Quando “Jurassic Park” è arrivato nelle sale italiane nel 1993, Steven Spielberg non ha solo portato i dinosauri sul grande schermo: ha letteralmente riscritto le regole del blockbuster moderno e stabilito un nuovo standard aureo per gli effetti visivi, la suspense e lo spettacolo cinematografico. Basato sul romanzo di Michael Crichton, il film non si è limitato a riportare in vita i dinosauri, ma ha resuscitato la nostra fascinazione collettiva per queste creature preistoriche, lanciando quello che sarebbe diventato uno dei franchise più iconici della storia del cinema.
Nel corso dei tre decenni successivi, la saga di Jurassic si è evoluta attraverso sequel, reboot e reimmaginazioni, ognuno con la propria miscela di meraviglia, terrore e caos di proporzioni titaniche. Dall’imponente grandiosità dell’originale fino allo spettacolo pieno di caos di “Jurassic World – Il regno distrutto”, ogni capitolo offre qualcosa di unico, anche se non tutti centrano l’obiettivo.
La franchise ha attraversato alti e bassi cinematografici che rispecchiano perfettamente l’evoluzione dell’industria hollywoodiana: dai practical effects rivoluzionari degli anni ’90 all’era della CGI sfrenata, dalle narrazioni character-driven ai blockbuster guidati dagli spettacoli pirotecnici. Alcuni film hanno saputo catturare la magia originale, altri hanno dimostrato che anche i dinosauri più feroci possono essere domati da sceneggiature mediocri.
In questa classifica analizziamo tutti e sette i film dal peggiore al migliore, esaminando cosa ha funzionato, cosa è inciampato, e quali pellicole sono riuscite davvero a catturare la magia dei dinosauri che camminano di nuovo sulla Terra.
Al settimo posto: Jurassic World – Il regno distrutto (2018)
“Il regno distrutto” rappresenta il punto in cui la franchise ha iniziato davvero a crollare sotto il peso della propria eredità. Mentre si apre con la promessa di una coraggiosa missione di salvataggio per salvare i dinosauri di Isla Nublar da un’imminente eruzione vulcanica, il film deraglia rapidamente in un thriller da casa infestata contorto che presenta ragazze clonate, raptor armati e cattivi caricaturali che si arrotolano baffi invisibili.
Gli effetti visivi sono eleganti e ci sono alcuni momenti di suspense, ma rimangono intrappolati in una sceneggiatura che sembra disinteressata alle radici etiche, scientifiche o narrative che un tempo rendevano avvincente il franchise. Invece di evolverla, “Il regno distrutto” muta la mitologia in un cartoon pulp di se stessa, scambiando il rumore per intensità e l’assurdità per originalità.
Nonostante l’occhio del regista J.A. Bayona per le immagini gotiche, il film non trova mai il proprio equilibrio tra horror, avventura e fantascienza. Il risultato è un capitolo creativamente in bancarotta che non solo manca della meraviglia di “Jurassic Park”, ma erode la benevolenza del pubblico con ogni colpo di scena.
Al sesto posto: Jurassic World – Il dominio (2022)
Pubblicizzato come la conclusione epica della saga di Jurassic, “Il dominio” termina la serie non con un ruggito ma con un gemito sconnesso. Invece di appoggiarsi alle conseguenze globali accennate alla fine de “Il regno distrutto”, il film mette in secondo piano i dinosauri a favore di una sottotrama insensata sui locuste geneticamente modificate.
Anche la tanto attesa riunione dei personaggi storici Alan Grant, Ellie Sattler e Ian Malcolm sembra un fan service vuoto, appesantito da esposizioni goffa e scrittura poco ispirata. Ci sono sequenze d’azione sparse che impressionano a livello tecnico, come l’inseguimento in motocicletta attraverso Malta, ma anche queste sono minate da un montaggio scadente e un senso di mancanza di direzione narrativa.
Il film cerca di destreggiarsi tra troppi personaggi, troppe idee, eppure non dice nulla di nuovo. Invece di dare al pubblico una chiusura, “Il dominio” lascia il franchise creativamente esaurito e tonalmente confuso, dimostrando che più grande non è sempre meglio.
Al quinto posto: Jurassic Park III (2001)
“Jurassic Park III” è spesso considerato l’outsider della serie, e non senza ragione. Diretto da Joe Johnston, il film sembra una missione secondaria glorificata: più piccolo in scala, più leggero in sostanza, e molto più dipendente dallo spettacolo che dalla storia. Alan Grant torna, riluttante, a Isla Sorna in una missione di salvataggio che sembra artificiosa fin dall’inizio.
Lo Spinosaurus, introdotto come il nuovo predatore supremo, manca della gravitas del T. rex originale e invece serve come un dispositivo di trama a forza bruta. A suo credito, il film ha un ritmo veloce e non supera mai il benvenuto. Ci sono momenti di divertente caos, inclusa la sequenza del voliera e alcuni incontri davvero terrificanti con i raptor.
Ma “Jurassic Park III” manca del peso tematico, della profondità del personaggio e del senso di meraviglia che hanno reso iconici i primi due film. È un intrattenimento da popcorn che offre qualche brivido ma molto poco impatto duraturo.
Al quarto posto: Jurassic World (2015)
Dopo una pausa di 14 anni, “Jurassic World” è tornato ruggendo alla vita puntando sulla nostalgia e sullo spettacolo blockbuster moderno. L’idea di un parco tematico di dinosauri completamente funzionante è un’evoluzione brillante del concetto originale, e il primo atto del film è genuinamente emozionante nel modo in cui esplora l’avidità aziendale, la sicurezza dei visitatori e la manomissione genetica.
