“Il pescatore” di Fabrizio De André è una delle canzoni più iconiche del cantautore genovese e, nonostante il suo debutto nel 1970, continua a ispirare e a far riflettere. Questo brano, appartenente al primo periodo della carriera di De André, è un capolavoro di semplicità musicale e profonda carica emotiva. In questo articolo analizzeremo nel dettaglio il testo e il significato di “Il pescatore”, esplorando le immagini, le metafore e il messaggio universale che ha reso questo brano un vero e proprio inno alla carità e all’umanità.
Introduzione al brano
Fabrizio De André è noto per aver raccontato storie di personaggi atipici e ai margini della società, e “Il pescatore” non fa eccezione. Il brano narra la storia di un vecchio pescatore che, addormentatosi all’ombra dell’ultimo sole, viene interrotto dalla comparsa di un assassino. Quest’ultimo, spaventato e affamato, chiede al pescatore del pane e del vino. Senza esitazione, il pescatore spezza il pane e versa il vino, dimostrando un atto di carità disinteressata. Poco dopo, i gendarmi interrogano il pescatore sulla presenza dell’assassino, ma lui resta in silenzio.
Questa canzone, musicalmente molto semplice e caratterizzata da un arrangiamento minimale, ha acquisito nel tempo una valenza simbolica profonda. La sua rielaborazione durante una cena con il gruppo Premiata Forneria Marconi, che lo spinse a improvvisare con forchette, bicchieri e poi chitarre, ha consolidato l’arrangiamento che ancora oggi è riconoscibile e amato dal pubblico.
Analisi del testo
Il brano si apre con immagini evocative e poetiche:
“All’ombra dell’ultimo sole
s’era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso.”
Questi versi iniziali ci introducono immediatamente in una scena carica di simbolismo. L’immagine del tramonto – “l’ultimo sole” – è una metafora della fine della vita, del tramonto di un’esistenza che si avvicina alla quiete. Il pescatore, addormentato, sembra quasi accettare il suo destino con serenità, e il “solco lungo il viso” che somiglia a un sorriso suggerisce una pace interiore, una saggezza che va oltre il semplice atto del dormire.
Il testo prosegue con l’entrata in scena di un personaggio inaspettato:
“Venne alla spiaggia un assassino
due occhi grandi da bambino
due occhi enormi di paura
eran gli specchi di un’avventura.”
Questi versi introducono l’elemento del conflitto: un assassino, caratterizzato da occhi che ricordano quelli di un bambino, quasi imploranti, appare come una figura contraddittoria. L’assassino, tradizionalmente simbolo di violenza e malvagità, viene qui descritto attraverso una lente di vulnerabilità. I “due occhi grandi da bambino” suggeriscono un’anima tormentata, segnata dalla paura e dalla necessità di una redenzione. La scelta delle parole ci induce a riflettere su quanto spesso la violenza possa nascondere una profonda sofferenza.
Il brano raggiunge il suo apice emotivo quando l’assassino chiede aiuto:
“E chiese al vecchio dammi il pane
ho poco tempo e troppa fame
e chiese al vecchio dammi il vino
ho sete e sono un assassino.”
In questi versi, Mahmood – che riporta il testo di De André – trasforma l’atto di chiedere aiuto in un momento di trasparenza e di rivelazione. Il fatto che l’assassino si identifichi apertamente, ammettendo la sua condizione e la sua fame, crea un contrasto stridente con la solita immagine del criminale spietato. È un invito a non giudicare, a vedere oltre l’apparenza e a riconoscere che, spesso, dietro un gesto esteriore di violenza si cela una realtà fatta di disperazione e bisogno.
Il pescatore, con un gesto semplice ma carico di significato, risponde senza indugio:
“Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
non si guardò neppure intorno
ma versò il vino, spezzò il pane
per chi diceva ho sete e ho fame.”
Questo passaggio è il fulcro della canzone e il messaggio più potente che De André vuole trasmettere. Il gesto del pescatore rappresenta la carità universale: un atto d’amore e di umanità che va al di là delle convenzioni e dei giudizi. Il fatto che il pescatore non si prenda il tempo di osservare o giudicare, ma agisca immediatamente, incarna l’ideale della solidarietà disinteressata. È un messaggio che ci ricorda quanto sia importante aprire il cuore agli altri, senza pregiudizi, soprattutto in momenti di estrema necessità.
Il brano si conclude con un’immagine malinconica e riflessiva:
“E fu il calore d’un momento
poi via di nuovo verso il vento
davanti agli occhi ancora il sole
dietro alle spalle un pescatore.”
Qui, il calore del gesto si trasforma in un ricordo fugace. L’assassino fugge via, come trasportato dal vento, mentre il sole continua a brillare. Il pescatore, invece, resta lì, testimone silenzioso di una storia che si è consumata in un istante. L’immagine finale, che riprende il tema del tramonto, sottolinea il senso di transitorietà della vita e il valore delle azioni che, pur essendo brevi, possono cambiare il destino di un’altra persona.
