa è andato storto con Biancaneve?
Biancaneve avrebbe dovuto essere un successo annunciato: regia di Marc Webb, produzione di Marc Platt (Wicked) e colonna sonora firmata da Pasek & Paul, già premiati agli Oscar. Addirittura Greta Gerwig ha lavorato alla sceneggiatura. Insomma, un dream team.
Eppure, il pubblico ha risposto con freddezza. Anzi, con aperta ostilità.
Il marketing disastroso e la polemica woke
Le premesse di Biancaneve erano già traballanti, ma a complicare tutto ci ha pensato Rachel Zegler con le sue dichiarazioni. In diverse interviste ha criticato il film originale definendolo “datato” e ha sottolineato come la sua Biancaneve non avrebbe avuto bisogno del principe per salvarsi.
Parole che hanno fatto infuriare i fan storici. Molti hanno visto in questa versione una forzatura woke, un tentativo forzato di riscrivere il passato con gli occhiali dell’attivismo più spinto. Il web ha reagito male, e il dibattito ha preso una piega politica.
Il box office: numeri da incubo
Nel primo weekend, Biancaneve ha incassato 43 milioni negli Stati Uniti. Ma il secondo è stato ancora peggio: -66% e solo 14,2 milioni. Un crollo peggiore di quello di Dumbo e Maleficent, altri remake non particolarmente amati.
All’estero è andata poco meglio: Regno Unito (8,7M), Messico (6,9M), Italia (6,6M), Francia (5,5M), Brasile (4,5M).
Eppure sulla carta era una scelta sensata…
Disney non era impazzita: investire su Biancaneve aveva senso. È un brand storico, il primo lungometraggio animato della casa. Ma le strategie recenti ci dicono che i remake dei film pre-Katzenberg (quelli prima della rinascita degli anni ’90 con La Sirenetta e Il Re Leone) non funzionano al botteghino.
Fa eccezione solo Alice in Wonderland di Tim Burton (oltre un miliardo al box office nel 2010), ma quello era un altro mondo. Pre-streaming, pre-pandemia, con Johnny Depp ancora amato da tutti.
La produzione travagliata non ha aiutato
Il film è costato 270 milioni di dollari solo di produzione, con ritardi legati agli scioperi e persino un incendio sul set nel Regno Unito. A questi si aggiungono 111 milioni per marketing e distribuzione e 29 milioni in spese varie e residui.
I ricavi stimati? 101M dai cinema, 62M da home entertainment, 130M da TV e Disney+, e solo 2M dal merchandise. Totale: 295 milioni. Ne mancano all’appello almeno 115M. Un bagno di sangue.
Il pubblico è stanco dei remake?
Biancaneve è solo l’ultimo segnale. Gli spettatori sembrano sempre più disinteressati ai remake live-action Disney. I nuovi contenuti non convincono, le modifiche alla trama irritano i fan e la sensazione è che si stia spremendo il limone senza aggiungere nulla di nuovo.
Cosa poteva fare Disney per evitare il disastro
Una delle critiche più forti è stata quella di non aver mostrato il film in anteprima agli influencer. Un passaparola positivo sui social avrebbe potuto aiutare a mitigare le polemiche e portare al cinema una parte di pubblico curioso.
Invece si è scelto il silenzio, lasciando spazio solo alle polemiche. E si è visto il risultato.
Il futuro dei remake? Più Cruella, meno Biancaneve
Se Disney vuole salvare la linea dei live action, dovrà cambiare approccio. Non più remake pedissequi dei classici, ma reinterpretazioni originali. Il caso Cruella lo dimostra: nonostante l’uscita su Disney+ in piena pandemia, ha ottenuto buoni riscontri e un sequel è già in lavorazione.
Forse il futuro è quello: rivisitare l’universo Disney con uno sguardo nuovo, punk, irriverente, fuori dagli schemi. Perché a quanto pare, la fedeltà assoluta ai classici… non paga più.