Il live action Disney più discusso dell’anno punta al box office globale per salvare l’investimento milionario. Ma è davvero il remake di cui avevamo bisogno? Spoiler: no.
Biancaneve doveva essere il nuovo gioiello della corona Disney. Un film evento, un successo annunciato, l’ennesimo colpaccio del colosso di Burbank nella sua operazione nostalgia-live-action. E invece no. Biancaneve 2025, in uscita nelle sale con un carico di aspettative (e polemiche) addosso, si è rivelato fin da subito un titolo divisivo. Anzi, più che divisivo, è stato un vero e proprio boomerang creativo. E anche finanziario.
Ma andiamo con ordine, perché la storia di questo remake è fatta di cifre da capogiro, nani digitali che sembrano usciti da una pubblicità degli anni ’90, e una protagonista che ha sollevato più discussioni che applausi. Ah, e nel frattempo Disney spera che il film incassi almeno 600 milioni di dollari. Spoiler 2: sarà dura.
Quanto è costato il nuovo Biancaneve
Il budget stimato si aggira tra i 250 e i 270 milioni di dollari, secondo fonti autorevoli come Deadline, Variety, Forbes e The Numbers. Un budget da kolossal Marvel, per intenderci. Ma senza supereroi, senza scene d’azione spettacolari e soprattutto senza un fandom entusiasta a sostenerlo.
A peggiorare le cose, ci si mettono anche i ritardi produttivi, dovuti al Covid, alle riprese aggiuntive e alle polemiche che hanno colpito la produzione sin dall’annuncio della protagonista.
E no, non stiamo ancora contando le spese di marketing.
Il box office: una missione impossibile?
Per non essere un disastro economico, Biancaneve dovrà incassare oltre 600 milioni di dollari in tutto il mondo. Un traguardo sempre più improbabile, soprattutto dopo il massacro su IMDb (dove la media voto era talmente bassa che hanno disabilitato le recensioni degli utenti).
La domanda a questo punto è: davvero pensano che basti la nostalgia per farci spendere un biglietto da 12 euro?
La protagonista: inclusione o provocazione?
Il casting della nuova Biancaneve ha acceso un dibattito accesissimo. Rachel Zegler, attrice di origini colombiane, è stata scelta per il ruolo della “pelle bianca come la neve”. Ora, lungi da noi fare polemiche sterili sul colore della pelle, ma quando l’identità visiva del personaggio è nel titolo stesso, qualche riflessione sul senso di questo cambiamento si impone.
L’impressione è che Disney stia cercando di cavalcare l’onda dell’inclusività in modo meccanico, quasi algoritmico. Ma quando la scelta sembra più ideologica che artistica, l’effetto è controproducente.
I nani in CGI: ma anche no
Altro tasto dolente: i sette nani. O meglio, gli esserini digitali senza anima che dovrebbero sostituirli. Dopo le critiche iniziali di Peter Dinklage, che aveva sollevato il problema della rappresentazione stereotipata, Disney ha optato per una via intermedia: eliminare i nani tradizionali e creare una banda mista (inclusiva, ovvio) interamente in CGI.
Il risultato? Una via di mezzo imbarazzante tra videogame anni 2000 e spot delle merendine. Zero empatia, zero carisma, zero impatto.
La regia e l’estetica: dove è finita la magia?
La regia cerca di rifarsi al modello fantasy contemporaneo (un po’ Burton, un po’ Branagh), ma non trova mai un tono coerente. I costumi sono buoni, gli effetti speciali meno. Gli animali parlanti sembrano usciti da un parco a tema di seconda fascia. E la sceneggiatura… meglio stendere un velo.
Il messaggio: tutto giusto, ma tutto sbagliato
Il film prova a rilanciare un messaggio femminista, con una Biancaneve più indipendente, meno interessata al principe e più focalizzata sul suo futuro. Ottimo intento. Ma allora perché usare il brand Biancaneve? Perché non creare una nuova eroina, moderna e coerente con questi valori?
Risposta: perché Biancaneve vende. O meglio, vendeva.
Un film costruito per evitare polemiche (ma le ha attirate tutte)
Nel tentativo di evitare qualsiasi rischio, Disney ha creato un film senz’anima. Una storia che non osa, che cerca di piacere a tutti ma finisce per non colpire nessuno. La conseguenza? Non solo non commuove, ma non diverte neanche.
Conclusione: un flop annunciato?
Biancaneve 2025 è il perfetto esempio di come il cinema possa diventare vittima delle sue stesse buone intenzioni. L’inclusività è importante, ma ha bisogno di veri contenuti e nuove narrazioni, non di remake stiracchiati.
E con un budget da blockbuster, un casting divisivo e scelte visive discutibili, Biancaneve rischia di essere ricordato più come caso mediatico che come film riuscito.
Tu cosa ne pensi?
Hai visto Biancaneve? Ti ha convinto o ti ha fatto rimpiangere il classico del 1937? Parliamone nei commenti, anche se la vera domanda è: chi ha chiesto questo remake?
Puoi leggere la nostra recensione di Biancaneve qui.