Devo confessarlo subito: guardare So Cosa Hai Fatto, l’ultimo tentativo di resuscitare il franchise slasher degli anni ’90, mi ha lasciato con la stessa sensazione di quando ritrovi un vecchio CD preferito e scopri che non suona più come ricordavi. Il fascino c’è ancora, ma qualcosa si è perso per strada.
Questo nuovo capitolo della saga, disponibile su Prime Video in Italia, riunisce i sopravvissuti originali Jennifer Love Hewitt e Freddie Prinze Jr. con un cast di giovani promesse guidate da Madelyn Cline di Outer Banks. La premessa è identica al film del 1997: un gruppo di ragazzi causa un incidente mortale, nasconde le prove, e un anno dopo qualcuno con un uncino inizia a farli fuori uno per uno. Se la formula ti sembra familiare, è perché lo è davvero.
Il problema è che dopo quasi trent’anni, ripetere la stessa ricetta non basta più. E So Cosa Hai Fatto sembra non averlo capito.
Quando la nostalgia non basta
La sensazione più forte che provi guardando questo film è che i registi Jennifer Kaytin Robinson ed Elisha Christian abbiano paura di innovare. Ogni elemento della trama è un omaggio, un richiamo, un cenno al passato che finisce per soffocare qualsiasi tentativo di originalità. È come se il film fosse più interessato a ricordare cosa era piuttosto che a essere qualcosa di nuovo.
Ray Bronson (Freddie Prinze Jr.), ora con la barba grigia e il peso degli anni, riassume perfettamente il problema quando dice: “Ci sono molte somiglianze con il 1997”. È una battuta che dovrebbe strappare un sorriso ai fan, ma che invece sottolinea l’ossessione del film per il proprio passato.
I nuovi protagonisti: luci e ombre
Madelyn Cline eredita il ruolo di regina del ballo da Sarah Michelle Gellar e se la cava piuttosto bene. Ha il carisma giusto per portare sulle spalle un franchise horror, e alcuni momenti – come la scena nella vasca da bagno con la bomba da bagno rosso sangue – dimostrano che con il materiale giusto può brillare. Peccato che troppo spesso venga relegata a ripetere dinamiche già viste.
Chase Sui Wonders e il resto del cast giovane si muovono con competenza nel territorio familiare dello slasher teen, ma mancano di quella scintilla che aveva reso memorabili i protagonisti originali. Non è colpa loro: il copione li costringe in ruoli prestabiliti senza dare loro spazio per respirare.
Jennifer Love Hewitt: il ritorno che non ti aspetti
Se c’è un motivo per guardare questo film, è vedere Jennifer Love Hewitt tornare nei panni di Julie James. L’attrice porta sullo schermo una consapevolezza del trauma che mancava completamente nei film precedenti. La sua Julie è una donna segnata, che ha imparato a convivere con l’orrore ma non l’ha mai veramente superato.
C’è una scena in cui deve spiegare il concetto di “trauma” che, se non ti fa rullare gli occhi, potrebbe essere letta come una parodia dei discorsi che Jamie Lee Curtis faceva durante la promozione di Halloween del 2018. È uno dei momenti in cui il film sembra quasi autoconsapevole della propria natura di sequel tardivo.
Il ritorno di Freddie Prinze Jr.
Anche Freddie Prinze Jr. torna con dignità nel ruolo di Ray, mostrando un personaggio che ha cercato di costruirsi una vita normale ma che non può sfuggire al passato. Il problema è che il film non sa cosa farne di questi veterani: li usa più come mascotte nostalgiche che come veri protagonisti della storia.
Modernità superficiale
So Cosa Hai Fatto cerca di aggiornare la formula originale con riferimenti all’era digitale: podcast sui crimini veri, meme online, influencer. Ma questi elementi sembrano aggiunti in superficie, come se qualcuno avesse detto “ricordatevi di inserire qualche riferimento moderno” senza integrarli organicamente nella storia.
