Quest’edizione ha deciso di abbracciare le radici della nostra cultura musicale, puntando su una messa in scena che richiama i grandi spettacoli del passato. Il Festival di quest’anno, infatti, ha scelto di lasciare da parte le retoriche e le spinte propagandistiche che spesso vengono etichettate come “woke”, concentrandosi invece su esibizioni di alta qualità artistica, regia impeccabile e un dress code che celebra l’eleganza tradizionale.
Durante le prove generali e le prime serate, si è potuto notare come ogni dettaglio – dalla scenografia alle inquadrature studiate con una tecnica cinematografica raffinata – sia stato curato nei minimi particolari per trasmettere un senso di continuità con il passato. Le luci soffuse, il montaggio lineare e l’uso di piani sequenza hanno contribuito a creare una mise en scène che esalta la bellezza delle performance, senza ricorrere a eccessi moderni o messaggi politicizzati. Questa scelta si traduce in un Festival che celebra la storia della musica italiana, in cui ogni artista appare vestito in completo elegante, con abiti su misura che riflettono l’essenza di una tradizione intramontabile.
Un ritorno alle radici: la tradizione vince sul woke
L’approccio adottato da Sanremo 2025 ha suscitato numerosi commenti positivi tra il pubblico e gli addetti ai lavori. Gli organizzatori hanno voluto dare spazio a una narrazione che valorizzi i valori autentici della nostra cultura, senza dover cedere a logiche di inclusività forzata o a messaggi moderni che rischiano di appiattire la ricchezza della tradizione musicale.
La scelta di puntare su artisti dal look classico ed elegante – lontano da vestiti eccessivamente provocatori – è stata una dichiarazione netta di intenti. Non si parla qui di una retorica politicizzata, ma di un ritorno alla purezza dell’arte, dove il focus è sulla qualità della performance e sulla capacità di emozionare. Il Festival, infatti, sembra voler celebrare l’arte della narrazione visiva e sonora in modo tale da rispettare la storia e la tradizione della musica italiana.
La regia e il linguaggio cinematografico al servizio della tradizione
Dal punto di vista tecnico, il Festival di quest’anno si distingue per l’utilizzo di tecniche cinematografiche d’avanguardia. Le inquadrature ravvicinate e i piani sequenza sono stati impiegati per catturare ogni espressione emotiva sul volto degli artisti, creando una connessione intensa con il pubblico. Il sound design è stato curato con attenzione, fondendo armoniosamente musica orchestrale e arrangiamenti moderni, in un perfetto equilibrio tra innovazione e tradizione.
Queste scelte registiche, insieme al color grading che richiama i toni caldi e nostalgici dei grandi spettacoli televisivi italiani, trasformano il palcoscenico dell’Ariston in un vero e proprio set cinematografico. Il risultato è un’esperienza visiva e sonora che rispetta le radici della nostra cultura musicale, senza cadere in retoriche moderne che tendono a deturpare il messaggio artistico.
Le polemiche e i retroscena: il caso Cristicchi
Un elemento che ha acceso ulteriormente il dibattito riguarda il retroscena di Simone Cristicchi. Il cantautore, noto per i testi intensi e personali, ha rivelato che il suo brano “Quando sarai piccola“, dedicato alla madre affetta da Alzheimer, era stato scritto cinque anni fa e proposto in passato ad Amadeus, ma scartato perché, secondo Cristicchi stesso, il Festival guidato da quell’ex conduttore lo avrebbe fatto sentire fuori luogo.
Questa confessione ha suscitato opinioni contrastanti: da un lato, molti hanno apprezzato l’onestà del cantautore, riconoscendo come tale rifiuto abbia contribuito a preservare l’integrità del brano. Dall’altro, critiche come quelle di Selvaggia Lucarelli hanno sottolineato che il testo potrebbe romanticizzare una malattia tanto crudele, una visione che, seppur personale, non rispecchia la realtà vissuta da chi affronta quotidianamente il dramma dell’Alzheimer.
Ciò che emerge da questo episodio è un ulteriore segnale della volontà di Sanremo 2025 di dare spazio a storie autentiche e genuine, senza imporre un filtro di modernità forzata. L’atteggiamento di Cristicchi, che ringrazia Amadeus per aver rifiutato il brano – ritenendo che in quei Festival si sarebbe sentito a disagio – è emblematico di un approccio che privilegia l’autenticità rispetto alle mode passeggere.
