La prossima vittima è uno di quei film che cercano di sfruttare la rabbia e il dolore del pubblico per farti indulgere in una vendetta scontata. Il film, uscito nel 1996, si propone di raccontare la disperazione di una madre (interpretata da Sally Field) il cui mondo viene sconvolto da un crimine orribile: sua figlia adolescente viene violentata e uccisa in una scena che, a dir poco, ti fa gelare il sangue. E allora la protagonista decide di cercare giustizia… o meglio, vendetta.
Una trama scontata e manipolativa
La storia parte nel modo più crudele possibile. Karen, la madre, sente l’orrore dell’attacco tramite una chiamata e, in una sequenza di eventi tanto assurda quanto raccapricciante, rimane intrappolata nel traffico mentre il dramma si compie. Arriva a casa e trova un vero e proprio scena del crimine, il che la getta in uno stato di shock e disperazione. È come se il film volesse strapparti un urlo sin dall’inizio, ma lo fa in modo così forzato che ti fa solo alzare gli occhi al cielo.
Nel frattempo, la polizia si muove a macchia d’olio e, con un colpo di scena che sembra uscito da una sceneggiatura già vista, un sospetto – Doob, interpretato da Kiefer Sutherland – viene catturato grazie a prove inconfutabili. Eppure, per una sciocchezza tecnica, il tipo se la cava. Questo espediente è solo l’inizio di una catena di eventi che mira a spingere Karen verso una spirale di vendetta.
La discesa nell’oscurità della vendetta
Karen, disperata e distrutta, non trova conforto nella famiglia: il marito (Ed Harris) e la figlia piccola non sono in grado di colmare il vuoto lasciato dalla tragedia. Così, invece di cercare la giustizia attraverso i canali istituzionali, si unisce a un gruppo di supporto per sopravvissuti, dove il motto “Mostrami il tuo dolore e io ti mostrerò il mio” si fa quasi un inno macabro. È qui che il film comincia a rivelare la sua vera natura: manipolazione emotiva a manetta, dove tutto viene orchestrato per spingerti a goderti la soddisfazione di una vendetta semplice e senza riflessioni.
Karen si trasforma in un’ossessione: inizia a seguire ogni mossa di Doob, un individuo che incarna ogni stereotipo di cattiveria – un tipo brutale, tatuato, con un fumo costante e un atteggiamento sprezzante. La situazione degenera quando Doob, accorgendosi di essere seguito, terrorizza la piccola figlia di Karen in un parco giochi. È il punto di rottura: la madre perde completamente il controllo e, armata di nuove competenze in tiro e arti marziali, si trasforma in una vendicativa guerriera.
Ci sono momenti quasi surreali: una scena in cui Karen, energizzata dalla sua furia, picchia un innocente che le sta sul cammino, e un’altra in cui, rinvigorita dall’azione, ha un rapporto sessuale estremamente aggressivo con il marito, lasciandolo quasi incapace di riconoscere la donna che conosceva. Queste situazioni, pensate per provocare una reazione istintiva nel pubblico, si rivelano invece ridicole e forzate.
La manipolazione emotiva e la mancanza di riflessione
Il vero problema di La prossima vittima risiede nel suo intento manipolativo. Il film cerca di farti provare una reazione viscerale, spingendoti a pensare che, visto che Doob è un mostro inconfutabile, Karen ha ogni diritto di abbatterlo. La regia si adopera per non lasciare scampo al dubbio: tutto è costruito per farti approvare la sua vendetta, senza farti davvero riflettere sulle implicazioni morali di un simile atto.
Il supporto del gruppo – che include anche una figura inaspettata, Angel Kosinsky, interpretata da Charlayne Woodard – cerca di iniettare una parvenza di morale, ma si perde in cliché e manipolazioni emotive. Il film, infatti, evita qualsiasi discussione seria sui dilemmi etici legati alla pena di morte o alla vendetta privata, rimanendo ancorato a una retorica da manuale. È un film che non osa affrontare le sfumature della giustizia, preferendo offrirti una risposta facile e priva di pensiero critico.
Aspetti tecnici e visivi
Sul fronte tecnico, La prossima vittima non manca di qualità. La fotografia è curata, le inquadrature sono ben composte e le performance degli attori, specialmente quelle di Sally Field e Kiefer Sutherland, sono convincenti. La sceneggiatura si impegna a mostrare, in modo quasi documentaristico, le fasi della vendetta di Karen, alternando momenti di azione a sequenze più riflessive.
Il film sfrutta anche alcune tecniche interessanti, come l’uso di inquadrature serrate e una colonna sonora che cerca di enfatizzare la tensione. Tuttavia, tutto questo non basta a salvare una narrazione che, nel complesso, si rivela vuota e priva di quella profondità emotiva che ci si aspetterebbe da una storia così carica di tragedia.
Il giudizio finale
La prossima vittima mi ha lasciato un sapore amaro. Ho apprezzato la performance di Sally Field, che riesce a trasmettere il dolore e la disperazione di una madre distrutta dalla perdita. Tuttavia, il film si limita a sfruttare quella disperazione per spingerti a una vendetta scontata, senza offrirti spunti di riflessione reali. Le scelte narrative sono banali, i personaggi sono ridotti a stereotipi e il finale, pur lasciando intendere una sorta di “giustizia”, si risolve in modo completamente prevedibile e manipolativo.
In poche parole, La prossima vittima è un film che manipola le emozioni del pubblico senza invitare a una vera analisi morale. È una vendetta facile, costruita per soddisfare un impulso immediato, ma che non regge al confronto con opere più complesse come “Dead Man Walking”. Io non sono rimasto colpito; il film mi è sembrato un pasto insipido, dove si mescola il sapore della crudeltà con quello di una retorica da manuale. Un 4 su 10 per me.
Se cerchi una storia che ti faccia scattare subito il bottone della vendetta, forse troverai qualcosa di appetibile in questo film. Ma se cerchi una riflessione profonda su giustizia, etica e vendetta, La prossima vittima ti deluderà. La mia esperienza è stata di totale delusione: il film spinge più sulla facile manipolazione delle emozioni che su una narrazione intelligente.
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La Recensione
La prossima vittima
La prossima vittima è un film che sfrutta la disperazione per vendette facili, con una narrazione scontata e personaggi stereotipati, pur offrendo una performance intensa di Sally Field.
PRO
- Performance intensa di Sally Field che trasmette disperazione e dolore
CONTRO
- Narrazione scontata e facile, che manca di profondità emotiva
- Personaggi ridotti a stereotipi senza sviluppo significativo