Sì, è tutto vero. Il re delle esplosioni Michael Bay smontò “I predatori dell’Arca perduta” davanti a Steven Spielberg… e finì comunque per ricevere una proposta di regia. Ecco tutta la storia, tra epic fail, testardaggine e robot giganti.
Ci sono incontri nella storia del cinema che definiremmo… esplosivi. E no, non solo per via dei 14mila barili di benzina usati da Michael Bay nei suoi film. Questa è la storia – vera, documentata e quasi surreale – di quando il re dell’action contemporaneo disse a Steven Spielberg che “Indiana Jones avrebbe fatto schifo”. Sì, proprio così.
Ma invece di cacciare a calci nel sedere il giovane presuntuoso, Spielberg fece l’opposto: gli offrì la sua prima regia. E questa è solo l’inizio di un rapporto fatto di rifiuti, colpi di scena, e infine, una collaborazione da milioni di dollari. Se ti piacciono le storie hollywoodiane degne di un film, preparati: questa è una vera perla.
Michael Bay prima di diventare… Michael Bay
Un ragazzino a spasso tra gli storyboard di Lucasfilm
Facciamo un salto indietro. È il 1981, Michael Bay ha solo 15 anni e sta facendo uno stage alla Lucasfilm, proprio mentre George Lucas e Steven Spielberg stanno lavorando a quello che sarà I predatori dell’Arca perduta.
Il compito di Bay? Archiviare gli storyboard. Il suo pensiero da adolescente? “Questo film farà schifo”. Una visione lungimirante? Beh… no.
Anni dopo, in un’intervista a The Hollywood Reporter, Bay ha raccontato il momento esatto in cui, al cinema con i genitori, guardando Indiana Jones, rimangiò ogni singola parola. Il film lo folgorò. Gli piacque talmente tanto che decise, in quel preciso momento, che avrebbe fatto cinema.
Ecco, non proprio il più classico dei debutti da fanboy.
L’incontro con Spielberg e la gaffe storica
“Chi è Steven?” – spoiler: quello che rivoluzionerà la tua carriera
Avanti veloce di qualche anno. Michael Bay sta facendo il botto nel mondo dei videoclip musicali, e qualcuno gli dice: “Guarda che ti vuole incontrare Steven”.
La sua risposta? “Steven chi?”
Quando scopre che si tratta di Steven Spielberg, Bay entra in modalità panico. E decide, da bravo incosciente, di raccontargli candidamente la storia dell’Arca Perduta.
“Ho detto a tutti i miei amici che il tuo film sarebbe stato un flop. Poi l’ho visto e… mi hai cambiato la vita.”
Spielberg, che evidentemente ha un senso dell’umorismo degno di un cabarettista zen, si mette a ridere e gli offre la sua prima regia cinematografica. Bay, da bravo contrarian, rifiuta.
La carriera di Bay decolla (senza Spielberg)
Bad Boys, Pearl Harbor e altre esplosioni assortite
Dopo quel clamoroso “no grazie”, Bay si fa strada da solo. Prima con Bad Boys (1995), un film pieno di tamarraggine e slow-motion con Will Smith e Martin Lawrence, che però conquista il box office.
Poi arriva The Rock, con Sean Connery e Nicolas Cage, che diventa rapidamente un cult dell’action anni ‘90.
Il suo stile comincia a delinearsi: montaggio serrato, camera a mano ipercinetica, esplosioni ogni tre minuti, e uno spiccato gusto per l’estetica da videoclip.
Poi arriva Pearl Harbor (2001): un polpettone storico-romantico-action da 140 milioni di dollari che divide critica e pubblico, ma fa incassi da paura.
E infine The Island (2005), con Ewan McGregor e Scarlett Johansson: flop commerciale, ma oggi un piccolo cult per i fan della sci-fi d’azione.
E poi… i Transformers. Che inizialmente Bay non voleva fare
“Sembra un film di giocattoli”. Indovina un po’, Michael…
Nel 2006 Spielberg torna all’attacco. Produce per la DreamWorks il primo Transformers, e vuole Bay alla regia.
Bay, coerente con se stesso, rifiuta di nuovo. “Sembra un film di giocattoli”, disse. E su questo… non aveva proprio torto.
Poi però va a fare un giro negli uffici Hasbro. Scopre la lore dei Transformers, la mitologia dietro Optimus Prime, la passione dei fan. E allora cambia idea.
Per fortuna.
Il primo Transformers (2007) incassa quasi 710 milioni di dollari e apre la strada a un franchise miliardario.
Spielberg è produttore esecutivo. Bay è regista. I due finalmente lavorano insieme. Boom.
Due visioni diverse del cinema, un solo obiettivo: intrattenere
Spielberg, il narratore dell’emozione. Bay, il pirotecnico dell’adrenalina
Non c’è modo di confonderli.
Spielberg costruisce emozione attraverso lo sguardo, il silenzio, il tempo che respira.
Bay invece ti spara in faccia con un drone da 360° mentre ti butti da un grattacielo, accompagnato da un coro epico e 16 lens flare.
Eppure, entrambi cercano la meraviglia. Solo che uno la trova negli alieni che telefonano casa, l’altro in un camion che si trasforma in robot da battaglia.
Il rispetto reciproco sotto le esplosioni
Quando l’umiltà paga
La cosa incredibile di tutta questa storia? Che Spielberg non si è mai offeso per quella vecchia battuta da quindicenne. Anzi, ha sempre creduto in Bay, anche quando la critica lo massacrava.
E Bay? Ha sempre ammesso che senza Spielberg, probabilmente oggi starebbe girando videoclip per le band pop punk del Midwest.
Una collaborazione iniziata male, interrotta più volte, ma che alla fine ha fatto esplodere il botteghino (e tutto il resto).
Conclusione: da Indiana Jones a Optimus Prime, l’importante è divertirsi
Se c’è una lezione da imparare da questa vicenda è che nel cinema, come nella vita, puoi sbagliare tutto e comunque finire bene. Puoi dire a uno dei registi più amati di sempre che il suo film “fa schifo”, e ritrovarti comunque al timone di un franchise da miliardi.
Michael Bay è diventato una macchina da guerra cinematografica, con pregi e difetti. Spielberg è rimasto il maestro, capace di fiutare il talento anche quando arriva sotto forma di arrogante regista con la camicia aperta e gli occhiali da sole sul collo.
E tu? Avresti avuto il coraggio di dire a Spielberg che Indiana Jones non ti ispirava? Hai un film di Bay che ami segretamente anche se non lo ammetteresti mai in pubblico? Scrivilo nei commenti. Dai, facciamo coming out cinematografico insieme.