Il panorama musicale italiano accoglie un nuovo capitolo firmato Enrico Ruggeri. Il cantautore, che da decenni cavalca la scena con il suo stile inconfondibile, torna con l’album “La caverna di Platone”, un lavoro che è già stato definito un inno alla resistenza culturale e un omaggio agli artisti eretici. Ruggeri non le manda a dire, anzi: con la sua consueta ironia e profondità, affronta tematiche attuali, critica un mercato musicale “drogato” e si interroga sul futuro dell’arte.
Un disco che racconta il presente
“La caverna di Platone”, in uscita il 17 gennaio, è più di un semplice album: è una raccolta di 13 tracce che esplorano l’attualità, la memoria e il ruolo dell’artista nella società moderna. Ruggeri descrive il progetto come un viaggio filosofico e musicale, dove ogni brano rappresenta un frammento di una visione più ampia.
Tra i titoli più evocativi troviamo “Il poeta”, che affronta il tema della cancel culture e il valore del pensiero divergente. Ruggeri stesso lo definisce un manifesto contro la tendenza a considerare “divisivo” chi offre una prospettiva alternativa. “Essere divisivi non è un difetto”, sottolinea il cantautore, “ma un modo per arricchire il dibattito”.
Un altro brano che spicca è “Il cielo di Milano”, una lucida fotografia di una città brutale, simbolo di una società che Ruggeri descrive come sempre più spietata. E poi c’è “Arrivederci addio”, una sorta di epitaffio artistico che lascia intravedere un possibile addio alla discografia. “Non è detto che tornerò in studio per un altro album,” confessa, lasciando i fan in trepidante attesa.
La critica al mercato musicale
Ruggeri non risparmia stoccate al mondo della musica odierno, che descrive come dominato da logiche commerciali e privo di autenticità. “I nuovi eroi della musica sono prodotti di un mercato drogato,” afferma, riferendosi ai fenomeni di massa che conquistano San Siro senza un reale spessore artistico. La sua è una critica mirata, che tocca anche l’uso dell’Auto-Tune, visto come simbolo di un mondo di scorciatoie. “Può essere uno strumento creativo, ma spesso viene usato per mascherare le carenze tecniche. Viviamo in un’epoca dove il fine giustifica i mezzi.”
Una visione controcorrente
Se il presente non lo entusiasma, Ruggeri non si limita a criticare, ma propone una riflessione più ampia. Parla di un’Europa lontana dai valori culturali che l’hanno resa grande, un continente ormai schiavo delle regole e della finanza. “Dove sono Monet, Kant, Čechov?” si chiede, con un misto di amarezza e nostalgia.
E non manca un affondo verso il mondo dei social, che descrive come il nuovo tribunale dell’inquisizione. “Oggi tutti temono il giudizio delle piattaforme, tanto che i cantanti pubblicano post simili a quelli delle finaliste di Miss Italia: ‘No alla fame nel mondo’, ‘Sì alla pace’. Nessuno si espone davvero.”
Il rapporto con la televisione e Sanremo
Ruggeri ha sempre avuto un rapporto complesso con la televisione, che definisce “un’arma a doppio taglio”. La sua esperienza come giudice a X Factor 2010 è stata, nelle sue parole, “la peggiore della mia vita”, segnata da un cinismo esasperato nei confronti dei concorrenti. Tuttavia, non rinnega il potenziale della tv come strumento di divulgazione culturale.
E Sanremo? Nonostante abbia vinto due volte, Ruggeri non si riconosce più nel festival odierno, definendolo “un grande spettacolo che non può permettersi di fare arte”. Eppure, ammette che Sanremo gli ha dato tanto, permettendogli di portare la sua musica a un pubblico più vasto. “Ho sempre cercato di unire qualità e accessibilità, anche se è una sfida difficile.”
La riflessione sul futuro
A 67 anni, Ruggeri guarda al futuro con una vena di realismo e speranza. Parla del desiderio di fare una residence teatrale a Milano, cambiando scaletta ogni sera, piuttosto che riempire stadi. E quando gli viene chiesto cosa rimarrà di lui tra 50 anni, risponde con umiltà: “Quando scrivo una canzone, mi chiedo sempre se avrà senso tra 50 anni. Spero di aver lasciato qualcosa che resista al tempo.”
Un invito al dialogo
Ruggeri non è solo un artista, ma un pensatore che invita alla riflessione. Il suo nuovo album è un manifesto di resistenza culturale, un appello a non piegarsi alle logiche del mercato e a riscoprire il valore del pensiero critico. E tu, cosa ne pensi delle sue parole? Sei d’accordo con la sua visione o hai un’opinione diversa? Lascia il tuo commento qui sotto e unisciti alla conversazione!
Racconta verita’ scomode e di questi tempi non si fa Meglio ripetere a pappagallo quello che convene per non essere esclusi dai media e da chi decide per noi.