La nuova reality competition di Netflix dedica una toccante apertura all’ex One Direction, a nove mesi dalla sua tragica scomparsa.
Il debutto di Building the Band segna un momento indimenticabile per tutti i fan di Liam Payne. Netflix ha scelto di aprire la prima puntata con un omaggio sincero firmato da AJ McLean dei Backstreet Boys, per ricordare il collega scomparso a soli 31 anni a ottobre 2024, dopo una caduta accidentale da un balcone a Buenos Aires. In un’introduzione dal forte impatto emotivo, McLean ha sottolineato la passione di Liam per la musica e il suo impegno nel ruolo di guest judge, dedicando tutta la serie a lui e alla sua famiglia. Questo gesto non è solo un tributo: diventa parte integrante del format, conferendo a Building the Band un’allure unica nel panorama delle reality competition musicali.
Come giornalista specializzato in serietv, riconosco subito l’importanza di un lancio in grande stile. La tecnica di storytelling adottata da Netflix utilizza un montaggio sapiente: dall’omaggio iniziale ai primi fotogrammi di casting, ogni inquadratura è studiata per massimizzare l’engagement. Il teaser rilasciato in precedenza ci mostrava Liam in azione, mentre dispensava consigli tecnici a giovani artisti: “I gotta feel that connection between you guys”, diceva, rimandando alle sue esperienze di X Factor UK con gli One Direction. Ora, quella voce risuona in una dimensione postuma, conferendo all’intero progetto una valore aggiunto di misticismo e autenticità.
In questa anteprima ti svelo come il reality sfrutta il blind casting per testare davvero le competenze vocali e l’istinto di gruppo. 50 concorrenti selezionati per la loro timbrica unica vengono rinchiusi in booth insonorizzate: non possono vedersi, ma solo ascoltarsi. Da qui nasce la sfida più interessante: trasformarsi in una band coesa, basando il casting sul puro “sound”. Solo chi supera le prove di armonizzazione, di arrangiamento e di performance live potrà conquistare il podio. E, tra una registrazione e l’altra, spuntano preziosi outtakes in cui Liam esprimeva giudizi estremamente tecnici, come “bisogna curare il breath control” o “attenzione all’intonazione di gruppo”.
Alla regia troviamo professionisti con un background consolidato nelle produzioni streaming, capaci di alternare riprese multicamera e inserti behind-the-scenes. Il montaggio non lineare enfatizza i momenti topici: dall’annuncio dei passaggi in finale ai flashback di Liam in sala di registrazione. Questo tipo di narrativa ibrida è un chiaro esempio di come si stia evolvendo il genere, mescolando reality, docu-serie e competition.
Il tributo emozionale di AJ McLean
AJ apre la puntata con parole che toccano dritto al cuore: “Quando abbiamo girato Building the Band, non immaginavamo di dover presto dire addio a Liam Payne.**” Il suo speech non è un semplice necrologio televisivo, ma un vero e proprio memorial all’interno del programma, studiato per creare un ponte emotivo tra il pubblico e i concorrenti.
Un annuncio che spezza il cuore
In meno di un minuto, McLean riesce a condensare la carriera di Payne, sottolineando la sua “profonda dedizione alla musica” e il suo ruolo di mentore. Un effetto garantito dal counterpoint editing, che alterna inquadrature sul conduttore e spezzoni delle prove di Liam.
Il format rivoluzionario di Building the Band
Netflix alza ulteriormente l’asticella introducendo il blind format: i partecipanti non si vedono, comunicano solo a livello uditivo, un escamotage che elimina ogni pregiudizio estetico e mette alla prova la pura abilità sonora.
Dall’auditorium al palco: le regole del gioco
- Phase 1 – Blind Auditions: ciascun concorrente canta senza essere visto.
- Phase 2 – Team Formation: i giudici scelgono in base al timbro e alla capacità di blend.
- Phase 3 – Live Performance: le band si esibiscono e vengono valutate su tecniche di dynamics e interpretazione.
Liam Payne giudice postumo: un ruolo senza precedenti
Non capita tutti i giorni di vedere un artista giudice comparire dopo la sua scomparsa. Building the Band è un caso di post-production che unisce etica e creatività.
Suggerimenti tecnici ai concorrenti
Dalle clip, si colgono indicazioni precise: “Work on your belt”, “Migliora il passaggio di registro”, e consigli su stage presence. Sono riflessioni che solo un veterano come Liam poteva offrire.
Il benestare della famiglia Payne
Il coinvolgimento del nucleo familiare rende il tributo ancora più autentico: le sorelle Nicola e Ruth hanno dato ufficialmente il loro placet.
Le parole di Nicola e Ruth
Il 28 giugno, Nicola Payne ha scritto su Instagram: “Guardare questo show mi ha fatto sentire ancora più vicina a te”. Ruth ha aggiunto: “Mi spezza il cuore che non abbia potuto vedere il risultato finale”. Questi post testimoniano un approccio emotivo e condiviso.
In definitiva, Building the Band non è solo un talent show: è un atto di amore verso Liam Payne, un esperimento di narrativa ibrida che unisce tecnica e sentimento. Ora tocca a te: cosa ne pensi di questo tributo televisivo? Lascia la tua opinione nei commenti!