Interpretazioni e possibili significati
Il testo di “Il pescatore” offre diverse possibili interpretazioni, senza però perdere mai il suo messaggio centrale di carità e di umanità. Alcuni ascoltatori associano il pescatore a figure sacre come San Pietro o addirittura a Gesù, sottolineando la dimensione quasi redentrice del gesto compiuto. Altri invece ritengono che la parte finale possa essere interpretata in modi diversi: forse il pescatore non risponde perché è ormai scomparso, oppure è stato silenziosamente ucciso dall’assassino, che dopo aver compiuto il suo atto si è liberato di un testimone scomodo.
Personalmente, la lettura che mi sembra più coerente è quella secondo cui il pescatore ha scelto il silenzio per aiutare un uomo che, nonostante la sua confessione di essere un assassino, non aveva un cuore malvagio. Il fatto che l’assassino si presenti in modo così diretto, ammettendo i suoi crimini, suggerisce una disperazione che va oltre la semplice malvagità. Il pescatore, con il suo sguardo calmo e il gesto di condividere pane e vino, riesce a riconoscere in quell’uomo una sofferenza profonda e, attraverso il suo atto di generosità, offre una possibilità di redenzione.
Questo messaggio, di apertura e di fiducia verso l’altro, è universale e rimane attuale. Non serve essere santi o eroi per fare la differenza: basta un piccolo gesto, compiuto con il cuore, per trasformare il destino di un’altra persona. De André ci ricorda che ogni incontro, per quanto fugace, può avere un impatto duraturo se c’è la volontà di guardare oltre le apparenze e le leggi codificate.
Elementi musicali e stilistici
Da un punto di vista musicale, “Il pescatore” si distingue per la sua struttura essenziale e per l’arrangiamento minimale che lascia spazio alla voce poetica di Fabrizio De André. La semplicità degli strumenti – chitarra acustica e voce – contribuisce a creare un’atmosfera intima, quasi confessionale, in cui ogni parola risuona con autenticità. Questa scelta stilistica è perfetta per un testo che parla di gesti semplici ma profondamente umani.
L’uso del dialetto e di immagini forti, come il “solco lungo il viso” o gli “occhi grandi da bambino” dell’assassino, è un esempio di come De André riesca a fondere la tradizione poetica italiana con una sensibilità moderna e universale. Ogni parola è scelta con cura, creando un tessuto narrativo che non solo racconta una storia, ma invita anche l’ascoltatore a riflettere sul valore della solidarietà e della compassione.
Un invito all’ascolto critico
“Il pescatore” è una canzone che, nonostante sia stata scritta decenni fa, mantiene una forza comunicativa incredibile. La capacità di Fabrizio De André di raccontare storie con un linguaggio semplice ma profondamente evocativo è ciò che rende questo brano immortale. È un invito a guardare oltre la superficie, a scoprire la bellezza nei gesti quotidiani e a riconoscere che, spesso, il vero eroismo risiede nella capacità di aiutare il prossimo senza chiedere nulla in cambio.
Conclusioni e invito all’interazione
In conclusione, “Il pescatore” di Fabrizio De André è molto più di una semplice canzone folk: è un inno alla carità, alla solidarietà e alla capacità di guardare oltre le apparenze per vedere l’umanità in ogni persona. Il brano ci ricorda che, anche in un mondo segnato dal dolore e dalla violenza, basta un piccolo gesto per cambiare il destino di qualcuno. Il pescatore, con il suo silenzio eloquente e il gesto semplice di condividere pane e vino, ci insegna che ogni azione di bontà è un atto di resistenza contro l’indifferenza.
E tu, cosa pensi del messaggio di “Il pescatore”? Hai mai vissuto un’esperienza in cui un piccolo gesto ha fatto una grande differenza nella vita di qualcuno? Lascia un commento e condividi la tua esperienza: il tuo punto di vista è fondamentale per arricchire questo dialogo sul potere della musica e sul valore della solidarietà.
Il testo di Il pescatore di Fabrizio De André
[Strofa 1]
All’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito un pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
[Strofa 2]
Venne alla spiaggia un assassino
Due occhi grandi da bambino
Due occhi enormi di paura
Eran gli specchi di un’avventura
[Strofa 3]
E chiese al vecchio: “Dammi il pane
Ho poco tempo e troppa fame”
E chiese al vecchio: “Dammi il vino
Ho sete e sono un assassino”
[Strofa 4]
Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
Non si guardò neppure intorno
Ma versò il vino e spezzò il pane
Per chi diceva ho sete e ho fame
[Strofa 5]
E fu il calore di un momento
Poi via di nuovo verso il vento
Davanti agli occhi ancora il sole
Dietro alle spalle un pescatore
[Strofa 6]
Dietro alle spalle un pescatore
E la memoria è già dolore
Ed è il rimpianto di un aprile
Giocato all’ombra di un cortile
[Strofa 7]
Vennero in sella due gendarmi
Vennero in sella con le armi
Chiesero al vecchio se lì vicino
Fosse passato un assassino
[Strofa 8]
Ma all’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito il pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso