IT: Welcome to Derry è arrivata su Sky Atlantic il 27 ottobre ed è la nuova serie HBO che tutti stavano aspettando. Io personalmente ero scettico all’inizio. Un’altra serie su Pennywise? Dopo i due film di successo al cinema sembrava davvero rischioso tornare in quel mondo. Ma devo ammettere che mi sbagliavo completamente. Il primo episodio mi ha letteralmente preso alla gola fin dalla prima scena e non mi ha più lasciato andare. Andy Muschietti che aveva diretto i due film torna come regista e produttore insieme a sua sorella Barbara e allo sceneggiatore Jason Fuchs. Hanno capito perfettamente cosa aveva funzionato nei film e cosa no.
La serie è ambientata nel 1962 quindi molto prima degli eventi che abbiamo visto nei film. Siamo a Derry nel Maine, quella piccola cittadina che sembra perfetta ma nasconde orrori inimmaginabili sotto la superficie. Il primo episodio comincia subito forte senza perdere tempo. Un ragazzo di nome Matty cerca di scappare da Derry facendo l’autostop in piena notte. Una famiglia apparentemente normale e amorevole lo fa salire in macchina. Ma le cose si trasformano velocemente in un incubo a occhi aperti quando capisci che quella famiglia non è per niente normale. Quella scena iniziale è una delle più inquietanti che ho visto in televisione negli ultimi anni.
Quattro ragazzi alle prese con il mistero
Quattro mesi dopo la scomparsa di Matty i suoi amici sono ancora tormentati da quello che è successo. Ci sono Lilly interpretata da Clara Stack, Ronnie, Teddy, Phil e Susie. Sono tutti ragazzini con i loro problemi personali e le loro paure. Lilly per esempio ha perso il padre in un incidente sul lavoro e si sente in qualche modo responsabile. Hanno tutti situazioni familiari difficili come succede sempre nei libri di Stephen King. Ora devono affrontare qualcosa di molto più grande e spaventoso di loro. Cominciano a sentire rumori strani che vengono dalle fogne. Hanno visioni che non riescono a spiegarsi. Qualcosa di terribile sta succedendo a Derry e loro sono gli unici che sembrano accorgersene.
Parallelamente a questa storia c’è quella di Leroy Hanlon interpretato da Jovan Adepo. È un maggiore dell’aeronautica che arriva a Derry per una missione segreta alla base militare. È un uomo nero in una cittadina del Maine negli anni sessanta quindi si scontra subito con il razzismo di alcuni suoi sottoposti. Il cognome Hanlon ti dice subito qualcosa se conosci la storia originale di IT. È infatti il padre di Mike Hanlon che sarà uno dei protagonisti del Club dei Perdenti nei film. Vedere le origini della famiglia Hanlon è davvero interessante e aggiunge profondità a quella storia che già conoscevamo.
Una ricostruzione degli anni sessanta perfetta
Una delle cose che mi ha colpito di più è quanto sia curata la ricostruzione degli anni sessanta. HBO ha investito tantissimo in questa produzione e si vede. I set sono bellissimi e dettagliati. I costumi sono perfetti. Le insegne al neon, i colori, le scenografie, tutto ti porta davvero in quell’epoca. La sigla di apertura è spettacolare e ti mette subito nell’atmosfera giusta. Non sembra per niente una produzione televisiva ma un film vero al cinema. La fotografia è elegante e sa quando essere luminosa e quando diventare cupa e inquietante. Andy Muschietti e il suo team hanno fatto un lavoro straordinario nel ricreare quella Derry che avevamo visto nei film ma ambientata vent’anni prima.
L’atmosfera è davvero quella dei romanzi di Stephen King. King non si limita mai a raccontare storie di mostri. Scava sempre nella società americana e nei suoi problemi più profondi. Il razzismo, il bullismo, l’indifferenza, il perbenismo di facciata. Tutte queste cose sono presenti in Welcome to Derry esattamente come erano presenti nel romanzo originale. La cittadina sembra perfetta e accogliente ma sotto quella superficie patinata si nasconde un abisso di orrore. E il vero mostro non è solo Pennywise ma la società stessa che permette al male di agire indisturbato.
Pennywise non si vede ma la sua presenza si sente
Una scelta coraggiosa del primo episodio è che Pennywise non appare mai chiaramente. Alcuni hanno criticato questa decisione ma secondo me è geniale. Nei film di IT Capitolo Due avevano mostrato troppo spesso il pagliaccio. A un certo punto non faceva più paura perché lo vedevi continuamente. Qui invece la sua presenza aleggia su ogni scena anche se non lo vedi mai direttamente. Questo rende l’attesa ancora più snervante. Quando finalmente apparirà saremo tutti molto meno preparati e avremo molta più paura. È una lezione che Muschietti ha imparato dai suoi errori precedenti.
La serie mostra anche come Pennywise lavora contro persone che non sanno chi è. Nel Club dei Perdenti i ragazzi sapevano chi era e come funzionava quindi non morivano subito. Lui doveva inseguirli per settimane per spaventarli davvero. Qui invece i protagonisti non hanno idea di cosa stia succedendo quindi sono già terrorizzati. Pennywise non deve aspettare per ucciderli. Questo cambia completamente le dinamiche della storia e la rende più pericolosa e imprevedibile.
