Dai produttori di Elite arriva Olympo, la nuova serie spagnola Netflix che promette corpi scolpiti, drammi sportivi e tensione sessuale a mille. Il risultato? Un guilty pleasure perfetto per chi cerca intrattenimento visivo senza troppi pensieri, ma che delude chiunque si aspetti profondità narrativa. È il tipo di serie che guardi mentre fai tapis roulant, così almeno ti senti parte del team mentre ammiri fisici da capogiro.
La trama che potevi scrivere anche tu
Zoe (Nira Osahia) viene selezionata per allenarsi per l’eptathlon al Pyrenees High Performance Center (HPC), un centro di alta prestazione dove tutti sembrano usciti da una rivista di fitness. Però fatica ad adattarsi in questo ambiente ad alta pressione dove tutti intorno a lei sono eccessivamente intensi. Zoe potrebbe correre per migliorare la sua vita, ma sta anche scappando dal suo passato, come suggeriscono alcuni flashback.
Al HPC si ritrova indietro nell’inserirsi. La sua coinquilina e rivale nell’atletica Renata (Andy Duato) non le parla. Zoe viene anche bullizzata da Charlie (Martí Cordero) e Sebas (Juan Perales), due rugbisti dannatamente attraenti che la tormentano in palestra. Perché ovviamente in ogni serie teen che si rispetti ci devono essere i bulli belli.
Il cast che fa venire il cardiopalma
Zoe è diffidente anche nei confronti della determinata Amaia (Clara Galle), che emerge come una delle protagoniste dello show. Amaia è frustrata con il suo fidanzato Cristian (Nuno Gallego, veterano di Elite) e con la sua partner di nuoto sincronizzato Nuria (María Romanillos). A completare il team c’è Roque (Agustín Della Corte), il capitano gay e affascinante della squadra di rugby.
Potresti aver bisogno di un tabellone segnapunti per tenere traccia di tutti all’inizio, ma le personalità, le alleanze e le rivalità diventano più chiare dopo il secondo episodio. È come un puzzle fatto di addominali scolpiti e drammi adolescenziali.
Il doping, l’omofobia e i muscoli in primo piano
La trama si attiva quando ci sono sospetti di comportamenti sinistri al Pyrenees HPC. Discorsi di doping e omofobia pesano molto sugli atleti, così come la pressione per vincere. Mentre Zoe non è sicura di voler nemmeno stare all’HPC – dice di essere “pronta a lasciare questo zoo” – mantiene un vantaggio competitivo che rende i suoi compagni atleti invidiosi.
Gli atleti si allenano duramente – o in alcuni casi si allenano a malapena – e Olympo presenta diverse sequenze sportive progettate per mostrare i corpi tonici tanto quanto l’abilità necessaria per correre, nuotare, giocare a rugby o lottare.
Le scene che fanno alzare il battito cardiaco
Alcune scene girate al rallentatore o in primo piano feticizzano la muscolatura degli attori. Una sequenza, che vede Roque provare vibrazioni molto queer mentre lotta con un compagno di squadra, farà sicuramente aumentare il battito cardiaco degli spettatori. Allo stesso modo, una partita di rugby dove la squadra spagnola spera di assicurarsi un posto nella Coppa del Mondo è altamente omoerotica.
Una sequenza successiva dove Roque ottiene quel bacio – mentre è nudo sotto la doccia – è piuttosto soddisfacente. Insomma, Netflix sa come far salire la temperatura dello schermo.
I pettegolezzi che valgono più dell’allenamento
Quello che è più avvincente di spingere il proprio corpo al limite è tutto il trash talking. Scene in sauna, o durante una partita di “Beer-minton” (beer pong con volani da badminton) a una festa segreta permettono agli atleti di spettegolare e criticare cattivamente le debolezze degli altri. Tanto per la sportività!
Questi momenti rivelano le vere nature competitive dei personaggi che ti conquisteranno (Zoe, Roque), ti daranno fastidio (Amaia, Charlie) o ti incuriosiranno (Renata, Sebas). È reality televisivo mascherato da drama sportivo.
Le storyline più sottili di carta velina
Tuttavia, le storylines sono un po’ sottili mentre enfatizzano la ribellione di Zoe, la rettitudine di Amaia e l’orgoglio di Roque. Ognuno di questi personaggi principali vede la propria integrità messa alla prova mentre affronta una serie di questioni morali che li spingono a prendere decisioni che complicano le loro vite.
Gli allenatori e amministratori sono severi capi che demoralizzano piuttosto che ispirare gli atleti. Potrebbero essere utilizzati meglio, ma Olympo è decisamente nel campo delle soap opera patinate e superficiali.
Il cast che promette ma non sempre mantiene
Gli attori sono tutti attraenti e si esibiscono adeguatamente. Come Zoe, Nira Osahia è la più facile per cui fare il tifo perché serve da proxy per il pubblico. Come Amaia, Clara Galle è la più debole perché il suo personaggio è per lo più antipatico.
Come Roque, Agustín Della Corte potrebbe essere la star emergente dello show, ma spesso viene messo in ombra da Martí Cordero (Charlie) e Juan Perales (Sebas), che attirano l’attenzione ogni volta che sono sullo schermo. Quando Charlie fa uno spogliarello in una scena, mostra più della sua arroganza, e Sebas trasmette più con i suoi occhi di quanto facciano gli altri performer con tutto il corpo.
Il verdetto: muscoli sì, cervello no
Nel complesso, la prima metà di Olympo è promettente, ma è difficile non rispondere come un allenatore che vorrebbe che gli atleti si impegnassero di più. È il tipo di serie che funziona perfettamente come intrattenimento di sottofondo mentre controlli Instagram, ma che ti lascia con la sensazione che avrebbe potuto essere molto di più.
Olympo è essenzialmente Elite ma con più sport e meno profondità. Se cerchi una serie che ti faccia riflettere, guarda altrove. Se invece vuoi due ore di puro eye candy con un po’ di drama LGBTQ+ ben confezionato, allora hai trovato il tuo match perfetto.
È il comfort food televisivo dell’estate: non particolarmente nutriente, ma dannatamente appetitoso. A volte è esattamente quello di cui abbiamo bisogno.
Sei pronto per una maratona di muscoli e drammi adolescenziali, o preferisci serie con più sostanza narrativa? Dimmi nei commenti se pensi che Netflix stia esagerando con le serie teen patinate o se invece apprezzi questo tipo di intrattenimento senza pretese!
La Recensione
Olympo
I produttori di Élite confezionano una serie sportiva che privilegia fisici scolpiti rispetto alla profondità narrativa. Cast attraente, tensione omoerotica palpabile, ma storyline sottile come carta velina. Olympo funziona come guilty pleasure estivo, perfetto per chi cerca intrattenimento visivo senza impegno cerebrale.
PRO
- Cast fisicamente perfetto che trasforma ogni scena di allenamento in puro spettacolo visivo
- Rappresentazione LGBTQ+ autentica con Roque come personaggio gay ben sviluppato e credibile
CONTRO
- Storyline superficiali che privilegiano l'aspetto estetico rispetto alla profondità narrativa
- Cliché adolescenziali ripetuti con personaggi archetipi privi di originalità significativa
- Potenziale sprecato per affrontare tematiche sportive serie come doping e pressione competitiva RiprovaClaude può commettere errori. Verifica sempre le risposte con attenzione.