La presenza di Gabbriette come conduttrice di un podcast sull’omicidio è l’esempio perfetto: un’idea interessante che viene sprecata per fare semplicemente colore locale invece di essere sviluppata come parte integrante della trama.
Manca l’autoironia
Quello che più mi ha deluso è la mancanza di leggerezza. I migliori sequel horror degli ultimi anni – da Scream del 2022 a Halloween Kills – hanno saputo bilanciare l’omaggio al passato con una sana dose di autoironia. Qui invece tutto è preso tremendamente sul serio, come se parlassimo di Amleto invece che di un film su un assassino con l’uncino.
Ci sono momenti in cui il film sembra sul punto di strizzare l’occhio al pubblico – una sequenza onirica in particolare mi ha fatto ridere di gusto – ma poi torna subito nel territorio del melodramma horror senza mai osare davvero.
Regia competente ma senza personalità
Dal punto di vista tecnico, So Cosa Hai Fatto è un film competente ma anonimo. La regia è fluida, la fotografia pulita, il montaggio funzionale. Ma manca quella personalità visiva che distingue i grandi film horror dai prodotti di consumo.
Le scene di morte sono realizzate con professionalità ma senza quella creatività che ci si aspetta da uno slasher moderno. È tutto prevedibile, tutto già visto, tutto tremendamente sicuro.
Il verdetto: nostalgia sprecata
So Cosa Hai Fatto non è un disastro: è un film tecnicamente competente con alcuni momenti di ispirazione e performance solide. Il problema è che poteva essere molto di più. Con un cast così promettente e il ritorno di icone come Hewitt e Prinze Jr., c’erano tutti gli ingredienti per creare qualcosa di speciale.
Invece otteniamo l’ennesimo sequel che ha paura di rischiare, che preferisce ripetere formule consolidate piuttosto che esplorare nuove possibilità. È il tipo di film che soddisfa i fan meno esigenti ma che lascia l’amaro in bocca a chi spera sempre in qualcosa di più ambizioso.
Se sei un nostalgico del film originale e ti accontenti di rivedere volti familiari in situazioni familiari, probabilmente ti divertirai. Ma se cerchi qualcosa che sappia innovare il genere o anche solo omaggiarlo con intelligenza, meglio che tu guardi altrove.
La sensazione finale è quella di un’occasione sprecata: tanto potenziale, tanta nostalgia, ma troppo poca voglia di osare davvero.
La Recensione
So Cosa Hai Fatto (2025)
So Cosa Hai Fatto rappresenta un tentativo rispettoso ma poco coraggioso di riportare in vita il franchise slasher degli anni '90. Nonostante il ritorno gradito di Jennifer Love Hewitt e Freddie Prinze Jr. e una performance promettente di Madelyn Cline, il film soffre di una eccessiva reverenza verso il materiale originale che impedisce qualsiasi vera innovazione. La regia tecnicamente competente ma priva di personalità, unita a una sceneggiatura che ripete meccanicamente le formule del passato senza aggiungere elementi significativi, crea un prodotto che accontenta i fan meno esigenti ma delude chi cerca qualcosa di più ambizioso dal genere horror contemporaneo.
PRO
- Il ritorno di Jennifer Love Hewitt nei panni di Julie James offre una performance matura che esplora il tema del trauma con consapevolezza nuova per il franchise
- Madelyn Cline dimostra di avere il carisma giusto per ereditare il ruolo di protagonista dai veterani della saga con alcuni momenti visivamente memorabili
CONTRO
- La trama è sostanzialmente identica al film del 1997 senza aggiungere elementi narrativi significativi o innovazioni che giustifichino un nuovo capitolo
- L'eccessiva reverenza verso il materiale originale impedisce qualsiasi rischio creativo risultando in un prodotto prevedibile e privo di personalità autoriale
- I riferimenti alla modernità come podcast e social media sembrano superficiali e mal integrati nella storia principale