Gli attori fanno un lavoro eccellente
Il cast è davvero bravo su tutta la linea. I ragazzi giovani sono tutti convincenti e credibili. Clara Stack che interpreta Lilly è particolarmente brava e dona al suo personaggio una vulnerabilità vera che ti tocca il cuore. Jovan Adepo come Leroy Hanlon regala al personaggio una dignità stoica nonostante il razzismo che affronta. Taylour Paige che interpreta sua moglie Charlotte trasforma il suo personaggio in una donna complessa e molto credibile. Anche gli attori veterani come James Remar che interpreta il generale Shaw sono perfetti nei loro ruoli. Tutti insieme creano un ensemble che funziona benissimo.
La recitazione è aiutata da dialoghi ben scritti che suonano naturali. I personaggi parlano come parlerebbero davvero delle persone in quegli anni. Non ci sono battute forzate o momenti imbarazzanti. Tutto scorre in modo fluido e credibile. Anche i momenti più horror non sembrano mai eccessivi o ridicoli perché gli attori ci credono davvero e ti fanno credere anche a te.
L’horror non è annacquato ma viscerale
Una cosa che mi ha sorpreso molto è quanto sia violenta e gore questa serie. Non si sono tirati indietro per niente. Fin dalle prime scene c’è sangue vero e orrore viscerale che non ti aspetti. La scena della nascita nel primo episodio è particolarmente forte e ha fatto discutere tantissimo. Alcune persone si sono lamentate dicendo che era troppo. Ma secondo me è perfetta perché ti fa capire subito che tipo di serie stai guardando. Questa è una serie per adulti che non ha paura di mostrarti cose disturbanti.
Gli effetti speciali sono solidi anche se non sempre perfetti dal punto di vista tecnico. Però funzionano comunque perché sono inseriti bene nella storia. Non sono mai gratuiti o messi lì solo per fare schifo. Servono sempre a raccontare qualcosa o a creare tensione. La regia di Muschietti sa quando mostrare e quando invece lasciare che la tua immaginazione faccia il lavoro sporco. E spesso quello che immagini è molto più spaventoso di quello che potresti vedere sullo schermo.
Un finale che ti lascia senza fiato
Il finale del primo episodio è stato paragonato dallo stesso Andy Muschietti alle Nozze Rosse di Game of Thrones. E devo dire che il paragone non è esagerato. Succede qualcosa di completamente inaspettato che ti lascia letteralmente senza fiato. Non voglio fare spoiler ma posso dirti che è un colpo di scena che non vedevo arrivare assolutamente. È anche un po’ triste oltre che scioccante. Ti fa capire che in questa serie nessuno è al sicuro. Anche i personaggi che pensi siano protetti possono morire in qualsiasi momento. Questo alza la posta in gioco in modo incredibile.
Dopo quel finale non vedi l’ora di guardare il prossimo episodio. La serie riesce a creare un senso di suspense e di curiosità che ti tiene incollato allo schermo. Vuoi sapere cosa succederà dopo. Vuoi capire meglio cosa sta succedendo a Derry. Vuoi vedere finalmente Pennywise apparire in tutta la sua gloria terrificante. E soprattutto vuoi sapere se i protagonisti sopravviveranno a tutto questo.
Una serie che rispetta Stephen King
Quello che mi è piaciuto di più è che Welcome to Derry non è solo uno sfruttamento commerciale di un marchio famoso. Si vede che c’è passione vera dietro questo progetto. Muschietti e il suo team hanno studiato il romanzo originale di King e hanno capito cosa lo rendeva speciale. Non è solo una storia di un pagliaccio che fa paura. È una storia sulla memoria, sull’infanzia, sulla paura come specchio della società americana. Tutti questi temi sono presenti nella serie esattamente come erano presenti nel libro.
La serie usa anche materiale direttamente dal romanzo che non era stato usato nei film. Nel libro di King ci sono degli interludi che raccontano le apparizioni passate di Pennywise a Derry in epoche diverse. Welcome to Derry si basa proprio su quei capitoli e li espande in modo intelligente. Quindi non è una storia inventata dal nulla ma ha delle basi solide nel materiale originale. Questo la rende ancora più interessante per i fan di Stephen King che riconosceranno tanti riferimenti e dettagli presi direttamente dal libro.
La Recensione
IT: Welcome to Derry
IT: Welcome to Derry è arrivata su Sky Atlantic il 27 ottobre ed è la nuova serie HBO ambientata nel 1962 che racconta le origini di Pennywise e degli orrori di Derry. Il primo episodio diretto da Andy Muschietti parte subito forte con scene inquietanti e violente che non si tirano indietro. La ricostruzione degli anni sessanta è perfetta grazie all'investimento di HBO in set e costumi curatissimi. Il cast è eccellente con Clara Stack e Jovan Adepo particolarmente bravi. Pennywise non appare mai direttamente ma la sua presenza si sente in ogni scena rendendo l'attesa ancora più snervante. Il finale è scioccante e ti lascia senza fiato come le Nozze Rosse di Game of Thrones.
PRO
- La ricostruzione degli anni sessanta è perfetta con set e costumi curatissimi che sembrano un film al cinema
- Il cast è eccellente su tutta la linea con particolare menzione per Clara Stack e Jovan Adepo
CONTRO
- Alcuni effetti CGI non sono perfetti dal punto di vista tecnico anche se funzionano comunque




