Un grido che fa tremare le fondamenta. BLANCO torna il 20 giugno 2025 con “Maledetta Rabbia”, un brano che segna un nuovo capitolo nella sua evoluzione artistica verso territori più oscuri e psicologicamente complessi. Prodotto da Michelangelo e scritto insieme a Raina e d.whale, questo pezzo rappresenta forse la confessione più cruda mai rilasciata dall’artista bresciano, che abbandona momentaneamente le sonorità più radiofoniche per esplorare i lati più violenti della sofferenza amorosa.
Il video, diretto da Francesco Lorusso per Broga’s, promette di amplificare visivamente l’intensità emotiva di un brano che non cerca consolazione ma celebra la propria distruzione. Non è il solito heartbreak pop: è piuttosto un’immersione negli abissi della dipendenza emotiva, dove il dolore diventa droga e la rabbia l’unica forma di sopravvivenza. BLANCO dimostra ancora una volta la sua capacità di trasformare la vulnerabilità in forza espressiva, ma qui aggiunge una componente di pericolosità che non avevamo mai sentito prima.
L’inevitabilità della fine
L’apertura del brano stabilisce immediatamente un senso di rassegnazione fatalistica: il protagonista riconosce che separarsi “doveva capitare anche a me”, come se fosse vittima di un destino ineluttabile. L’estate, tradizionalmente stagione di libertà e rinascita, diventa qui oggetto di odio perché associata ai ricordi dell’altro.
L’immagine della “macchina scassata” per raggiungere il mare crea un contrasto potente tra il mezzo di trasporto malandato e la destinazione salvifica. È la metafora di chi cerca la liberazione utilizzando strumenti inadeguati, probabilmente destinati al fallimento.
La normalità perduta
“Ma senza te non c’è niente che mi dà / Normalità, vivo solo da rockstar” – questi versi rivelano come la relazione fosse diventata l’unico ancoraggio alla realtà quotidiana. Senza di lei, rimane solo l’eccesso, la vita sregolata di chi non ha più punti di riferimento stabili.
Il ricorso alle “medicine per assorbire / Tutto questo dolore” introduce il tema dell’automedicazione, suggerendo un approccio farmacologico (legale o illegale) per gestire un dolore che altrimenti sarebbe insostenibile.
Il ritornello dell’ambivalenza
Il ritornello rivela la dinamica tossica centrale della relazione: lui dice “basta” ma lei torna sempre, creando un loop di rottura e riconciliazione che alimenta la sua instabilità. La frase “Scusa se ti ho resa strana” contiene un’ammissione di colpa devastante: riconosce di aver danneggiato l’altra persona.
“Eri l’unica che mi ascoltava” aggiunge una dimensione di solitudine esistenziale: in un mondo dove si sente incompreso, lei rappresentava l’unica forma di comprensione autentica.
La minaccia “Attenta, che io ti strappo le labbra” segna il passaggio dalla vulnerabilità alla violenza verbale, rivelando come il dolore possa trasformarsi in aggressività distruttiva.
L’impossibilità del distacco
“Vorrei rimpiazzarti / Ma non giudicarmi / Ma non capisco il perché / Un po’ mi manchi” – la seconda strofa esplora l’impossibilità di sostituire qualcuno che ha lasciato un’impronta così profonda. La ripetizione di “un po’ mi manchi” diventa ossessiva, come se il protagonista stesse cercando di convincere se stesso che il sentimento è meno intenso di quello che realmente è.
Il bridge dell’autoanalisi
“Credimi, non sono un mostro / Qualcosa poi è andato storto / Mettici che mi vuoi morto” – il bridge rappresenta un momento di autocoscienza dove BLANCO cerca di spiegare (a lei? a se stesso? al mondo?) che la sua aggressività non nasce da cattiveria intrinseca ma da qualcosa che si è rotto nel meccanismo emotivo.
“Ma ci ho preso gusto anche al dolore” è forse la confessione più inquietante del brano: l’ammissione di aver sviluppato una dipendenza dalla sofferenza stessa, trasformando il masochismo emotivo in una forma perversa di piacere.