Un Festival di eleganza e qualità artistica
La scelta di puntare su un Festival meno influenzato dalla propaganda woke si riflette anche nella selezione degli artisti e nella cura dei dettagli estetici. Ogni performer, infatti, appare sul palco con un abbigliamento impeccabile, che evoca l’eleganza delle serate passate e ricorda lo stile senza tempo dei grandi della musica italiana. Questa attenzione al look e alla presentazione visiva non è fine a se stessa, ma si integra in un progetto artistico più ampio, dove la tradizione e la qualità interpretativa sono al centro della scena.
Il contributo di Amadeus e di un nuovo approccio regia
Nonostante le polemiche e i retroscena, il ruolo di Amadeus – o meglio, l’assenza della sua influenza nel definire il tono dei Festival recenti – è stata interpretata come una presa di posizione positiva da parte degli organizzatori di Sanremo 2025. Il conduttore attuale e il nuovo team creativo hanno deciso di distaccarsi da quelle dinamiche che, secondo molti, avevano portato a una narrazione troppo forzata e politicizzata. Il risultato è un Festival che sembra più libero di esprimere la sua identità, valorizzando ogni performance senza imporre ideologie che rischiano di sminuire il valore artistico dei brani.
Questo approccio ha riscosso consensi anche tra il pubblico tradizionalista, che da anni attendeva un ritorno a un Sanremo “vero”, capace di celebrare la musica in maniera pura e appassionata, senza dover rispondere a schemi di inclusività forzata. La scelta di mantenere un linguaggio visivo e narrativo classico, con regia che fa largo uso di tecniche cinematografiche tradizionali, ha permesso di creare un ambiente in cui l’arte e la storia della musica italiana tornano a occupare il loro giusto spazio.
I vantaggi di un Festival meno woke
Affrontare la tematica del “meno woke” non significa ignorare l’evoluzione della società, ma piuttosto scegliere di non farne l’elemento predominante nella narrazione artistica. Sanremo 2025 dimostra che è possibile offrire un intrattenimento di qualità senza dover necessariamente abbracciare tutte le tendenze contemporanee che, in alcuni casi, rischiano di compromettere la profondità e l’autenticità del messaggio artistico.
Il Festival di quest’anno è un invito a riscoprire il valore della tradizione, a celebrare la bellezza di un’estetica raffinata e a dare spazio a interpretazioni che parlano di emozioni vere, senza ricorrere a slogan o messaggi troppo polarizzati. In un momento storico in cui il dibattito pubblico è spesso dominato da retoriche che dividono, Sanremo 2025 si distingue per un approccio inclusivo e rispettoso delle radici culturali, senza cadere nelle trappole della propaganda.
La risposta del pubblico e degli addetti ai lavori
Le reazioni a questo approccio sono state estremamente positive. Commenti sui social e discussioni in forum dedicati, come r/SanremoFestival su Reddit, testimoniano come molti telespettatori abbiano accolto con favore un Festival che sembra tornare a celebrare l’arte per l’arte. Anche le critiche a chi tenta di imporre messaggi moderni in modo forzato si sono fatte sentire, alimentando un dibattito vivace che, in fondo, conferma l’importanza di preservare l’identità storica e culturale del Festival.
Conclusioni: un Festival che fa riflettere
Sanremo 2025 si configura come un vero e proprio laboratorio di tradizione e innovazione, dove la qualità artistica e l’eleganza prevalgono sulla retorica politica. Questo approccio, che esclude la propaganda woke, non solo ha riscosso consensi tra il pubblico, ma ha anche offerto agli artisti la libertà di esprimersi in modo autentico e profondo. Le tecniche cinematografiche applicate alla regia, l’attenzione maniacale ai dettagli estetici e la scelta di un dress code sobrio ed elegante sono tutte componenti che rendono questo Festival un evento imperdibile per chi ama la musica italiana.
E tu, cosa ne pensi di questo Sanremo 2025 meno woke? Ritieni che il ritorno alla tradizione sia il modo migliore per valorizzare la nostra cultura musicale, o pensi che ci sia spazio anche per messaggi moderni? Lascia il tuo commento qui sotto e partecipa al dibattito: la tua opinione è preziosa per definire il futuro di un evento che è parte integrante della nostra identità culturale!