A 85 anni suonati e con settant’anni di carriera alle spalle, Mina continua a sorprenderci. Il suo nuovo album “Dilettevoli Eccedenze”, in uscita a novembre 2025, rappresenta l’ennesima dimostrazione di come la Tigre di Cremona sia ancora oggi l’artista più imprevedibile del panorama musicale italiano. Ma la vera notizia non è il disco in sé (ormai ci siamo abituati ai suoi capolavori periodici), bensì la rivelazione fatta dal figlio e produttore Massimiliano Pani che ha svelato il rimpianto più grande della carriera materna.
Preparati a rimanere senza parole: Mina avrebbe potuto essere Kay Adams ne “Il Padrino”, la moglie di Michael Corleone interpretata poi da Diane Keaton. Francis Ford Coppola in persona le aveva offerto il ruolo, ma lei disse no. “Non tutti sanno che il suo più grande rammarico non è quello di non aver accettato l’invito di Frank Sinatra di cantare con lui al Madison Square Garden, ma di aver rifiutato la parte offerta da Coppola”, ha rivelato Pani al Corriere della Sera.
Immagina per un momento come sarebbe cambiata la storia del cinema (e della musica) se la voce più potente d’Italia avesse accettato di recitare nel film più iconico di tutti i tempi. Probabilmente avremmo avuto un crossover artistico che avrebbe segnato per sempre entrambi i settori. Ma Mina, si sa, ha sempre seguito il suo istinto, anche quando questo significava dire no alle opportunità più ghiotte del pianeta.
Un album che guarda al passato per andare avanti
“Dilettevoli Eccedenze” non è un titolo scelto a caso. Il nuovo lavoro discografico rappresenta una vera e propria operazione di recupero musicale, dove Mina ha voluto dare spazio ai lati B e alle canzoni che “non sono state comprese totalmente dal pubblico”. Una scelta artistica che dimostra come, a quasi nove decenni di vita, continui ad avere una visione curatoriale della musica che pochi altri artisti possiedono.
Dal punto di vista della direzione artistica, stiamo parlando di un lavoro che coinvolge mostri sacri del jazz italiano come Danilo Rea al pianoforte, Alfredo Golino alla batteria, Massimo Moriconi al contrabbasso, Ugo Bongianni alle percussioni, Luca Meneghello e Gabriele Comeglio. Un dream team dell’improvvisazione italiana che promette arrangiamenti di altissimo livello.
La ricerca sonora che non si ferma mai
Quello che più impressiona è l’approccio metodico con cui Mina continua a lavorare. Secondo il figlio Massimiliano, ascolta ancora oggi più di tremila provini all’anno che le vengono inviati da artisti famosi e sconosciuti. “Non bada all’importanza del mittente, quello che conta per lei è solo la canzone”, racconta Pani con orgoglio filiale.
Questa bulimia musicale (termine tecnico che indica la fame insaziabile di nuovi suoni) è ciò che mantiene Mina sempre un passo avanti rispetto al contemporaneo. La sua cultura musicale sterminata, che spazia dalla lirica al jazz, dalla bossanova alle canzoni napoletane, le permette di intuire le tendenze prima che diventino mainstream.
Il metodo Pani: rigidità svizzera per un’artista anarchica
Massimiliano Pani, 62 anni, ha dovuto confrontarsi con due genitori fuori dagli schemi: un padre “grande attore di teatro dal carattere fortissimo” e una madre che “era Mina”. Come dice lui stesso, “una battaglia persa in partenza”. Ma questo confronto impossibile gli ha regalato la tranquillità necessaria per sviluppare un metodo produttivo che qualcuno ha definito “troppo svizzero”.
La sua rigidità maniacale nel processo creativo è l’altra faccia della medaglia rispetto alla spontaneità artistica di Mina. È lui che gestisce la selezione dei musicisti, la scelta degli studi di registrazione, la supervisione tecnica delle session. Ma la decisione finale sulle tracce spetta sempre e solo a lei.
Il riconoscimento internazionale che continua
Non bisogna dimenticare che Mina continua a ricevere riconoscimenti da leggende viventi della musica mondiale. Celine Dion, Louis Armstrong (quando era ancora vivo), Liza Minnelli che l’ha definita “divina”: artisti di questo calibro non si sbagliano quando riconoscono la grandezza di una collega.
Il fatto che, a 85 anni, continui ad essere un punto di riferimento per le nuove generazioni dice tutto sulla sua capacità di reinventarsi continuamente. Non è nostalgia, è contemporaneità allo stato puro: Mina riesce ancora oggi a suonare moderna perché ha sempre anticipato i tempi invece di rincorrerli.
L’eredità artistica che non invecchia
Quello che rende unica Mina nel panorama musicale internazionale è la sua capacità di non avere un genere. Come dice Pani, “non ha un genere, li ha tutti”. Una versatilità vocale che le permette di passare dalla bossanova al jazz, dal pop alla musica d’autore senza mai perdere la sua identità artistica.
Il suo approccio all’interpretazione rimane un modello di studio nelle scuole di canto di tutto il mondo. La tecnica del vibrato controllato, l’uso sapiente dei registri di petto e di testa, la capacità di modulare il timbro in base al contenuto emotivo del brano: tutto questo continua ad influenzare cantanti molto più giovani di lei.
Il mistero che alimenta il mito
Il fatto che Mina sia lontana dalle scene da 40 anni ma continui a essere più influente di artisti che calcano quotidianamente i palchi è un fenomeno sociologico affascinante. Ha trasformato la sua assenza fisica in una presenza artistica ancora più potente, diventando un mito vivente che si alimenta del mistero.
“Dilettevoli Eccedenze” promette di essere l’ennesima dimostrazione di come si possa rimanere artisticamente rilevanti senza seguire le logiche del mercato contemporaneo. Niente featuring strategici, niente collaborazioni commerciali, niente concessioni al mainstream: solo musica pura, filtrata attraverso una sensibilità artistica che il tempo non riesce a scalfire.
Il rimpianto per “Il Padrino” rimarrà sempre, ma forse è proprio grazie a scelte coraggiose come quella che Mina è riuscita a preservare la purezza della sua arte senza mai scendere a compromessi.
Cosa ne pensi del fatto che Mina abbia rifiutato “Il Padrino”? Credi che avrebbe potuto cambiare la storia del cinema italiano, o pensi che abbia fatto bene a rimanere fedele solo alla musica? E quale collaborazione sogneresti di vederla fare oggi? Raccontaci nei commenti!




