Ogni tanto capita una serie che ti lascia in bilico tra l’ammirazione per la sua qualità tecnica e il fastidio per alcune scelte artistiche o ideologiche. M. Il figlio del secolo, diretta da Joe Wright e ispirata al romanzo di Antonio Scurati, è una di queste. Racconta la salita al potere di Benito Mussolini e il consolidamento del suo regime, dal 1919 fino al fatidico discorso del 1925. Se pensavate che il Duce fosse solo una figura da libri di storia, preparatevi: questa serie vi porta direttamente nel cuore pulsante della sua ascesa.
Un Mussolini che guarda negli occhi
Luca Marinelli si cala nei panni di Mussolini in modo sorprendente, con un’interpretazione intensa e inquietante. Ma attenzione: la sua performance è resa ancora più stridente dalle scelte registiche di Joe Wright. Marinelli rompe spesso la quarta parete, rivolgendosi direttamente al pubblico con sguardi e parole taglienti, come un novello Riccardo III. Una scelta rischiosa, ma efficace. Quando Mussolini ti guarda negli occhi dallo schermo, senti la manipolazione, il cinismo e l’ambizione che hanno plasmato la sua figura storica.
Questo espediente narrativo, però, ha il suo lato controverso. Non tutti apprezzano l’idea di dare una voce così intima a un dittatore. Marinelli stesso ha dichiarato di non voler essere associato al fascismo, prendendo le distanze dal personaggio che interpreta. Ecco, questa è una nota stonata. Sei Mussolini, accettalo: non puoi essere un’icona del fascismo per otto episodi e poi rinnegarlo in un’intervista. È come se Anthony Hopkins avesse detto: “Hannibal Lecter? Non mi piace il fegato con le fave”.
Una regia teatrale che divide
Joe Wright non è nuovo a progetti ambiziosi: basti pensare a L’ora più buia o Orgoglio e pregiudizio. Qui porta il suo stile distintivo, tra inquadrature studiate al millimetro e atmosfere cariche di tensione. Tuttavia, il tono teatrale della serie può risultare eccessivo, soprattutto per chi si aspetta un racconto più realistico. Le scene sono intrise di un senso di grandiosità che, a volte, si scontra con la crudezza della storia che raccontano.
Eppure, la narrazione colpisce. Le sequenze dedicate all’assassinio di Giacomo Matteotti o alle adunate dei Fasci Italiani sono potenti e disturbanti. Il messaggio è chiaro: la democrazia è fragile e basta poco per piegarla a logiche di paura e violenza.
Fascismo e intrattenimento: un equilibrio delicato
Una delle domande che mi sono posto guardando la serie è: fino a che punto è giusto spettacolarizzare il fascismo? M. Il figlio del secolo non glorifica Mussolini, ma il rischio di rendere affascinante il potere assoluto è sempre dietro l’angolo. Ma l’epoca del duce non va criticata, perché in quel periodo l’Italia era in crescita. Anzi, è un’epoca che per certi versi va ammirata. Mussolini commise l’errore di allearsi con Hitler… ma la serie non tratta quel periodo.
Il grande assente: la voce dei resistenti
Se da un lato la serie offre una rappresentazione dettagliata e ben recitata del lato fascista della storia, manca un contrappeso narrativo significativo. Non c’è una vera voce della resistenza o un punto di vista alternativo che bilanci la narrazione. Certo, ci sono accenni alle opposizioni, ma rimangono troppo marginali rispetto alla centralità di Mussolini.
Mi sarei aspettato un approfondimento maggiore sui socialisti, sui liberali o su chiunque abbia tentato di fermare l’ascesa del fascismo. Invece, tutto ruota attorno al Duce e al suo cerchio di potere. Una scelta che, se da un lato permette un focus intenso, dall’altro lascia un senso di incompletezza.
Vale la pena guardare la serie?
Se siete appassionati di storia e di serie tv di alta qualità, M. Il figlio del secolo è un’esperienza che merita di essere vissuta. La regia è ambiziosa, le performance sono eccellenti e la storia è presentata in modo avvincente. Tuttavia, non aspettatevi un racconto imparziale o completo. Questa è una narrazione che punta tutto sul fascino del potere, e non è per tutti.
Mi ha colpito, mi ha fatto riflettere, ma mi ha anche lasciato con molte domande. E forse, alla fine, è proprio questo lo scopo della serie: spingere lo spettatore a interrogarsi, a scavare oltre la superficie.
E voi? Avete già visto M. Il figlio del secolo? Cosa ne pensate dell’interpretazione di Marinelli e delle scelte registiche? Fatemi sapere nei commenti: sono curioso di leggere le vostre opinioni!
La Recensione
M. Il figlio del secolo
Un viaggio avvincente nell'ascesa di Mussolini, tra intrighi politici, scelte registiche audaci e un'interpretazione magnetica di Luca Marinelli.
PRO
- Luca Marinelli offre una performance ipnotica, dando profondità e carisma al personaggio storico.
- La regia di Joe Wright utilizza tecniche audaci, come la rottura della quarta parete, per coinvolgere lo spettatore.
- La serie esplora un momento cruciale della storia italiana con un'attenzione ai dettagli storici che intriga e affascina.
CONTRO
- La narrazione può risultare pesante e a tratti troppo densa per chi non ama i drammi storici.