Nel panorama sempre più affollato delle serie coming-of-age che popolano le piattaforme di streaming, Netflix ha deciso di giocare una carta potenzialmente vincente con il lancio di “Bad Boy”, una produzione israeliana che sta già facendo parlare di sé per le sue sorprendenti somiglianze con il fenomeno “Adolescence”. Il timing del rilascio non sembra affatto casuale: dopo l’incredibile successo della serie britannica, che si è concentrata sull’omicidio di una ragazza adolescente e sul giovane accusato del crimine, il colosso dello streaming ha scelto di proporre una nuova storia che tocca tematiche simili ma con un’impronta decisamente più vicina all’universo narrativo di “Euphoria”. E non è un caso: “Bad Boy” è stata creata da Ron Leshem, lo stesso genio creativo dietro alla versione originale israeliana di “Euphoria”, successivamente adattata per il pubblico americano da Sam Levinson per HBO. Le prime reazioni non si sono fatte attendere, con recensioni positive e un buzz di pubblico incoraggiante che suggeriscono come questa serie in otto episodi potrebbe davvero diventare il prossimo grande successo internazionale della piattaforma. Secondo i dati di FlixPatrol, lo show ha già accumulato 454 punti dal suo debutto, posizionandosi costantemente nella top 10 di Netflix e raggiungendo addirittura il sesto posto il 6 maggio. Se sei appassionato di dramma adolescenziale con sfumature dark e non hai ancora fatto il binge-watching di questa nuova proposta, potresti esserti perso quello che potrebbe diventare il nuovo fenomeno televisivo della stagione.
L’eredità di Euphoria e la nuova promessa del drama teen
La serie è stata descritta dallo stesso Leshem come “il prossimo Euphoria”, un’affermazione che crea aspettative altissime considerando l’impatto culturale che lo show HBO ha avuto sulle narrazioni adolescenziali contemporanee. “Bad Boy” non si limita però a seguire le orme del suo illustre predecessore, ma costruisce una storia in parte ispirata alla vita personale del co-creatore Daniel Chen, esplorando le drammatiche esperienze di un tredicenne incarcerato in un centro di detenzione minorile. La narrazione utilizza la tecnica del flashback narrativo, saltando avanti e indietro nel tempo e mostrandoci come il protagonista, Dean Shaiman, diventerà in futuro un popolare comico che utilizzerà le sue difficoltà passate come materiale per i suoi spettacoli. Un elemento di storytelling non lineare che ricorda le strutture narrative di serie cult come “Breaking Bad” o “Lost”, dove il gioco temporale serve a creare stratificazioni di significato e a mantenere alto l’interesse del pubblico.
Tematiche intense e paralleli con Adolescence
Come molti teen drama contemporanei di successo, “Bad Boy” non si tira indietro di fronte a tematiche complesse e spesso disturbanti. La serie affronta con onestà temi come l’abuso di droghe e il suicidio, dipingendo un ritratto crudo della gioventù costretta a crescere troppo in fretta. Nella sua recensione per Collider, Chase Hutchinson ha descritto lo show come “un ritratto onesto di giovani che sono costretti a crescere molto più rapidamente di quanto chiunque dovrebbe mai dover fare”. Una caratterizzazione che richiama inevitabilmente alla mente l’approccio di “Euphoria” alle problematiche adolescenziali, con il suo mix di bellezza visiva e cruda realtà.
Particolarmente interessante è il parallelo con “Adolescence”, a partire dalla scena di apertura che potrebbe ricordare agli spettatori proprio l’incipit della serie britannica. Un hook narrativo che stabilisce immediatamente una connessione tra i due show, pur mantenendo ciascuno la propria identità. “Adolescence”, con i suoi soli quattro episodi, ha conquistato sia la critica (con un impressionante 99% di recensioni positive su Rotten Tomatoes) che il pubblico, diventando una delle cinque serie più popolari di sempre su Netflix con ben 114 milioni di visualizzazioni in appena 24 giorni. Un risultato che le ha permesso di superare titoli di richiamo come la terza stagione di “Stranger Things” e la seconda di “Bridgerton”, stabilendo un nuovo standard per il successo delle produzioni internazionali sulla piattaforma.
Il fenomeno delle produzioni internazionali su Netflix
Il possibile successo di “Bad Boy” si inserisce in una tendenza più ampia che vede Netflix puntare sempre di più su produzioni internazionali capaci di conquistare pubblico globale. Dopo il trionfo di serie come “La casa di carta”, “Squid Game” e, più recentemente, “Adolescence”, la piattaforma sembra aver trovato la formula vincente per trasformare show di origine non americana in fenomeni mondiali. Una strategia di glocal content che permette di offrire storie con radici culturali specifiche ma tematiche universali, capaci di risuonare con spettatori di tutto il mondo.
Nel caso di “Bad Boy”, l’eredità creativa di Ron Leshem potrebbe rivelarsi un elemento decisivo per il suo successo internazionale. La sua esperienza con “Euphoria” – la cui versione originale israeliana ha fornito il blueprint per uno degli show più influenti degli ultimi anni – rappresenta una garanzia di qualità e di capacità di toccare temi generazionali con sensibilità e audacia. Mentre attendiamo di vedere se la serie riuscirà a replicare il successo di “Adolescence” o a creare un proprio spazio nella cultura pop contemporanea, HBO sta già lavorando alla tanto attesa terza stagione di “Euphoria”, attualmente in produzione dopo numerosi ritardi.
E tu, hai già dato un’occhiata a “Bad Boy”? Pensi che possa davvero essere il degno erede di “Euphoria” o credi che il confronto con “Adolescence” sia troppo ambizioso? La battaglia per il dominio nel genere dei drama adolescenziali è più accesa che mai, e il tuo parere conta! Lascia un commento qui sotto e facci sapere cosa ne pensi di questa nuova proposta israeliana che sta conquistando Netflix!