Quando Guava Shuishui, conosciuta online come Guava Beauty, ha iniziato a leccare e mordere i prodotti di bellezza che testava nei suoi video, probabilmente non immaginava che questa routine controversa sarebbe diventata la sua signature – e forse la causa della sua morte prematura. L’influencer cinese è morta il 24 maggio a soli 24 anni, lasciando una community di 12.000 follower su Instagram e migliaia di altri fan sulle piattaforme cinesi completamente scioccati.
La notizia è stata confermata attraverso un post pubblicato sul suo account Instagram ufficiale, scritto in cinese e tradotto successivamente: “Mi dispiace dirvi che la nostra amata ragazza del tesoro dei broadcast di bellezza e cibo, Guava Shuishui, si è ufficialmente tolta l’attrezzatura di bellezza il 24 maggio 2025, ed è volata in paradiso con un appetito infinito e un sorriso per aprire un nuovo canale“.
Il comunicato non ha fornito alcuna informazione sulla causa della morte, ma la coincidenza temporale con la sua abitudine di mangiare prodotti di bellezza – rossetti, blush, fondotinta – ha scatenato speculazioni e preoccupazioni in tutta la beauty community globale. Shuishui era diventata famosa proprio per questa routine estrema: dopo aver testato un prodotto sul viso, lo leccava o ne prendeva un morso, spesso commentando il sapore come se fosse un food critic specializzato in cosmetici.
La sua morte solleva domande urgenti sulla responsibility degli influencer, sui limiti del content per ottenere engagement, e soprattutto sui rischi nascosti di certi behavior che possono sembrare innocui ma che in realtà espongono a sostanze chimiche potenzialmente letali.
La routine che l’ha resa famosa
Guava Shuishui aveva costruito la sua online persona attorno a una premessa tanto semplice quanto pericolosa: trasformare i beauty test in food review. Nei suoi video, dopo aver applicato un rossetto o un blush, lo assaggiava sistematicamente, spesso fornendo commenti dettagliati sul sapore.
In un post di settembre, dopo aver testato un prodotto Maybelline, aveva scritto: “La conclusione è: facile da usare, ma il sapore è troppo forte“. Era questo tipo di content che l’aveva resa unica nel beauty space – nessun altro influencer si spingeva così oltre nel product testing.
La sua approach era diventata così riconoscibile che i fan aspettavano specificamente la parte del video in cui avrebbe assaggiato il prodotto. Era il suo trademark, la cosa che la distingueva dai migliaia di altri beauty reviewer che popolano le piattaforme social.
La consapevolezza dei rischi
Quello che rende la storia ancora più tragica è che Shuishui era perfettamente consapevole della controversia che circondava il suo content. In un post di novembre, aveva scritto: “Ho voluto trasformare questo tema in un’unità per molto tempo. Anche se è controverso, mi piace davvero. Non me ne importa“.
Ma aveva anche aggiunto un warning importante: “Comunque, questo progetto non è permesso essere guardato da persone sotto i 6 anni, ed è vietato mangiare“. Era una disclaimer che dimostrava la sua awareness dei potential risks, ma che evidentemente non era bastata a proteggerla.
Questa contradiction – essere consapevole dei rischi ma continuare comunque – riflette una delle dinamiche più problematiche del social media landscape contemporaneo: la pressione per creare content sempre più extreme per mantenere engagement e relevance.
I pericoli nascosti dei prodotti beauty
I cosmetici moderni contengono centinaia di chemical compounds che sono sicuri per l’uso esterno ma possono essere estremamente tossici se ingeriti. Parabeni, sulfati, pigmenti sintetici, conservanti – tutte sostanze che passano rigorous testing per l’applicazione sulla pelle ma che non sono mai state pensate per il consumo.
Anche quantità apparentemente innocue – come quelle che Shuishui consumava nei suoi video – possono accumularsi nel corpo nel tempo, causando damage a fegato, reni e sistema nervoso. È il tipo di poisoning che può essere asymptomatic per mesi o anni prima di manifestarsi in modo devastante.
Il fatto che molti prodotti abbiano sapori gradevoli – come i lip balm alla frutta o i lip gloss dolci – può creare una false sense of safety. Ma questi flavoring agents sono progettati per essere minimally absorbed durante l’uso normale, non per essere deliberately consumed.
L’impatto sulla beauty community
La morte di Shuishui ha scioccato profondamente la beauty community globale. I comment sotto l’annuncio della sua morte sono pieni di tributes da parte di fan che l’avevano seguita per anni, molti dei quali ammettono di aver sempre temuto che la sua routine potesse essere dangerous.
Molti beauty influencer stanno ora riflettendo sui limits del loro content e sulla responsibility che hanno verso i loro followers. È un wake-up call per un’industria che spesso prioritizza il viral potential sulla safety.
La beauty industry stessa potrebbe dover riconsiderare come marketed e packaged certi prodotti, specialmente quelli con appealing scents e flavors che potrebbero tempt i younger viewers a imitate comportamenti pericolosi.
Il prezzo dell’originalità social
La storia di Shuishui rappresenta il dark side della creator economy. In un market supersaturo dove milioni di persone competono per attention, la pressure per essere unique e memorable può spingere i creator verso territory sempre più dangerous.
Il algorithm dei social media rewards l’engagement, non la safety. Content controversial o extreme ottiene più views, più comments, più shares – creando un incentive system che può essere literally deadly.
La monetization del personal brand aggiunge un’altra layer di pressure. Quando il tuo livelihood dipende dal maintaining e growing la tua audience, può essere incredibly difficult dire no a content che sai essere risky ma che performs bene.
L’eredità di una giovane vita
Il final post sull’account di Shuishui include una frase che è tanto touching quanto heartbreaking: “Quando ci incontreremo di nuovo un giorno, dovrebbe aver già fatto l’unboxing del makeup co-branded specifico per Angeli e mukbang laggiù“.
È un tribute che acknowledges la sua passion per il beauty content mentre implicitly riconosce che quella stessa passion potrebbe averla uccisa. La irony è devastating: una ragazza che amava i prodotti di bellezza è morta probabilmente a causa di essi.
La sua morte dovrebbe servire come warning per tutta la creator community: non c’è content che valga una vita, non c’è viral moment che giustifichi risking la propria health.
Tu cosa ne pensi di questa tragic story? Credi che i social media platforms dovrebbero implementare stricter guidelines per content che potrebbe essere dangerous, o pensi che sia responsibility degli individual creators autodisciplinarsi? Scrivimi nei commenti – sono curioso di sapere se anche tu pensi che la creator economy stia pushing le persone verso behaviors sempre più extreme e dangerous!