Chris Pratt e Bryce Dallas Howard guidano un cast che, pur non essendo profondamente complesso, fa il proprio lavoro in mezzo al caos. La caduta del film risiede nel suo tono irregolare e nella dipendenza da battute familiari. L’Indominus rex geneticamente modificato è più boss di videogioco che creatura credibile, e la sua furia gioca più come una checklist di distruzione che un arco narrativo coerente.
Tuttavia, “Jurassic World” riesce dove i suoi predecessori hanno vacillato: riporta il senso di eccitazione e offre un caos di dinosauri che soddisfa la folla con lucidatura ed entusiasmo, anche se manca del cervello e dell’anima dei suoi antenati.
Al terzo posto: Jurassic World – La rinascita (2025)
“Jurassic World – La rinascita” è un gradito ritorno alla forma, che respira nuova vita in un franchise che era quasi estinto sotto il peso dei suoi sequel. Diretto da Gareth Edwards con una sceneggiatura dello sceneggiatore di “Jurassic Park” David Koepp, il film trova un equilibrio abile tra indagine filosofica e brividi pieni d’azione.
Si sbarazza degli ibridi esagerati e dei dinosauri militarizzati in favore di una narrativa basata sui personaggi e radicata focalizzata sulla coesistenza, le conseguenze e l’eredità dell’interferenza umana nella natura. Le immagini sono stupende, con effetti pratici mescolati magnificamente con la CGI per offrire alcuni dei dinosauri più tattili da decenni.
Il film ripristina intelligentemente la posta in gioco, collocando i suoi protagonisti in situazioni moralmente complesse piuttosto che in semplici scenari di sopravvivenza. Non si limita a rendere omaggio all’originale, lo evolve, dando al nome Jurassic nuova rilevanza per il pubblico moderno. Con un cast guidato da Scarlett Johansson, Mahershala Ali e Jonathan Bailey, il film rappresenta quello che Edwards stesso ha definito “una gigantesca lettera d’amore a Steven Spielberg”.
Al secondo posto: Il mondo perduto – Jurassic Park (1997)
“Il mondo perduto” di Steven Spielberg è un seguito più scuro e lunatico al suo capolavoro del 1993, e anche se non raggiunge le stesse vette, rimane un sequel avvincente e spesso sottovalutato. Centrando questa volta la storia su Ian Malcolm, il film si allontana saggiamente dall’ambientazione del parco tematico e lascia cadere i suoi personaggi nelle terre selvagge di Isla Sorna, dove i dinosauri regnano incontrastati.
L’azione è più magra e cattiva, con sequenze straordinarie come l’attacco del rimorchio sul precipizio che si classificano tra le migliori del franchise. Tuttavia, il film vacilla nel suo atto finale, quando l’azione si sposta a San Diego per un omaggio bizzarro e camp a Godzilla. Questo spostamento mina il tono di sopravvivenza che era stato attentamente costruito.
Tuttavia, “Il mondo perduto” vanta un forte senso di atmosfera, la colonna sonora travolgente di John Williams e la volontà di scavare più a fondo nei temi ambientali ed etici. È un capitolo imperfetto ma avvincente che ha osato andare più grande e, in alcuni modi, più audace.
Al primo posto: Jurassic Park (1993)
Più di tre decenni dopo, “Jurassic Park” rimane un traguardo nella storia cinematografica. L’originale di Spielberg è una fusione perfetta di meraviglia e terrore, scienza e spettacolo. Ha introdotto il pubblico al concetto rivoluzionario di clonare i dinosauri e ha portato quella visione alla vita con effetti all’avanguardia che reggono ancora oggi.
I personaggi, da Alan Grant a Ellie Sattler al sempre citabile Ian Malcolm, sono scritti in modo tagliente, e le loro interazioni offrono genuina profondità emotiva e conflitto filosofico. Ma quello che distingue davvero “Jurassic Park” è la sua regia magistrale e il senso del ritmo.
Spielberg costruisce la tensione con precisione chirurgica, offrendo momenti come l’evasione del T. rex e la scena della cucina dei raptor con intensità indimenticabile. Eppure, in mezzo a tutti i brividi, il film non perde mai di vista la sua domanda centrale: solo perché possiamo, dovremmo?
“Jurassic Park” non è solo il miglior film del franchise, è una storia di ammonimento senza tempo, un blockbuster con il cervello, e una delle più grandi avventure di fantascienza mai realizzate. È il film che ha dimostrato che gli effetti speciali dovrebbero servire la storia, non il contrario, e che anche nel mezzo del caos più totale, l’umanità dei personaggi deve rimanere al centro.
La lezione di “Jurassic Park” è che il grande cinema nasce dall’equilibrio perfetto tra spettacolo e sostanza, tra meraviglia tecnologica e verità emotiva. È una lezione che i sequel hanno spesso dimenticato, ma che l’originale continua a insegnarci ogni volta che lo rivediamo.
Qual è il tuo film preferito della saga di Jurassic? Sei d’accordo con questa classifica o avresti posizionato diversamente alcuni titoli? E soprattutto, cosa pensi del nuovo corso intrapreso con “La rinascita”? Raccontaci nei commenti la tua esperienza con questi colossi preistorici del cinema!