Vent’anni dopo la morte di Nicola Calipari, l’Italia ha finalmente il film che racconta una delle pagine più dolorose e controverse della nostra storia recente. Il Nibbio di Alessandro Tonda non è solo un thriller politico, è un atto di giustizia cinematografica per un eroe che ha sacrificato la vita per salvare una giornalista e che non ha mai ottenuto la verità che meritava. Un film che mi ha profondamente colpito e che tutti dovrebbero vedere, non solo per ricordare, ma per capire.
La storia che non dovremmo dimenticare
Il 6 marzo 2005, Nicola Calipari muore sotto i proiettili americani mentre protegge con il proprio corpo Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto che aveva appena liberato dopo un mese di prigionia in Iraq. Il Nibbio – questo il nome in codice di Calipari – racconta i 28 giorni che precedettero quella tragica sera sulla strada per l’aeroporto di Baghdad.
Alessandro Tonda, già autore dell’ottimo The Shift, costruisce un spy movie maturo che evita sia la pornografia del dolore sia la superficialità. Il film si muove con la precisione chirurgica di un’operazione di intelligence, alternando momenti intimisti a sequenze action che strizzano l’occhio al cinema di Kathryn Bigelow e Paul Greengrass.
Claudio Santamaria nella performance della carriera
Claudio Santamaria offre qui quella che probabilmente è la migliore interpretazione della sua carriera. Il suo Calipari è un uomo diviso tra il dovere professionale e l’amore per la famiglia, capace di mantenere la lucidità nelle situazioni più estreme senza mai perdere di vista la propria umanità.
La chimica con Anna Ferzetti (Rosa, la moglie) è palpabile fin dalla prima scena in auto, dove lei gli ricorda il peso delle promesse fatte alla famiglia. È in questi momenti che Tonda mostra la sua maturità registica, costruendo dinamiche relazionali autentiche che danno spessore emotivo a tutto il film.
Sonia Bergamasco e il dramma della prigionia
Sonia Bergamasco nel ruolo di Giuliana Sgrena riesce a trasmettere tutto il dramma e la paura di una giornalista in ostaggio senza mai cadere nel vittimismo. La sua interpretazione è convincente e toccante, specialmente nelle scene che mostrano la graduale presa di coscienza della situazione politica che la circonda.
Il duo Santamaria/Bergamasco funziona perfettamente, supportato dalla sceneggiatura solida di Sandro Petraglia, l’autore dietro capolavori come Romanzo Criminale, Romanzo di una strage e Suburra.
La regia che fa centro
Tonda evita abilmente il rischio di trasformare una tragedia nazionale in intrattenimento fine a se stesso. La sua regia è intimista e adrenalinica allo stesso tempo, muovendosi costantemente tra distensione riflessiva e drammatica tensione action.
Il realismo crudo della narrazione non scade mai nel documentaristico piatto, ma trova nella linguistica dello spy movie la chiave stilistica più efficace. È cinema adulto che osserva le potenzialità dell’intrattenimento come arma di coinvolgimento profondo.
L’America che resta impunita
Quello che più mi ha colpito del film è come Tonda riesca a raccontare questa storia senza mai urlare, ma facendo emergere chiaramente le responsabilità americane. Gli americani vengono rappresentati con pochi tratti ma evidentemente non all’altezza di gestire un Paese complesso come l’Iraq.
È impossibile non pensare ad altre tragedie italiane dove la verità è stata insabbiata: dalla strage di Ustica al caso Calipari, sembra che quando sono coinvolti interessi americani, la giustizia italiana si fermi sempre a metà strada. Vent’anni dopo, nessun colpevole è mai stato davvero punito per la morte di un uomo che aveva appena portato a termine con successo una missione diplomatica.
La famiglia che non ha mai trovato giustizia
Il film è dedicato non solo alla memoria di Calipari, ma anche alla sua famiglia – la moglie Rosa Maria Villecco e i due figli – che non ha mai ottenuto giustizia completa. È questo aspetto che rende Il Nibbio non solo un thriller politico, ma un atto di denuncia civile.
La scelta di Tonda di concentrarsi sulla dimensione umana del protagonista, mostrandolo come padre e marito amorevole oltre che come abile operativo, rende la tragedia ancora più dolorosa e inaccettabile.
Il cinema italiano che sa ancora commuovere
Il Nibbio è la dimostrazione che il cinema italiano sa ancora raccontare storie importanti senza retorica patriottarda o vittimismo. È un film che riesce a far provare sano orgoglio nazionale mentre denuncia le storture di un sistema internazionale dove i più forti restano sempre impuniti.
La tecnica di ripresa, pur mantenendo un approccio televisivo che coinvolge lo spettatore da vicino, non rinuncia mai alla qualità cinematografica. È cinema che sa essere politico senza dimenticare di essere prima di tutto intrattenimento intelligente.
Un film necessario
In un’epoca dove la memoria storica viene continuamente manipolata, Il Nibbio rappresenta un atto di resistenza culturale. Non è un film consolatorio, ma amaro quanto basta per farci riflettere sul prezzo che paghiamo quando la giustizia si ferma davanti agli interessi geopolitici.
Dopo vent’anni, Nicola Calipari ha finalmente il film che meritava. E noi abbiamo finalmente la possibilità di ricordare senza dimenticare, di onorare un eroe senza retorica, di chiedere giustizia senza urlare.
Ti senti pronto a rivivere una delle pagine più dolorose della nostra storia recente? Dimmi nei commenti se pensi che sia giusto continuare a chiedere verità su vicende come questa, o se credi che a volte sia meglio voltare pagina per non rovinare i rapporti diplomatici!
La Recensione
Il Nibbio
Alessandro Tonda dirige un thriller politico maturo che racconta gli ultimi giorni di Nicola Calipari con rispetto e tensione. Claudio Santamaria eccezionale, regia che evita retorica e vittimismo. Cinema civile che denuncia l'impunità americana vent'anni dopo una tragedia mai chiarita completamente.
PRO
- Claudio Santamaria magistrale nella migliore interpretazione della carriera come eroe umano e padre
- Regia matura che bilancia tensione action e introspezione senza cadere nel sensazionalismo
- Denuncia civile necessaria su una tragedia italiana mai completamente chiarita dopo vent'anni
CONTRO
- Approccio televisivo nella tecnica di ripresa che potrebbe deludere chi cerca spettacolarità cinematografica