L’estetica della distruzione
Dal punto di vista sonoro, la produzione di Michelangelo supporta perfettamente questa narrazione di autodistruzione controllata. Il sound bilancia momenti di vulnerabilità melodica con esplosioni di intensità che rispecchiano l’instabilità emotiva descritta nel testo.
La regia di Francesco Lorusso per il video promette di tradurre visivamente questa dualità tra fragilità e violenza, creando un accompagnamento visivo all’altezza della complessità psicologica del brano.
Un ritratto della tossicità moderna
“Maledetta Rabbia” funziona come radiografia delle relazioni tossiche contemporanee, dove la dipendenza emotiva si mescola con l’incapacità di elaborare il dolore in modo sano. BLANCO non giustifica i comportamenti descritti, ma li espone con una sincerità che fa male.
Il brano parla a chiunque abbia mai vissuto quella forma di amore che distrugge mentre cura, che rende “strani” entrambi i partner, che trasforma la rabbia in una maledizione da cui non si riesce a liberarsi. È hip-pop emotivo allo stato puro, dove la catarsi artistica diventa l’unica forma possibile di terapia.
BLANCO dimostra ancora una volta la sua capacità di trasformare i lati più oscuri dell’esperienza umana in musica che colpisce dritto al cuore, anche quando quello che colpisce fa male. “Maledetta Rabbia” non è un brano che consola: è un brano che riconosce che a volte non c’è consolazione possibile, solo l’arte come testimonianza del dolore.
E tu, hai mai vissuto una relazione dove “ci hai preso gusto anche al dolore”? Ti sei mai trovato in quella dinamica tossica del dire “basta” ma continuare a tornare? Condividi nei commenti (con delicatezza, vista la pesantezza del tema) se anche tu hai mai sperimentato quella “maledetta rabbia” che distrugge ma da cui non si riesce a staccarsi – siamo curiosi di sapere come si affronta quando l’amore diventa autodistruzione.
Il testo di Maledetta Rabbia
[Strofa 1]
Non è stato facile lasciarti stare
Ma prima o poi, prima o poi, prima o poi
Doveva capitare anche a me
Odio l’estate, ti voglio dimenticare
Voglio partir con la mia macchina scassata
Per raggiungere il mare
[Pre-Ritornello]
Ma senza te non c’è niente che mi dà
Normalità, vivo solo da rockstar
Oh, medicine (Oh) per assorbire (Oh)
Tutto questo dolore, dolore, dolore
[Ritornello]
Anche se ti ho detto: “Basta”
Quante volte sei tornata
Scusa se ti ho resa strana
Eri l’unica che mi ascoltava
Attenta, che io ti strappo le labbra
Male-male-male-malе-maledetta rabbia
[Strofa 2]
Vorrei rimpiazzarti
Ma non giudicarmi (Oh, oh, oh)
Ma non capisco il pеrché
Un po’ mi manchi, un po’ mi manchi
Un po’ mi manchi (Oh, oh, oh)
[Pre-Ritornello]
Ma senza te non c’è niente che mi dà
Normalità, vivo solo da rockstar
Oh, medicine (Oh) per assorbire (Oh)
Tutto questo dolore, dolore, dolore
[Ritornello]
Anche se ti ho detto: “Basta”
Quante volte sei tornata
Scusa se ti ho resa strana
Eri l’unica che mi ascoltava
Attenta, che io ti strappo le labbra
Male-male-male-male-maledetta rabbia
[Bridge]
Credimi, non sono un mostro (Uh, uh, uh)
Qualcosa poi è andato storto (Oh, oh, oh)
Mettici che mi vuoi morto (Ah, ah, ah)
Ma ci ho preso gusto anche al dolore, dolore dolore
[Ritornello]
Anche se ti ho detto: “Basta”
Quante volte sei tornata
Scusa se ti ho resa strana
Eri l’unica che mi ascoltava
Attenta, che io ti strappo le labbra
Male-male-male-male-maledetta rabbia