Momenti librosi #36
Tra i vari regali di Natale 2017 ho ricevuto anche dei libri, uno dei quali è “Il mastino di Baskerville” di Arthur Conan Doyle, un libro a metà tra il giallo e l’horror che consacrò Sherlock Holmes come “l’investigatore per eccellenza”.
La trama
Nebbia, brughiera, un cane maledetto con le fiamme dell’inferno negli occhi, una morte incomprensibile: il palcoscenico perfetto per Sherlock Holmes e per l’immancabile Watson. Un palcoscenico sfruttato magistralmente da Arthur Conan Doyle per allestire il suo capolavoro, un romanzo che tiene imprigionato il lettore in uno spazio narrativo sospeso fra il giallo e il terrore. La morte in questione è quella di Sir Charles Baskerville, l’ultimo occupante del castello di famiglia: che sia vera la leggenda che parla di un cane degli inferi, un mastino demoniaco che perseguita la stirpe dei Baskerville? Un perfetto meccanismo a orologeria, un vero e proprio manuale di investigazione. E, non ultimo, il manifesto della logica d’acciaio del più celebre detective della letteratura mondiale.
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Nonostante non mi dispiacciano i film e i telefilm gialli, non ho mai letto nulla del più famoso investigatore della storia narrativa, Sherlock Holmes, e sono rimasta piacevolmente rapita sia dalla sua impresa nel “Mastino di Baskerville” sia dalla capacità di scrittura dell’autore, cosi arguta e intelligente.
Ho seguito passo passo le imprese e le deduzioni di Sherlock e del Dott Watson, e con loro ho cercato di capire se esisteva davvero il mastino della leggenda o se dietro alla leggenda si celasse un crudele assassino.
Ciò che mi ha colpito di questo mio primo racconto delle avventure di Sherlock Holmes, è stato proprio il mix tra giallo e horror, la capacità di descrizione dei fatti, dei personaggi e degli eventi che coinvolgono il lettore nella storia, sembra proprio di camminare passo passo con i protagonisti, di osservare, ascoltare e fiutare il mistero con loro.