Quanti di noi amano immergersi in un thriller basato su una storia vera? La Prova, serie Netflix che esplora un duplice omicidio irrisolto per ben 16 anni nella città di Linköping, in Svezia, promette proprio questo. Ma attenzione: non è la classica indagine poliziesca piena d’azione e sparatorie. Questo è un racconto che si snoda lentamente, mettendo alla prova non solo i suoi protagonisti, ma anche la pazienza dello spettatore. Se siete pronti per un’esperienza emotivamente intensa, continuate a leggere. Se cercate un nuovo True Detective, forse è meglio guardare altrove.
Un’apertura dal forte impatto emotivo
Il primo episodio si apre con una scena apparentemente innocua: un padre che spiega al figlio come funzionano le lancette di un orologio. Ma pochi minuti dopo, la tragedia colpisce. Un bambino di otto anni, Adnan, viene brutalmente accoltellato mentre va a scuola. Una donna, Gunilla, interviene per aiutarlo ma viene anche lei attaccata e muore in ospedale. La serie non risparmia dettagli crudi, immergendoci immediatamente nell’orrore di quel giorno.
Qui incontriamo il detective John Sudin, interpretato con grande intensità da Peter Eggers. John è convinto che il caso sarà risolto rapidamente: c’è un’arma del delitto, testimoni e, ovviamente, l’esperienza della polizia svedese. Ma la realtà si dimostra ben diversa. La testimone chiave, Karin, non riesce a ricordare il volto dell’assassino, probabilmente a causa dello shock. Inoltre, il DNA trovato sulla scena del crimine non ha corrispondenze nei database esistenti. È l’inizio di un lungo viaggio senza risposte.
Un’indagine che sfida la pazienza
Uno degli aspetti più interessanti — e frustranti — di La Prova è il modo in cui mostra l’evoluzione della tecnologia investigativa. Quando il crimine viene commesso, nel 2004, l’idea di utilizzare i database genealogici per identificare un sospetto era pura fantascienza. Solo nel 2020, con l’aiuto di un genealogista di nome Per, John riesce finalmente a fare progressi. Ma la serie dedica troppo tempo a mostrare i fallimenti iniziali dell’indagine, rischiando di perdere l’attenzione dello spettatore.
Eppure, c’è qualcosa di affascinante in questa lentezza. Ti fa riflettere su quanto sia complicato il processo investigativo e su quante vite vengano influenzate da un caso irrisolto. La moglie di John, Anna, incinta al momento degli omicidi, è un esempio perfetto. La sua preoccupazione per l’ossessione del marito diventa un sottotesto importante, mostrando come i crimini non colpiscano solo le vittime, ma anche chi cerca giustizia.
Una narrazione che oscilla tra il presente e il passato
La struttura narrativa di La Prova è un altro elemento degno di nota. Attraverso una combinazione di flashback e scene ambientate nel presente, vediamo come il caso continua a tormentare John anche anni dopo. È una scelta stilistica efficace, che ti fa sentire il peso del tempo e l’urgenza di risolvere finalmente il mistero.
Tuttavia, questa struttura non è priva di difetti. Il ritmo è disomogeneo, con episodi che sembrano troppo compressi e altri che si trascinano senza un vero scopo. Ad esempio, la scena in cui John utilizza un ipnotista per cercare di far ricordare a Karin il volto del killer è interessante ma si prolunga troppo, lasciando poco spazio per sviluppi più significativi.
Una riflessione sulla moralità
Uno degli aspetti più sorprendenti di La Prova è la sua volontà di affrontare domande difficili. Durante le scene ambientate nel presente, alcuni studenti interrogano John sulla moralità delle sue scelte durante l’indagine. È giusto sacrificare il tempo con la propria famiglia per cercare giustizia? E cosa succede quando quella giustizia sembra impossibile da raggiungere?
Una delle scene più potenti arriva quando una studentessa chiede a John se sia stato davvero necessario dedicare 16 anni della sua vita a un caso apparentemente senza speranza. La risposta di John, piena di emozione repressa, è un momento che ti fa riflettere sulla dedizione necessaria per essere un poliziotto. Ma, allo stesso tempo, ti chiedi se ne sia valsa davvero la pena.
Un cast che salva la serie
Il cast di La Prova è senza dubbio uno dei suoi punti di forza. Peter Eggers offre una performance convincente, catturando sia la determinazione che la vulnerabilità di John. Annika Hallin, nel ruolo di Karin, è altrettanto impressionante, riuscendo a trasmettere il trauma e la confusione del suo personaggio con grande autenticità. Anche i personaggi secondari, come il genealogista Per, aggiungono profondità alla storia, rendendo credibili anche i momenti più improbabili.
Un finale che divide
Senza scrivere spoiler, il finale di La Prova è destinato a dividere il pubblico. Da un lato, offre una chiusura soddisfacente, dall’altro, ti lascia con la sensazione che il viaggio sia stato più interessante della destinazione. La tecnologia del DNA genealogico è sicuramente affascinante, ma non può compensare alcune delle lacune narrative della serie.
Vale la pena guardarlo?
Se sei un appassionato di storie di crimini veri e sei disposto a sopportare un ritmo lento, La Prova merita una possibilità. È una serie che non solo racconta un’indagine, ma esplora anche il costo umano di cercare la verità. Tuttavia, se preferisci thriller più dinamici o narrazioni più concise, potresti trovare questa serie un po’ frustrante.
E tu, hai già visto La Prova? Cosa ne pensi delle scelte narrative e del ritmo della serie? Scrivilo nei commenti: sono curioso di conoscere la tua opinione!
La Recensione
La Prova
Un thriller vero che intreccia mistero, tecnologia e tensione emotiva, esplorando il costo umano della ricerca della verità.
PRO
- La trama esplora i confini tra giustizia e tecnologia.
- Performance intense che rendono i personaggi top..
- Suspense e mistero in ogni episodio, perfetto per gli amanti dei true crime.
CONTRO
- Il ritmo lento in alcuni episodi può risultare frustrante.