Quando Keanu Reeves dice “non trasformatelo in un film Marvel”, sai che dietro c’è una battaglia epica tra vision artistica e pressioni commerciali. Il sequel di “Constantine”, uno dei cult movie più amati degli anni 2000, è bloccato in development hell da mesi per una ragione molto semplice: l’attore non è per niente soddisfatto delle sceneggiature che gli studios continuano a proporgli.
Peter Stormare, che nel film originale interpretava il diavolo in completo bianco, ha rivelato in un’intervista esplosiva che Reeves sta combattendo contro la volontà degli studios di trasformare “Constantine 2” in un action blockbuster pieno di macchine volanti e scene di combattimento acrobatiche. “C’è molto tira e molla, perché penso che Keanu, che conosco abbastanza bene, non sia molto contento delle sceneggiature e di quello che di solito esce dagli studios”, ha confessato Stormare.
Il conflitto creativo è tipico dell’industria cinematografica contemporanea: da una parte un attore che vuole preservare l’integrità artistica di un personaggio che ama, dall’altra studios che vedono nel successo del primo film l’opportunità di creare un franchise action ad alto budget. Ma Reeves, forte del successo della saga “John Wick“, non ha alcuna intenzione di cedere. “Keanu vuole fare un sequel molto vicino al primo film”, rivela Stormare. “E penso che dica: ‘Ho già fatto John Wick. Questo film è spirituale. Parla di demoni e persone normali. E voglio mantenerlo così'”.
La domanda è: riuscirà Keanu a vincere questa battaglia contro la hollywoodizzazione di Constantine, o vedremo John Constantine trasformato in un action hero qualunque?
La battaglia per l’anima di Constantine
Il primo Constantine del 2005 era tutto fuorché un blockbuster tradizionale. Diretto da Francis Lawrence, il film presentava un supernatural thriller cupo e riflessivo, dove Keanu Reeves interpretava un demon hunter tormentato con una connessione diretta sia a Dio che al Diavolo. Non c’erano esplosioni ogni dieci minuti o chase sequences adrenaliniche – c’era invece un character study profondo ambientato in un universo metaphysical.
Stormare rivela che gli studios vogliono trasformare il sequel in qualcosa di completamente diverso: “Per fare un sequel, gli studios vogliono avere macchine che volano in aria. Vogliono persone che fanno capriole e scene d’azione di combattimento”. È la classica studio mentality che vede nel successo di un film originale l’opportunità di creare qualcosa di più commercially viable, anche se questo significa tradire l’essenza che aveva reso speciale l’originale.
Ma Reeves non ci sta. “Keanu è molto orgoglioso di quello. Ha lottato perché fosse un personaggio che amava e voleva sviluppare“, spiega Stormare. È la battaglia di un attore maturo che ha imparato a distinguere tra commercial success e artistic integrity.
La filosofia anti-Marvel di Reeves
La dichiarazione più esplosiva arriva quando Stormare cita direttamente le parole di Reeves: “Non trasformatelo in un grande Marvel“. È un statement che suona come una dichiarazione di guerra contro l’approccio cookie-cutter dei superhero movies contemporanei.
“Non trasformatelo in noi che voliamo sempre appesi alle imbracature e ci spariamo addosso. Non tirate fuori le armi pesanti. Lasciate che sia così”, continua la citazione riportata da Stormare. È una critica esplicita al Marvel formula che ha dominato Hollywood negli ultimi 15 anni.
Il ragionamento di Reeves è cristallino: ha già dimostrato di saper fare action con John Wick, non ha bisogno di trasformare Constantine in un altro action hero. Il personaggio funziona proprio perché è diverso – è spirituale, introspettivo, grounded.
Il culto dell’originale e le aspettative dei fan
Stormare ha ragione quando dice che Constantine “ha impiegato molto tempo per diventare un cult movie, ha davvero funzionato, e funzionerà di nuovo sul pubblico“. Il film del 2005 non fu un box office smash immediato, ma negli anni ha conquistato una fanbase devota che apprezza esattamente quello che gli studios vorrebbero cambiare.
“Non sono state le scene d’azione slick o i demoni CGI a far innamorare i fan del film originale“, osserva giustamente Stormare, “ma la semplicità della storia, le performance grounded ma gritty, e il panache che gli attori hanno portato ai loro personaggi”. È una lesson che Hollywood sembra dimenticare continuamente: non sempre bigger significa better.
Il tone del primo Constantine era unico nel panorama dei comic book movies. Mentre altri film del genere puntavano su spectacle e humor, Constantine era dark, contemplativo, quasi theological. Era un adult-oriented supernatural thriller che trattava temi di redemption, sacrifice e faith con serietà.
La sfida del sequel perfetto
Il dilemma di Constantine 2 rappresenta perfettamente le challenges del sequel-making contemporaneo. Come fai a dare ai fan quello che vogliono mantenendo al tempo stesso la commercial viability che gli studios richiedono? È la quadratura del cerchio che affligge molti progetti sequel.
Reeves, forte della sua esperienza e del suo box office power, è in una posizione unica per fight back contro le pressioni studio. Il successo di John Wick ha dimostrato che può carry un action franchise, quindi non ha bisogno di trasformare Constantine in qualcosa che non è per dimostrare la sua bankability.
La strategy dell’attore è chiara: “Questo film è spirituale. Parla di demoni e persone normali“. Vuole mantenere Constantine nel suo lane originale, quello del supernatural thriller che esplora big questions attraverso character development piuttosto che set pieces.
Il precedente John Wick
Il successo della saga John Wick dà a Reeves una leverage incredibile nelle negotiations. Ha dimostrato di poter creare un action franchise partendo da zero, quindi non ha bisogno di compromise la sua vision per Constantine. Può permettersi di dire “ho già il mio action movie” e insistere per mantenere Constantine true alle sue radici.
È interessante notare come Reeves stia compartmentalizing i suoi progetti: John Wick per l’action fix, Constantine per la spiritual exploration. È un approccio maturo che dimostra una comprensione profonda di cosa funziona per ogni property.
Il futuro incerto del progetto
Con questa impasse tra Reeves e gli studios, il futuro di Constantine 2 rimane uncertain. Da una parte hai un attore con una clear vision e il track record per sostenerla, dall’altra studios che vedono dollar signs e vogliono massimizzare il commercial potential.
La resolution di questo conflitto potrebbe set a precedent per come Hollywood gestisce i legacy properties in futuro. Se Reeves riesce a mantenere la sua vision, potrebbe incoraggiare altri creative talents a fight back contro la homogenization dell’industria.
Tu da che parte stai in questa battaglia? Credi che Reeves abbia ragione a protect l’integrità artistica di Constantine, o pensi che un approccio più action-oriented potrebbe funzionare per un pubblico più ampio? Scrivimi nei commenti – sono curioso di sapere se anche tu preferisci i character-driven supernatural thrillers agli action spectacles!




