L’Università Statale di Milano ha appena consegnato una delle lauree ad honorem più emozionanti della sua storia. Ornella Vanoni, 90 anni portati con una grazia che farebbe invidia a qualsiasi performer della metà dei suoi anni, è ufficialmente dottoressa magistrale in Musica, Culture, Media e Performance. E il suo discorso di ringraziamento è stato un concentrato di quella ironia tagliente e autoironia che da sempre caratterizza una delle voci più importanti della canzone italiana.
“Io sono una cialtrona, non ho mai studiato”, ha esordito la diva milanese salendo sul palco con tocco e tunica di rito, scatenando le risate di una platea che pendeva dalle sue labbra. Ma dietro quella battuta apparentemente auto-svalutante si nasconde la consapevolezza di chi ha fatto della musica la sua università per tutta la vita. “Mi sono acculturata attraverso il teatro“, ha aggiunto, tracciando in poche parole il percorso formativo di un’artista che ha assorbito cultura e sensibilità direttamente dal palcoscenico.
Il momento più toccante è arrivato quando il pensiero è andato ai genitori: “Sarebbero impazziti dalla gioia se avessero saputo che ho la laurea”. Un flashback generazionale che racconta di un’Italia dove l’istruzione formale era ancora un privilegio, e dove artisti come la Vanoni si sono formati sul campo, rubando il mestiere a chi li aveva preceduti.
L’umiltà di una leggenda vivente
Quello che colpisce di più nel discorso della Vanoni è la sua totale assenza di ego. “Non ho nessuna presunzione“, ha dichiarato, “ci sono degli artisti che hanno un ego smisurato: io non l’ho mai avuto, anzi lo sto ancora aspettando”. E poi, con quel timing comico perfetto che solo i grandi interpreti sanno avere: “Ma ormai è tardi”.
È questa umiltà che rende Ornella Vanoni un caso unico nel panorama della musica italiana. In un’epoca di social media e autoreferenzialità spinta, lei continua a mettere in discussione se stessa, pur avendo alle spalle una carriera che ha segnato la storia della canzone d’autore nel nostro Paese.
La musica come valore aggiunto alla parola
Nel suo intervento, la Vanoni ha toccato uno dei nodi centrali della sua poetica artistica: “La musica è un valore aggiunto alla parola”. Una definizione semplice ma profondissima che spiega perfettamente il suo approccio interpretativo. Non è mai stata solo una cantante, ma una narratrice che usa la melodia come amplificatore emotivo del testo.
La rettrice Marina Brambilla ha motivato il riconoscimento citando l'”immensa eredità musicale” lasciata all’Italia, sottolineando come “la forza comunicativa di Ornella Vanoni, la sua intelligenza ironica, la sua autenticità fanno di lei un punto di riferimento artistico, ma anche civile“.
Una lezione di libertà e autenticità
Il discorso della Brambilla ha toccato un punto cruciale: “Le dobbiamo moltissimo. Ha vissuto la sua arte e la sua vita con estrema libertà: non individualista, ma generosa e ispiratrice. Quasi una conquista, perché tale è la libertà, per tutti ma soprattutto per una donna“.
È proprio questa libertà espressiva che ha reso Ornella Vanoni un modello per generazioni di artiste. In un’epoca in cui le donne nel music business dovevano spesso conformarsi a stereotipi prestabiliti, lei ha sempre scelto la strada dell’autenticità, pagando anche dei prezzi ma rimanendo sempre fedele a se stessa.
La cerimonia di oggi rappresenta non solo il riconoscimento di una carriera straordinaria, ma anche la celebrazione di un modello artistico basato sulla ricerca continua, sull’ironia intelligente e su quella capacità di raccontare l’umanità che solo i grandi interpreti possiedono.
Tu cosa ne pensi di questo riconoscimento alla Vanoni? Credi che l’università dovrebbe premiare più spesso gli artisti che hanno formato culturalmente il Paese, anche senza titoli accademici? Scrivilo nei commenti e dimmi quale canzone della Vanoni consideri il suo capolavoro assoluto!