Proprio quando pensavi che Miley Cyrus avesse finalmente trovato una direzione artistica stabile con il suo prossimo album “Something Beautiful”, ecco che la ragazza che non sa mai stare ferma rilancia con un annuncio che farà tremare le fondamenta del mainstream pop. Durante un evento esclusivo al Chateau Marmont di Hollywood, la 32enne ha confessato ai fan presenti che il suo decimo album sarà “estremamente sperimentale”, aggiungendo con quella sua tipica sfrontatezza: “Divertitevi con quello!”
Non stiamo parlando della solita marketing strategy per generare hype attorno a un prodotto ancora inesistente. Miley ha le idee chiare: “Something Beautiful” – il visual album in uscita il 30 maggio – è solo “l’antipasto” di quello che ha in mente per il futuro. È come se ci stesse preparando psicologicamente a un artistic journey che promette di essere ancora più radicale di tutto quello che ha fatto finora.
E considerando che nella sua discografia abbiamo già visto di tutto – dal country pop di “Hannah Montana” al electro-pop provocatorio di “Bangerz”, dal psychedelic rock di “Miley Cyrus & Her Dead Petz” al mainstream revival di “Endless Summer Vacation” – l’idea di un Miley ancora più sperimentale fa venire i brividi di eccitazione (e forse un po’ di terrore) a chiunque segua la contemporary pop music.
Ma cosa significa davvero “estremamente sperimentale” nel context dell’evoluzione artistica di Miley Cyrus? E soprattutto, siamo pronti per quello che sta per arrivare?
Something Beautiful: l’antipasto che prepara la rivoluzione
Prima di tuffarci nel futuro experimental, vale la pena capire cosa rappresenta “Something Beautiful” nel artistic trajectory di Miley. Parliamo di un concept album che lei stessa ha descritto come ispirato a “The Wall” dei Pink Floyd, ma “con un guardaroba migliore, più glamour e pieno di cultura pop”.
L’ambizione è dichiarata: “È un concept album che tenta di curare in qualche modo una cultura malata attraverso la musica”. Non è roba da poco. Miley sta letteralmente dicendo che vuole usare la sua musical platform per una sorta di social therapy di massa.
Il visual component è fondamentale: stiamo parlando di una “pop opera” unica nel suo genere, dove ogni track sarà accompagnata da visual che trasformano l’ascolto in un’immersive experience. Il film avrà la sua premiere mondiale al Tribeca Film Festival di giugno, confermando l’importanza cinematografica del progetto.
L’evoluzione artistica che non si ferma mai
Durante l’evento al Chateau Marmont, Miley ha performato alcuni preview tracks come “Easy Lover”, “End of the World” e “More To Lose”, insieme al suo megahit “Flowers”. Ma la vera chicca è stata quando ha tirato fuori “The Climb” dal 2009, creando un full-circle moment che ha fatto impazzire i fan presenti.
Questo callback alla sua era Hannah Montana non è casuale. Dimostra come Miley sia perfettamente consapevole del suo artistic arc e di come ogni fase della sua carriera si colleghi alle altre. “The Climb” in quel context diventa quasi una meta-commentary sul suo percorso artistico.
La co-produzione esecutiva con Shawn Everett (che ha lavorato con Arcade Fire, The War on Drugs, Weezer) suggerisce un approccio sonically sophisticated che va ben oltre il pop mainstream. Everett è noto per il suo experimental approach al sound design e la sua capacità di push boundaries senza perdere la melodic accessibility.
Il concept di “human psychedelic”
Una delle dichiarazioni più affascinanti di Miley riguarda la sua volontà di diventare un “psychedelic umano” per le persone. “Non voglio che nessuno cerchi di essere come me o di imitarmi o persino di essere ispirato da me. Voglio impattare le frequenze nel vostro corpo che vi fanno vibrare a un livello diverso”.
Questa philosophical approach alla musica è incredibilmente sophisticated. Miley sta parlando di frequency manipulation e di vibrational healing – concetti che appartengono più al mondo della sound therapy che al pop commerciale. È come se stesse cercando di trasformare la pop music in una forma di medicina alternativa.
Il reference a Pink Floyd non è superficiale. “The Wall” è uno dei concept albums più complessi e psychologically intense della storia del rock, un’opera che esplora trauma, isolation e healing attraverso una narrative structure elaboratissima.
La promessa sperimentale del decimo album
Ma torniamo al future project. Cosa significa “estremamente sperimentale” nel vocabulary di Miley Cyrus? Considerando la sua track record, le possibilità sono infinite e potenzialmente mind-blowing.
Potremmo aspettarci genre-blending ancora più estremo, collaborazioni con avant-garde artists, utilizzo di unconventional instruments, electronic manipulation spinta al limite, o magari un full immersion in generi completamente inesplorati per lei come ambient music, industrial o noise.
La timing è interessante: annunciare il decimo album prima ancora che il nono sia uscito dimostra una creative confidence e una artistic vision a lungo termine che pochi pop artists hanno il coraggio di mostrare.
L’eredità artistica di una trasformista seriale
Miley Cyrus è probabilmente l’pop artist contemporanea che meglio rappresenta il concetto di artistic evolution costante. Dalla teen country al hip-hop influenced pop, dal psychedelic rock al classic rock revival, ogni album è stata una complete reinvention.
Questa chameleon-like ability la rende un case study perfetto per capire come la musical identity possa essere fluida e in costante trasformazione nel contemporary music landscape.
Il decimo album rappresenterà probabilmente il culmination di tutto questo experimental journey. È come se Miley avesse passato nove album a test-drive different musical personalities per arrivare finalmente alla sua ultimate artistic expression.
Il coraggio dell’ignoto
Quello che rende Miley così affascinante come artist è la sua totale mancanza di paura nell’esplorare uncharted territories. Mentre la maggior parte dei pop stars cerca la formula vincente e poi la ripete all’infinito, lei fa esattamente l’opposto.
Questo approach è commercially risky ma artistically courageous. Non tutti i fan seguiranno ogni experimental detour, ma quelli che lo fanno vivranno un musical journey unico.
La promise di un album “estremamente sperimentale” suona come una sfida lanciata sia all’industria musicale che al pubblico: siete pronti ad andare oltre le vostre comfort zones?
Tu sei pronto per l’ennesima reinvention di Miley Cyrus? Credi che il suo experimental approach sia genuine artistic evolution o solo attention-seeking behavior? Scrivimi nei commenti – sono curioso di sapere se anche tu pensi che la pop music abbia bisogno di più artistic risk-taking come quello di Miley!