M. Night Shyamalan, il genio del thriller psicologico, si trova sotto i riflettori, ma questa volta non per un colpo di scena cinematografico. È infatti coinvolto in una battaglia legale per presunto plagio, con l’accusa che il suo show Apple TV+ “Servant” abbia copiato elementi chiave dal film indipendente “La verità su Emanuel” della regista italiana Francesca Gregorini.
Vediamo insieme tutti i dettagli di questa vicenda giudiziaria che sta scuotendo Hollywood.
L’accusa: “Senza Emanuel, Servant non esisterebbe”
Francesca Gregorini sostiene che “Servant” abbia rubato il cuore della trama di “La verità su Emanuel”. Entrambe le opere ruotano attorno a una madre che vive un’illusione psicologica, trattando una bambola come se fosse un bambino vero, con la complicità di una tata.
Patrick Arenz, avvocato della Gregorini, ha dichiarato alla giuria:
“Questo caso è semplice. ‘Servant’ non sarebbe mai esistito senza ‘Emanuel’.”
La regista ha evidenziato che il suo film, rilasciato nel 2013 e disponibile su piattaforme come iTunes, avrebbe potuto facilmente ispirare i creatori di “Servant”. Inoltre, un dirigente Apple TV avrebbe avuto accesso diretto a “Emanuel” tramite un link nella sua posta elettronica.
La difesa: “Generi e visioni completamente diversi”
Gli avvocati di Shyamalan e Apple TV+ negano le accuse, affermando che “Servant” fosse in sviluppo già da anni prima del rilascio di “La verità su Emanuel”. Brittany Amadi, legale della difesa, ha dichiarato:
“La Gregorini sta cercando di guadagnare senza aver contribuito. Gli autori di ‘Servant’ non le devono nulla.”
Amadi ha inoltre sottolineato che i generi delle due opere sono profondamente diversi:
- “Servant” è un thriller soprannaturale.
- “La verità su Emanuel” è un dramma psicologico di formazione.
Inoltre, l’idea dei “reborn dolls” – bambole realistiche utilizzate per affrontare il lutto – è radicata nella realtà e non può essere considerata proprietà esclusiva di Gregorini.
Il processo: un confronto tra due visioni creative
Il processo è iniziato con la visione, da parte della giuria, di “La verità su Emanuel” e dei primi tre episodi di “Servant”. Questo confronto diretto mira a stabilire se le due opere presentano somiglianze sostanziali.
Gli avvocati della Gregorini sostengono che Basgallop, creatore di “Servant”, abbia incorporato elementi della trama di “Emanuel” solo dopo che le sue prime sceneggiature, descritte come “inquietanti e volgari”, non avevano attirato interesse. La difesa, però, ha rigettato queste accuse come tentativi di manipolare la giuria.
Gli aspetti curiosi della vicenda
Entrambe le parti hanno cercato di dipingere un’immagine empatica dei propri clienti. Gregorini, figlia di un conte italiano e di una Bond girl, ha parlato di un’infanzia difficile, segnata dall’abuso di sostanze da parte dei genitori. Ha descritto il cinema come il suo mezzo per superare tali difficoltà.
Shyamalan, invece, è stato ritratto come un regista autodidatta che ha raggiunto il successo senza legami iniziali con l’industria dell’intrattenimento. Questa narrativa punta a contrastare l’immagine della Gregorini come un’outsider.
Il peso della posta in gioco
Con un risarcimento richiesto di 81 milioni di dollari, il caso potrebbe stabilire un precedente significativo per le future dispute sulla proprietà intellettuale a Hollywood. Se la giuria decidesse a favore della Gregorini, la decisione potrebbe cambiare il modo in cui l’industria affronta il tema dell’ispirazione e del copyright.
Il verdetto è ancora lontano
Il processo, previsto per durare circa due settimane, si preannuncia ricco di colpi di scena. Entrambi i lati stanno giocando le loro carte migliori, cercando di influenzare la giuria con argomenti persuasivi. Alla fine, sarà il confronto tra creatività e diritto a determinare il destino di “Servant”.
Conclusione: da che parte stai?
Cosa pensi di questa vicenda? Credi che “Servant” sia un plagio di “La verità su Emanuel” o ritieni che si tratti di una coincidenza creativa? Faccelo sapere nei commenti!