Sai quella sensazione quando sali su un aereo, compri un romanzo al duty-free e lo leggi tutto d’un fiato solo per ammazzare il tempo? Ecco, La donna della cabina numero 10 su Netflix è esattamente quella cosa, ma in versione cinematografica. Non fraintendermi, non è un disastro totale. È semplicemente… prevedibile. Come un giallo da ombrellone che ti intrattiene senza lasciarti nulla di memorabile.
Da Ruth Ware allo schermo: l’ennesimo adattamento Netflix
Il film diretto da Simon Stone è tratto dal romanzo omonimo della prolifera scrittrice di thriller Ruth Ware, e ha come protagonista nientemeno che Keira Knightley nei panni di Laura Blacklock, una giornalista tenace e determinata. Dopo che una sua fonte per un articolo ad alto profilo è stata uccisa per ritorsione – annegata, per la precisione – il ritorno al lavoro di Laura è segnato da flashback che preferirebbe ignorare. Ma quando le si presenta l’opportunità di un nuovo reportage, decide di accettare.
La storia? Un mix perfetto tra lavoro e piacere: una crociera di lusso su una nave esclusiva capitanata da Anne Bullmer (Lisa Loven Kongsli), una miliardaria morente, e suo marito Richard (Guy Pearce). Laura deve scrivere un pezzo sulla generosa fondazione che la coppia intende creare dopo la morte di Anne. Suona idilliaco, vero? Peccato che le cose si mettano subito male.
Un cast di sospetti all’altezza di Agatha Christie
A bordo della nave c’è un bell’assortimento di personaggi: Ben (David Ajala), l’ex fiamma di Laura ora fotografo assegnato al suo servizio, Heidi (Hannah Waddingham), una ricca gallerista, il dottor Robert Mehta (Art Malik) che è anche il medico di Anne, la rockstar Danny Tyler (Paul Kaye), il mondano Adam (Daniel Ings), e Thomas Heatherley (David Morrissey). Insomma, un campionario perfetto per un giallo classico dove chiunque potrebbe nascondere segreti.
Quando Laura si sistema nella sua cabina, nota subito dei dettagli strani nella cabina adiacente: mozziconi di sigaretta che volano dal balcono accanto al suo. E poi, mentre cerca di evitare un incontro imbarazzante con Ben nel corridoio, fa un passo indietro ed entra per sbaglio nella cabina 10, dove incontra una donna misteriosa (interpretata da Gugu Mbatha-Raw) appena uscita dalla doccia. Quella notte sente i rumori di un crimine in corso e assiste al corpo di una donna gettato in mare.
Il problema? Nessuno le crede
Qui parte la vera storia. Quando Laura denuncia freneticamente (ma lucidamente) l’accaduto, tutti a bordo insistono che non c’è mai stata nessuna ospite in quella cabina. Equipaggio e passeggeri sono tutti presenti, il capitano Addis (John Macmillan) conferma che non manca nessuno, e la stanza è immacolata, senza alcun segno di disturbo. Ed ecco che inizia un film che ricorda molto Flightplan o le vecchie storie ensemble di Agatha Christie: Laura contro tutti, determinata a scoprire la verità anche a costo della propria vita.
Per chi ama i thriller mystery, La donna della cabina numero 10 è… diciamo adeguato. È semplice, scorrevole, come leggere appunto un romanzo da aeroporto. La location claustrofobica funziona bene per costruire tensione, usando una superficie glamour e un sottosuolo labirintico per creare paralleli con i temi stessi della storia.
Prevedibile ma comunque guardabile
Il problema principale? È tremendamente prevedibile. Certo, è comunque abbastanza divertente guardare la facciata sbriciolarsi pezzo per pezzo, ma non aspettarti colpi di scena mozzafiato. La sceneggiatura firmata da Joe Shrapnel, Anna Waterhouse e lo stesso Simon Stone cade vittima di alcuni comportamenti dei personaggi oggettivamente stupidi – in particolare Ben, il cui unico scopo sembra essere quello di far girare la macchina narrativa verso il prossimo twist forzato.
E una volta che tutto viene rivelato, c’è ancora un intero atto rimasto che frena con vigore del tutto inutile prima di virare verso la conclusione. È come se il film non sapesse quando fermarsi, aggiungendo minutaggio che francamente non serve a nessuno. La durata di un’ora e 32 minuti dovrebbe garantire ritmo serrato, invece ci sono momenti in cui tutto rallenta inspiegabilmente.
