Eccoci qui con un altro sabato e, come da copione, Netflix ci regala l’ennesimo action thriller che uscirà dalla tua memoria prima ancora che finiscano i titoli di coda. K.O., diretto dal francese Antoine Blossier, è esattamente quello che ti aspetti da una macchina da guerra dello streaming che non si ferma mai: 85 minuti di intrattenimento mediocre che fa il suo dovere senza mai osare davvero.
La trama che hai già visto mille volte
La storia inizia con Bastien, un aspirante fighter MMA che si trova sul ring contro il suo acerrimo rivale Enzo. I due se le danno di santa ragione in una sequenza brutale che stabilisce subito il tono del film. Ma ecco il colpo di scena (spoiler: non è un colpo di scena): Bastien contrasta una presa a triangolo con uno slam devastante che manda Enzo a sbattere la testa sul tappeto. Enzo muore e Bastien, devastato dal senso di colpa, appende i guantoni al chiodo e sparisce.
Due anni dopo, il nostro eroe in esilio viene richiamato all’azione da Emma, la vedova di Enzo. Il figlio Leo è sparito dopo essersi invischiato nel traffico di droga, e sembra che alcuni gangster particolarmente cattivi gli abbiano messo una taglia sulla testa. Bastien si sente moralmente obbligato a riparare al danno fatto e si butta nell’indagine insieme al detective Alaoui.
La formula Netflix che funziona sempre (o quasi)
K.O. segue il manuale del perfetto action thriller Netflix con la precisione di un orologio svizzero. La prima metà del film è lavoro investigativo standard per stabilire la posta in gioco, condito con qualche scena d’azione ben piazzata. Non manca il combattimento in discoteca (che sembra essere diventato un prerequisito per ogni action movie che si rispetti) e un inseguimento teso attraverso un complesso di appartamenti.
Come da copione, il punto centrale del film stringe le viti, esplorando i backstory di Bastien e Alaoui mentre la ricerca di Leo si intensifica, culminando in un climax alla stazione di polizia. È tutto tremendamente prevedibile, ma almeno funziona.
I personaggi archetipi che conosci a memoria
Qui arriva uno dei problemi principali di K.O.: i personaggi sono archetipi quasi per definizione. Bastien è il classico “eroe tormentato che cerca di rimediare ai suoi errori”, mentre Alaoui è l’altrettanto classico “eroe tormentato che cerca vendetta”. Non c’è praticamente nulla di originale nelle loro personalità.
C’era potenziale per sviluppare un legame più stretto tra Leo e Bastien, magari puntando su una dinamica guardiano/protetto che avrebbe potuto dare alla storia quell’energia emotiva di cui aveva disperatamente bisogno. Ma K.O. non sembra mai interessato a percorrere quella strada. È un peccato, perché con una durata di meno di 90 minuti, anche solo 10 minuti in più per sviluppare questa relazione avrebbero aiutato enormemente.
La regia che non osa
Antoine Blossier dirige con la sicurezza di chi sa di stare facendo un prodotto di consumo. Non c’è nulla di particolarmente sbagliato nella sua regia, ma non c’è nemmeno nulla di memorabile. È quella che in gergo tecnico chiamiamo “regia funzionale” – fa quello che deve fare senza mai osare o sorprendere.
Il film si culla nella sua mediocrità senza vergogna, offrendo poco in termini di originalità ma gestendo le cose con sufficiente competenza da risultare comunque guardabile.
L’action che salva la baracca
Se K.O. ha una cosa che funziona davvero, sono le sequenze d’azione. Il lavoro di camera e la coreografia generale sono solidi, e ci sono pause naturali nei combattimenti dove i fighter riprendono fiato. È un dettaglio che abbiamo visto in titoli come John Wick, e aggiunge un livello di realismo che funziona bene per il genere.
Le scene di combattimento sono grezze e viscerali quanto basta per tenerti incollato allo schermo, anche se quando arrivano i colpi di scena si appoggiano troppo pesantemente ai cliché di genere per davvero sorprendere.
Il confronto con la concorrenza Netflix
Nel panorama sempre più affollato degli action thriller Netflix, K.O. si trova a competere con titoli di grosso calibro come The Old Guard, The Gray Man e Extraction, ma anche con gemme sottovalutate come Burn Out e Badland Hunters. Distinguersi in questo contesto non è facile, e francamente K.O. non ci riesce.
È come un pugile di medio livello che sale sul ring contro dei campioni: tecnicamente competente, ma senza quel qualcosa in più che lo renderebbe memorabile.
Il verdetto: un 10 round che stanca
K.O. è esattamente quello che sembra: un action thriller mediocre che fa il suo lavoro senza mai eccellere. Non è terribile, ma non è nemmeno particolarmente buono. È il tipo di film che guardi una sera che non hai niente di meglio da fare, che ti intrattiene per 85 minuti e che poi dimentichi completamente.
Come dice la recensione originale, si sente più come una “sessione di 10 round di botte” – atterra qualche colpo pulito ma alla fine risulta inefficace quando suona la campana finale. Netflix continua a sfornare questi prodotti con la regolarità di una macchina ben oliata, e K.O. è semplicemente l’ultimo della serie.
Non aspettarti nulla di rivoluzionario, ma se sei in vena di action francese senza pretese, potrebbe fare al caso tuo. Solo non aspettarti di ricordartelo la settimana prossima.
Allora, hai già aggiunto K.O. alla tua lista o stai aspettando qualcosa di più sostanzioso? Dimmi nei commenti se anche tu pensi che Netflix stia esagerando con la quantità di action mediocri o se invece apprezzi avere sempre qualcosa di nuovo da guardare senza troppi pensieri!
La Recensione
K.O.
Antoine Blossier confeziona un action thriller francese che abbraccia la mediocrità senza vergogna. K.O. segue la formula Netflix con precisione meccanica: 85 minuti di intrattenimento funzionale ma dimenticabile. Personaggi archetipi, trama prevedibile, ma action choreography solida. È cinema di consumo che fa il suo dovere senza mai osare.
PRO
- Coreografia action solida con combattimenti realistici e pause naturali che aggiungono credibilità
CONTRO
- Trama completamente prevedibile che segue ogni cliché del genere senza sorprese o originalità
- Personaggi archetipi privi di personalità distintiva che risultano intercambiabili con altri action thriller
Un reacher dei poveri zeppo di atrocità ed action idiozie. Poi ci lamentiamo che il nostro pubblico più giovane non ha modelli positivi cui fare riferimento. Per certi versi peggio di un horror con le sue inutile derive torture porn. Spero che Netflix lo tolga. Il catalogo è molto peggiorato negli ultimi tempi. Che delusione!!!