Se c’è un nome che negli ultimi anni ha fatto parlare di sé più di molti cantanti in gara a Sanremo, è sicuramente quello di Marta Donà. Non canta, non scrive canzoni, non sale sul palco, ma riesce comunque a vincere edizione dopo edizione. E questa volta ha portato al successo Olly, il ventitreenne ligure che con Balorda nostalgia si è aggiudicato il primo posto.
Ma la domanda sorge spontanea: solo fortuna o c’è dietro una strategia infallibile? Facciamo un viaggio nel mondo di questa manager e proviamo a capire se il Festival della canzone italiana sia davvero un gioco alla pari o se, forse, le dinamiche dietro le quinte abbiano più peso del televoto.
Chi è Marta Donà e perché è così influente?
Per chi non la conoscesse, Marta Donà non è una figura qualunque nel panorama musicale italiano. Manager di Olly, Angelina Mango e Marco Mengoni, è stata anche l’artefice del successo dei Måneskin, prima di una separazione tutt’altro che pacifica. Insomma, una che sa come muoversi nel business della musica.
La sua carriera inizia a Verona, dove si laurea in Scienze della comunicazione, per poi passare al Teatro Nuovo, quindi a MN, uno dei pilastri della comunicazione musicale. Nel 2009 il salto alla Sony Music, e da lì il destino la porta a stringere un’amicizia con Marco Mengoni, che nel 2011 le chiede di diventare la sua manager personale.
La risposta? Un chiaro sì. Così nasce La Tarma Management, la società con cui Donà porta avanti la sua visione della musica, fondata sulla cura dell’immagine degli artisti e su una strategia che punta dritto ai grandi palcoscenici.
Cinque vittorie su cinque anni: una coincidenza?
Guardando l’albo d’oro recente del Festival di Sanremo, un fatto balza subito all’occhio: Marta Donà ha gestito quattro vincitori nelle ultime cinque edizioni.
- 2013: Marco Mengoni vince con L’essenziale e vola all’Eurovision.
- 2021: I Måneskin conquistano Sanremo e l’Eurovision con Zitti e buoni.
- 2023: Angelina Mango, outsider totale, vince contro ogni pronostico.
- 2025: Olly trionfa con Balorda nostalgia.
Una striscia di successi che fa pensare. Possibile che una sola manager abbia trovato così tanti talenti capaci di vincere? Oppure ci sono dinamiche dietro le quinte che rendono il percorso di certi artisti più agevolato?
Il caso Olly: il Festival era già scritto?
Quest’anno la vittoria di Olly è stata accolta con qualche perplessità. Alcuni giornalisti hanno fatto notare che Telebari aveva già previsto il risultato il 5 febbraio, citando proprio il potere del management.
Striscia la Notizia, sempre attenta ai retroscena sanremesi, ha ripreso il video, scatenando il dibattito: è stato un Festival davvero trasparente, o la giuria e la stampa sono stati influenzati più di quanto si pensi?
La stampa e la giuria sono imparziali?
Sanremo è un festival storico e molto seguito, ma ciò non significa che sia esente da critiche. Negli anni si è spesso parlato di pressioni delle case discografiche, di accordi tra management e giuria e di artisti che partono già con un vantaggio enorme.
Il sistema attuale prevede che la classifica venga determinata da:
- Televoto del pubblico (34%)
- Giuria della Sala Stampa, Tv e Web (33%)
- Giuria delle radio (33%)
Ora, se la giuria stampa e quella delle radio sono composte da persone che vivono di relazioni con manager e case discografiche, è lecito chiedersi: possono davvero essere imparziali? E soprattutto, la loro influenza è troppo grande rispetto al voto popolare?
Serve una giuria di esperti neutrali?
Dopo l’ennesima vittoria di un artista legato a Marta Donà, alcuni fan e giornalisti hanno proposto un’idea interessante: creare una giuria di esperti anonimi, selezionati all’ultimo momento, che votino senza pressioni esterne.
Potrebbe essere una soluzione per evitare che il Festival sia monopolizzato sempre dagli stessi nomi e per ridare centralità al televoto, permettendo davvero al pubblico di decidere.
Sanremo è ancora il festival della musica o del business?
C’era un tempo in cui Sanremo era considerato una vetrina per tutti, un palco dove emergere solo grazie alla qualità della musica. Oggi, con la crescita dell’industria discografica e delle strategie di marketing, il Festival è diventato più una macchina ben oliata che premia chi ha i contatti giusti.
Questo non significa che Marta Donà non sia un’eccellente manager. Anzi, il suo lavoro è innegabilmente efficace. Ma il problema è un altro: Sanremo è ancora una gara equa?
E tu cosa ne pensi? Dovrebbe cambiare il sistema di votazione o va bene così? Dicci la tua nei commenti!