Recitazione da manuale (ma senza guizzi)
Sul fronte attoriale, tutti fanno il loro lavoro. Niente di più, niente di meno. Come una partita a Cluedo, questo cast ensemble è pieno di archetipi che interpretano i loro ruoli per essere perfettamente ignoranti, cinici o sinistri quanto la storia limitata del film permette loro di essere. Hannah Waddingham che abbiamo amato in Ted Lasso qui è relegata a un ruolo che non le rende giustizia. Guy Pearce appare quasi in automatico, senza quella brillantezza che gli conosciamo. David Morrissey ha pochissimo spazio per brillare.
Gugu Mbatha-Raw, che interpreta la donna misteriosa al centro del mistero, ha momenti interessanti ma anche lei è limitata da una sceneggiatura che privilegia i colpi di scena meccanici alla caratterizzazione profonda. Kaya Scodelario, Pippa Bennett-Warner e Amanda Collin completano un cast femminile che avrebbe meritato materiale migliore.
Le parti mobili di questo thriller sono subordinate a inchiodare i punti della trama su una bacheca di filo rosso perfettamente avvolto. Tutto è funzionale, tutto è al suo posto, ma manca quella scintilla che rende un giallo davvero memorabile. Keira Knightley fa del suo meglio con quello che ha a disposizione, portando credibilità a Laura anche quando il personaggio compie scelte discutibili, ma anche lei sembra intrappolata in un meccanismo narrativo troppo rigido.
Una crociera senza onde
Il paradosso di La donna della cabina numero 10 è che mentre la trama dovrebbe tenerti con il fiato sospeso, in realtà ti ritrovi a guardare l’orologio. Non è noioso nel senso classico del termine, ma neanche riesce a essere davvero thrilling. È quel tipo di film che guardi una domenica pomeriggio quando non hai voglia di impegnarti troppo, e va benissimo così.
La location della nave di lusso è fotografata bene, con quegli interni patinati che contrastano con i segreti oscuri nascosti sotto coperta. C’è un tentativo di creare atmosfera, e in parte ci riesce. Ma quando la suspense dovrebbe raggiungere l’apice, ti accorgi di aver già capito tutto da almeno venti minuti. Gli steward, i membri dell’equipaggio come Lars Jensen (Christopher Rygh), Sasha (Alyth Ross) e Carrie (Gitte Witt) sono poco più che comparse.
Il verdetto
La donna della cabina numero 10, disponibile su Netflix, è un thriller mystery perfettamente adeguato che intrattiene abbastanza da farti arrivare ai titoli di coda, ma che certamente non ti fa tremare sulla poltrona. È come una crociera tranquilla in acque calme: piacevole ma senza sorprese.
Se sei un fan accanito dei gialli classici alla Agatha Christie e non ti aspetti rivoluzioni narrative, probabilmente ti divertirai. Se invece cerchi qualcosa che ti tenga davvero incollato allo schermo con plot twist genuinamente sorprendenti, forse è meglio puntare su altro. Ruth Ware ha scritto romanzi migliori, e Netflix ha prodotto thriller più riusciti.
Insomma, passa il tempo senza infastidirti, ma una volta finito probabilmente te ne sarai già dimenticato. È il classico film usa e getta dell’era streaming: lo consumi, lo dimentichi, passi al prossimo. E forse è proprio questo il suo più grande difetto.
La Recensione
La donna della cabina numero 10
La donna della cabina numero 10 è l'adattamento Netflix del romanzo di Ruth Ware diretto da Simon Stone. Laura Blacklock (Keira Knightley), giornalista, partecipa a una crociera di lusso per scrivere un articolo su una fondazione benefica, ma assiste a un omicidio dalla cabina adiacente. Nessuno le crede perché quella cabina risulta vuota e tutti gli ospiti sono presenti. Il film segue la classica struttura del giallo ensemble con un cast che include Hannah Waddingham, Guy Pearce, David Morrissey e Gugu Mbatha-Raw. Nonostante le buone interpretazioni e una location suggestiva, la trama è prevedibile, i personaggi restano bidimensionali e il finale si trascina inutilmente. Un thriller che intrattiene senza emozionare.
PRO
- Keira Knightley offre una performance solida e credibile anche con un materiale narrativo limitato
- La location della nave di lusso crea una discreta atmosfera claustrofobica fotografata con cura
CONTRO
- La trama è talmente prevedibile che anticipi ogni sviluppo con largo anticipo
- I personaggi sono archetipi piatti senza profondità nonostante il cast di talento
- L'ultimo atto rallenta inspiegabilmente quando dovrebbe invece accelerare verso il climax




